Solo: A Star Wars Story è un film carino e ben confezionato e credo che farà la gioia degli amanti del vecchio universo espanso, dato che tante sono le citazioni utilizzate nel film.
Del resto il vecchio universo espanso si era occupato abbondantemente del personaggio di Han Solo. Nulla da eccepire per i “nuovi” Solo e Lando che mi sono piaciuti parecchio, dimostrazione che un recasting non è necessariamente un male, ma può regalare anche parecchie interessanti sorprese. Ho gradito anche il tono del film che risulta essere moderatamente scanzonato. Insomma Solo: A Star Wars Story è il solito buon lavoro di Ron Howard.
C’è però un dettaglio importante che mi è mancato con Solo: Come per Rogue One, non ho sentito la magggia (scritto rigorosamente con tre “g”) di Star Wars! E’ vero che l’idea di questi spin off è stata sempre quella mostrare delle storie differenti dagli episodi principali ed in effetti questo Solo è fondamentalmente un film sul sottobosco criminale dell’universo di Star Wars.
Ma si può raccontare Star Wars evitando di raccontare una fiaba? Evitando di parlare della Forza e di tutto ciò che ne consegue?
Beh! Per me la risposta è un no convinto.
Un film di Star Wars deve stare in perfetto equilibro tra misticismo Jedi, guerre, ambientazioni fantastiche e personaggi “strani” (compresi contrabbandieri e criminali). Solo racconta solo uno di questi aspetti e lo fa in modo troppo realistico, come se stessimo osservando il mondo del futuro e non una storia fantastica ambientata tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana.
Dopo due spin off che mi hanno lasciato praticamente indifferente, posso dire che ormai boccio tutta l’idea stessa di fare film spin off intervallati ai film degli episodio principali. Non voglio dare un voto a Solo: A Star Wars Story, perché per me questa non è una storia di Star Wars.
