Il parere dello Staff è una rubrica pensata per farvi conoscere le opinioni dei tanti componenti della redazione di Guerrestellari.net su diversi argomenti legati alla saga creata da George Lucas. Questa settimana le valutazioni sul quarto e ultimo arco narrativo di Andor Stagione 2, la nuova serie live action.

Manu Milady: In Star Wars ci sono produzioni azzeccate e produzioni meno azzeccate. E poi c’è Andor che contempla solo due possibilità. Lo odi o lo adori. Si tirano le somme e il risultato è quello di un lavoro epocale, con una cura della trama e dei contenuti a dir poco maniacale. Mette insieme azione, drammaticità e sentimenti come poche volte si è potuto vedere non solo in Star Wars ma nelle produzioni live action televisive in generale.
Perfettamente fedele al Canone, Andor ti prende a schiaffi con un realismo che ti fa empatizzare con ognuno dei personaggi raccontati. Come già introdotto in Rogue One, non esiste più il concetto del buono e del cattivo. In Andor finisce che i buoni ti spaventano e ti dispiace per la fine dei cattivi, anche quando un cattivo arriva a suicidarsi nella disperazione del fallimento. Finisci l’ultima puntata della stagione e vai necessariamente a rivederti il film Rogue One, naturale continuazione della serie. La precisione con cui è stato scritto tutto, la correttezza dei riferimenti, l’evoluzione dei personaggi, dimostrano che anche qualcosa di intrattenimento può essere trattato con il rispetto che merita.
Andor è una perla che può essere criticata solo in merito al gusto personale, ma che ha quella perfezione graffiata e sporca che non si può non riconoscere. È lo Star Wars meno Star Wars di sempre ma migliore di tanto dello Star Wars passato.
Voto complessivo: 10 (e stavolta di cuore e con una lacrima)
Un finale degno
Davide Veraldi: Con l’ultimo arco narrativo di Andor Stagione 2, la serie ha chiuso magistralmente il cerchio narrativo che ci ha accompagnati in questi anni, portandoci direttamente agli eventi di Rogue One: A Star Wars Story. Elizabeth Dulau, nella sua prima interpretazione televisiva, ha stupito con la sua intensa performance nei panni di Kleya Marki. Un personaggio enigmatico e determinato. Luthen Rael e Dedra Meero si sono finalmente scontrati faccia a faccia, dando vita a un momento epico che ha segnato il culmine del sacrificio e della lotta per la Ribellione.
Il finale non ha deluso, riservando colpi di scena memorabili, come la decisione di Bix e la scoperta che era incinta del figlio di Cassian Andor. Diego Luna stesso aveva anticipato ai fan di rivedere Rogue One dopo la conclusione della serie, e aveva ragione. La nuova prospettiva aggiunge profondità alla storia, rivelando sfumature inedite delle motivazioni del protagonista.
Una serie straordinaria, che ha saputo offrire tensione, emozioni e una narrazione adulta all’universo di Star Wars. Se questa è la direzione che Lucasfilm e Disney intendono seguire con le future produzioni nella galassia lontana lontana, siamo pronti a lasciarci sorprendere ancora.
Voto: 9+
Leonardo Affede: Il finale di Andor 2 è esattamente quello che ci si poteva aspettare in una serie portata avanti con tale solennità e precisione. A volte forse anche eccessiva. I personaggi chiave raggiungono la loro completa profondità. Quelli che sapevamo dovevano inevitabilmente chiudere il loro cerchio, lo fanno con una evoluzione naturale e una perfetta aderenza alla trama. Questo permette di non avere mai nemmeno lontanamente la sensazione di una forzatura dovuta alla conoscenza degli eventi futuri di Rogue One. Ma anzi, spinge a rivederlo con altri occhi. Una chiusura di stagione perfetta che, pur mantenendo il suo stile, recupera punti anche sull’eccessivo carattere descrittivo per me troppo presente nei primi due archi narrativi, risultando invece più focalizzato su episodi concreti e sugli effetti su tutti i personaggi. Tutto ciò ci fa sperare di vedere questa stessa attenzione anche in altre produzioni della nostra galassia lontana lontana.
Voto: 9
Fabrizio Fenner: Che voto si può dare alla perfezione? Non lo so e non è questo il caso, perché Andor Stagione 2 non è perfetto. Così come nessun prodotto di Star Wars è perfetto. Non me ne vogliano coloro che stanno esaltando la stagione 2 di Andor. Sicuramente è uno dei prodotti migliori di Star Wars (se non il migliore in assoluto) usciti negli ultimi anni da quando la Disney ha acquisito la proprietà del marchio Lucasfilm.
La scrittura e la realizzazione della serie sono stati eccellenti sotto ogni punto di vista. Ma sicuramente qualche piccola stonatura c’è stata soprattutto nelle prime puntate della stagione 2. Alcune puntate sono state forse un po’ lunghe nella narrazione, a volte tediose ma sinceramente sempre con livelli molto alti. Ed è per questo che attualmente si merita la massima valutazione.
L’evoluzione dei personaggi è un opera di scrittura attentamente studiata, non buttata lì a caso, che merita il massimo plauso. La fine di Luthen Rael (che sapevamo sarebbe arrivata) è stata comunque una sorpresa. Non ci si aspettava un epilogo simile. Hanno saputo narrare benissimo l’epilogo dei personaggi principali, senza scadere nello scontato (non potevo immaginare Dedra Meero col pigiamino di Narkina 5).
Come non mi potevo immaginare (bravi anche in questo) che Bix, alla fine della stagione, avesse avuto un figlio da Cassian (e no, non è Poe Dameron per buona pace dei fan teoristi. C’è tutta una narrativa Canon che parla dei genitori di Poe). Concludendo non posso che tessere le lodi per scrittura, produzione, recitazione e, soprattutto, immaginazione per questa serie che aveva il difficile compito di riconnettersi a Rogue One che, a sua volta, si riconnette al primo film della nostra tanto amata Saga.
Voto: 9+
Uno sguardo sulle tematiche di Andor
Alessio RSE Batazzi: Rammento ancora quando nel 2015 iniziò l’ardimentoso incedere cinematografico della Disney attraverso la galassia dei sogni. Le peregrinazioni della multinazionale l’hanno affannosamente condotta per frastagliate vette di successi, rovinando sovente in forre di vani perbenismi. Il sentiero è sempre stato impervio e imprevedibile, biforcandosi tra “l’edonismo seriale” degli ammiratori nostalgici e le spietate pretese dei puristi intransigenti. Star Wars tuttavia ha perseverato indefessamente in questo viaggio e infine ci ha donato Andor. Un sinergico trionfo di diegesi e ambientazione che riluce agli occhi dello spettatore, adornando la serie con le perle introspettive dei personaggi.
Adagiato sulla vellutata semplicità della narrazione, il finale della seconda stagione palesa in chiave fantascientifica uno dei messaggi più fondamentali della storia umana. L’operato del singolo può scrivere il destino di molti, poiché le idee sono immortali.
Il periglioso parallelismo tra i suicidi di Partagaz e Luthen: di chi perisce nella viltà, anelando all’onore mai avuto, e di chi si martirizza per elargire speranza ai posteri. Chi celebra la vita nella morte, quale la magistrale Kleya: l’eutanasia ideologica di un mentore, nonché amico, tacito cofondatore di una rivoluzione galattica. Un algido amore spezzato dal fato: freddo e mesto il cuore che lo custodisce, come le sterili pareti della cella di Dedra.
La Ribellione che ovunque innesca sedizioni e dirama propagande democratiche: l’audacia di Mon Mothma nel sollevare il vessillo della libertà contro il dispotismo Imperiale, affidandosi al prossimo. L’umile e sfingeo agente Ribelle che eredita la fede dei caduti, giacché solo essa è la salvezza di tutti: Andor vota la propria vita alla visione di una galassia senza Impero, dove il figlio mai conosciuto possa vivere in pace e l’amore non sia avvolto dall’ira lucifera della Stella Mortale.
La Disney pellegrina è infine giunta a tale traguardo, svelando come la tematica di uno Star Wars che si estranea e si contempla da fuori, sia la più solenne mai concepita.
Voto: 10.
Verso Rogue One
Mattia Campus: Con il quarto e ultimo arco narrativo, Andor Stagione 2 si chiude nel modo più potente e commovente possibile. I riflettori si spostano finalmente su due dei personaggi più enigmatici della serie: Luthen Rael e Kleya. Il loro passato viene svelato con profondità e maestria, aggiungendo livelli emotivi e politici alla narrazione. Sottile e intelligente la battuta di Luthen a Dedra: “Due oggetti nel negozio hanno una dubbia provenienza.”
Ambientato un anno dopo il secondo massacro di Ghorman e la denuncia pubblica di Mon Mothma contro Palpatine, l’episodio 10 porta l’Impero e la Ribellione al punto di non ritorno, anticipando gli eventi di Rogue One. Luthen, stretto nella morsa dell’Impero, è costretto a prendere una decisione cruciale per il futuro dei Ribelli. Tutto prende il via grazie all’incontro segreto con la sua talpa nell’ISB, Lonni Jung, innescando una catena di eventi adrenalinici.La serie riprende il monologo iconico di Luthen dalla prima stagione e lo trasforma in realtà. Questa auto-profezia prende forma in modo struggente, e Kleya, ben lontana dall’essere una semplice spalla, si rivela il vero cuore operativo della cellula ribelle.
Anche il destino di Dedra è affrontato con spietata coerenza narrativa. Il suo arco si chiude in modo inquietante, riflettendo il prezzo dell’ossessione cieca. Sebbene qualche snodo narrativo appaia accelerato, gli sceneggiatori riescono abilmente a colmare lacune e a risolvere fili lasciati in sospeso.Un plauso speciale va a Ben Mendelsohn per la sua interpretazione di Krennic, arricchita da nuove sfumature psicologiche. L’Impero qui appare nella sua forma più efficace e terrificante, ben lontano dalle versioni caricaturali viste altrove.
Gli episodi 11 e 12 rappresentano un ponte ideale verso Rogue One, mescolando spy thriller, dramma emotivo e momenti spettacolari con K-2SO. La dinamica tra Melshi e Cassian torna in scena, mentre l’azione assume toni da film horror.Temi come perdita, sacrificio e speranza, costanti sin dall’inizio della serie, vengono magistralmente intrecciati in un finale che ridefinisce la visione di Rogue One. Cassian evolve da comprimario a eroe empatico e universale.
Con 12 episodi perfetti, Andor dimostra che Star Wars può essere molto più di spade laser e famiglia Skywalker. Un capolavoro televisivo. Un’evoluzione narrativa necessaria per la sopravvivenza di questo franchise.
Voto: 9.5
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