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Amore, destino e midichlorian

di Lorenzo Frati


I midichlorian sono delle microscopiche forme di vita che si trovano
in ogni essere vivente… In ogni istante essi ci parlano,
comunicandoci il volere della Forza


(Maestro Qui-Gon Jinn)


     Quando menzioniamo "Star Wars" la mente corre subito alle astronavi, ai droidi, ai duelli con spade laser: l'impatto visivo di quest'opera è, infatti, così forte che difficilmente l'immaginario collettivo rammenta che ciò che rende davvero grande questa saga, al di là del livello tecnico nella sua realizzazione, è lo spessore, davvero straordinario, dei suoi personaggi, creati dalla fervida immaginazione di Lucas, ma complessi e completi al punto da sembrare reali quanto noi.
     E se i suoi personaggi si innamorassero? Con quale cura potrebbe essere realizzata una storia d'amore in Star Wars?
     A dire il vero, una ci era già stata raccontata nella Trilogia Classica: quella tra Han e Leia, che ci aveva appassionato soprattutto per il carisma e l'umorismo di Harrison Ford, che interpretava Han Solo, la canaglia dal cuore tenero più simpatica dello schermo, il giusto complemento alla seriosa personalità della Principessa Leia.

     Ma se la storia fosse più seria? Se le conseguenze di questa relazione, la sua importanza per la saga, non permettessero i battibecchi divertenti in stile commedia americana della prima trilogia?
     Se non ci fosse spazio per sottili allusioni o battute sarcastiche?

     È proprio quello che succede qui, nella nuova trilogia, dove nei primi due episodi siamo testimoni di un amore, quello tra Anakin e Padmé, serio ed importante al punto che il regista lo ha rappresentato con una grazia ed una cura mai visti prima in Star Wars.
      Per comprendere in pieno quello che succede in questa storia è bene soffermarsi un poco sulla figura di Anakin Skywalker, il quale non è una personaggio normale, bensì il "Prescelto", colui sul quale grava una grande, antica profezia: egli riporterà equilibrio nella Forza.
      Una Galassia in continuo decadimento a causa della relativa quiete di cui ha goduto negli ultimi mille anni, sta per essere testimone della rinascita del Lato Oscuro della Forza, che la trascinerà in un ventennio di orrore dittatoriale, dal quale solo il Prescelto saprà riportarla alla luce, spazzando via il vecchio e decaduto ordine Jedi prima, e l'impero dei Sith poi, ristabilendo l'equilibrio sia nella Galassia che nella Forza stessa.
      Per fare questo, la Forza ha partorito il suo campione dotandolo di un quantitativo di midichlorian superiore a qualunque Jedi mai esistito, rendendolo un essere molto particolare: Anakin è istinto allo stato puro, un potenziale impressionante racchiuso in un adolescente in balìa delle proprie emozioni, delle quali i midichlorian sono potentissimi amplificatori.
      Questa peculiarità del personaggio, fa sì che le sue emozioni e le sue sensazioni siano pesantemente influenzate dalla Forza, rendendolo capace di un amore particolare, che supera la semplice passione: il suo è un modo di amare connesso con l'istinto, il destino e la Forza stessa.
      Nel narrarci questa storia, Lucas ha ripercorso le tappe fondamentali del romanzo cavalleresco, riproponendone i temi basilari.

     L'incontro tra i due protagonisti avviene su Tatooine, un pianeta deserto e arido come il cuore degli Hutt, gli spietati criminali che lo controllano e ne hanno fatto il centro dei loro loschi traffici.
     In questo remoto e dimenticato angolo dell'universo, in una piccola e polverosa bottega di rottami, in un giorno come tanti altri, una ragazza di rara e delicata bellezza compare improvvisamente davanti agli occhi increduli di un bambino, folgorandolo.

     L'amore a prima vista: è questo il primo elemento, sempre presente, nella tradizione cavalleresca, nel quale la dama cattura il cuore del cavaliere al primo sguardo, qui amplificato dal fatto che i poteri speciali di Anakin gli permettono di intuire che il suo destino è con Padmé; la ragazza entra prepotentemente nel suo giovanissimo cuore, come un fulmine a ciel sereno, e non ne uscirà più.
     Lei è così bella che il piccolo Anakin non può fare a meno di pensare di trovarsi davanti a una creatura celestiale, tanto incredibile quanto reale:

     "Tu sei un angelo?…Sono le creature più belle dell'universo…"

     Nella sua spontaneità, quel bambino sporco e vestito di cenci sfodera una poesia tanto naturale quanto inedita per la sua giovane età, trovando le giuste parole per esordire in maniera memorabile nella Saga.
     "Tu sei un angelo?" è la prima mitica battuta di Anakin, la frase d'apertura con cui il personaggio portante della saga si presenta a noi (non a caso, la sua primissima frase "Mel tassa cho passa" "Stavo pulendo i ventilatori" è pronunciata in huttese) e che contemporaneamente, reintroduce il personaggio di Padmé in una luce nuova, lontana dall'austerità delle maestose vesti regali con le quali l'avevamo vista fino a quel momento: semplice ed angelica, la nuova Padmé, vista con gli occhi di Anakin, diventa importante non per la sua carica regale ma per le doti carismatiche della bellezza cortese.

     L'identificazione di Padmé con un angelo, infatti, racchiude in una frase semplice un rimando ad una tradizione poetica, l'amor cortese, nella quale ci si riferisce alla donna amata come a qualcosa di stupendo, quasi "ultraterreno", tanto bello quanto irraggiungibile.
     Nella tradizione, l'amata è dotata di una bellezza e di una grazia tali da renderla perfetta, tanto sul piano fisico, quanto sul piano morale ("tanto bella e tanto onesta pare", diceva Dante), precludendo allo spasimante (il poeta) ogni possibilità di relazione oltre quella platonica a causa del divario abissale che separa la creatura "divina" dalla volgare normalità di quest'ultimo.
     Qui il divario è evidente in vari modi: tra i due vi è differenza di età e cultura, per non parlare della condizione di Anakin:

     "Sei uno schiavo?"
     "Sono una persona, e mi chiamo Anakin!"

     La vergona e il risentimento nelle parole di Anakin sono più che comprensibili, poiché il contrasto sociale tra i due è fortissimo: lui al grado più basso, lo schiavo, lei libera, scesa dal cielo su di un'elegante astronave, ed addirittura idealizzata come creatura celeste per la sua bellezza e per tutte le possibilità che il suo arrivo apre alla vita di Anakin, che egli sente istintivamente, ancora prima di Qui-Gon:

     "Sei venuto a liberarci? Io credo di sì…"

     Un divario parzialmente colmato quando Anakin verrà riscattato dalla sua condizione di schiavo, ma solo per scoprire, successivamente che Padmé è addirittura una Regina, con suo triste disappunto: la relazione gli apparirà ancora più impossibile.

     L'eroe per amore: il cavaliere che salva la dama da un pericolo, mostrando il proprio coraggio, esponendosi al rischio nel bisogno di affermare la propria forza davanti alla donna amata (e facendo sua la causa, obbligatoriamente giusta, della dama).
     Padmé è bloccata su Tatooine a causa di un'avaria all'astronave: la gara degli sgusci da corsa è l'unica possibilità di vincere i ricambi che le servono e permetterle di ripartire per salvare il suo popolo. Anakin si offre di correre per lei.

     L'eroe romantico è disposto a rischiare la vita per la dama: il rischio di morte nel compimento dell'impresa è ben accetto, in quanto rappresenta l'unica altra alternativa di placare la passione che lo sprona (questa caratteristica, cioè la forza della soluzione estrema rappresentata dalla morte, ci dice quanto forte sia il sentimento provato nei confronti dell'amata).
     È quello che fa Anakin: la corsa degli sgusci rappresenta l'occasione di mostrare il suo coraggio all'amata, salvarla (cioè, permetterle di ripartire vincendo la somma che servirà per i pezzi di ricambio dell'astronave), correndo un rischio mortale pur di riuscire nell'impresa.

     L'eroe ha qualcosa in più dell'uomo comune: di solito la prestanza fisica o l'abilità nel combattimento o qualche arma particolare.
     Anakin ha un numero di midichlorian nell'organismo che è il più alto mai visto, che lo lega alla Forza in una maniera che nemmeno i Jedi comprenderanno in pieno, donandogli facoltà impensabili per un bambino di nove anni: la sovrumana capacità di pilotaggio di uno sguscio da corsa: "Nessun umano riesce a farlo!".

     La vittoria dell'eroe: elemento scontato, anche se sofferto fino all'ultimo (esigenza della narrazione che non deve permettere alla tensione del pubblico di calare a dispetto dell'ovvio finale).
     Il racconto cavalleresco trova nuova vita grazie all'universo di Lucas, che riesce a reintepretarne lo stile in chiave moderna ed avvincente: Episodio I è quindi un "cappa e spada" futuristico, che strizza l'occhio al passato. Come se non bastasse, non è un racconto autoconclusivo, ma una grande "ouverture" su una saga ben più vasta, infatti, la narrazione prosegue, e con essa la storia tra Anakin e Padmé.

     Anakin dimostra il suo valore all'amata (salvandola come tradizione vuole) e, grazie alla scommessa di Qui-Gon Jinn, vince anche la sua libertà.
     Ma la vittoria ha sempre un prezzo, e se vinci molto, spesso devi sacrificare altrettanto.
     Forse Anakin non aveva pienamente considerato cosa avrebbe comportato la vittoria della Boonta Eve, la grande corsa degli sgusci: gli ha aperto la strada per le stelle e la carriera di Jedi, ma lo costringe a scegliere tra queste cose e sua madre, che dovrà lasciare per sempre se partirà.
     Il primo giorno della sua nuova vita si apre con un'amara lezione: spesso siamo costretti a scegliere, e dobbiamo sapere bene cosa vogliamo.

     Nonostante i molti dubbi, Anakin decide di seguire i suoi sogni, partendo con Padmé e Qui-Gon, ma le cose vanno solo parzialmente come sperato: alla fine di Episodio I, egli è stato accettato come allievo dal Consiglio dei Jedi, ma ha perso sia Qui-Gon, morto nello scontro finale con Darth Maul, sia la possibilità di frequentare il suo "angelo", che proprio la strada verso il cavalierato Jedi gli preclude.
     Le loro strade si sono divise, ma il fascino di Padmé ha lasciato un segno indelebile nel cuore del giovane Skywalker.

     Passati dieci anni, in Episodio II, Padmé è un ricordo ancora forte in lui, anzi, più forte che mai perché idealizzata e sognata giorno dopo giorno, mentre prosegue nel suo addestramento come padawan di Obi-Wan Kenobi.
     Un amore forse ingenuo in quanto l'unico della sua vita, ma allo stesso tempo importante e prezioso, per Anakin, proprio per la sua unicità.
     Finalmente arriva il giorno tanto sognato: come conseguenza dell'attentato a Padmé, ora Senatrice, Anakin e Obi-Wan le vengono assegnati come guardie del corpo.
     L'emozione del giovane nel rivedere la sua amata è indescrivibile.
     Padmé, semplicemente, lo ricorda con affetto: dopotutto era il bambino che ha salvato il suo popolo, ma dopo averlo rivisto si accorge in fretta che Anakin è cresciuto e che ora ha davanti a sé una persona con sentimenti maturi, della quale non può più ignorare il fascino.
     Un fascino tutt'altro che scontato, però, perché in questi anni le differenze tra i due non si sono appianate di molto, anzi: Anakin, bisognoso di affetto, si porta dentro la fragilità e l'amarezza un bambino strappato alla madre per inseguire un sogno che ora, dopo dieci anni, non è più bello come aveva sperato (la morte di Qui-Gon ha lasciato un vuoto che lo scarso carisma di Kenobi non riesce a colmare, ed inoltre Anakin soffre ancora per la separazione dalla madre), Padmé ha la forza di carattere e la maturità insolitamente precoci che le hanno consentito di guidare il suo popolo con saggezza, e la sua carriera di Senatrice ha aumentato ancora di più il suo carisma e la sua autorevolezza.

     Hanno un modo diverso di vedere le cose: lei crede nel sistema e nella democrazia, lui crede in una guida unica, capace e forte, il primo passo verso l'idea della dittatura (è solo un piccolo cenno il suo, ma ne avete colto tutti il significato, vero? Con queste idee Anakin si appresta a spianare la strada al passo finale di Palpatine verso la nomina ad Imperatore!).
     Lei ha un fortissimo senso del dovere e si attiene alle disposizioni (compresa quella, assai poco gradita, di nascondersi su Naboo nel momento cruciale della votazione sulla fondazione di un esercito della Repubblica), Anakin è al di sopra delle regole, alle quali preferisce il suo (fortissimo) istinto, e perfino del suo maestro:
     Obi-Wan: "Farai quello che dico io!"
     Anakin: "Perché?".
     Hanno diverse priorità: per Padmé è la pace galattica, per Anakin è Padmé.
     E questo ci porta alla differenza più grande, la unidirezionalità iniziale della passione: Anakin è perdutamente innamorato di lei da anni, Padmé realizzerà gradualmente ciò che prova per lui.

     Un fascino, quindi, guadagnato con fatica, con la sincerità e la forza delle sue dichiarazioni: Padmé non si innamora di Anakin per il suo aspetto o le sue abilità jedi, ma per la sua spontaneità, merce rara nell'universo politico che ella frequenta, che fa parlare il suo cuore ancor prima che la ragione.
     "Sei rimasto quel bambino che ho conosciuto a Tatooine!": non è un commento negativo: Padmé si riferisce all'innocenza di Anakin, che è ancora intatta dopo tanti anni.
     Anakin le confessa il suo amore esplicitamente, senza giri di parole o indugi, malgrado le carriere di entrambi precludano ogni possibilità di una vita insieme.
     L'abile diplomatica, abituata ad affrontare a testa alta senatori e questioni interplanetarie, si trova davanti a qualcosa di immensamente più forte di lei, e per la prima volta nella sua vita, la sua sicurezza cede il passo al dubbio.
     Non c'è diplomazia col cuore, con lui non si può patteggiare.
     Padmé resta ferma sulle sue decisioni e non cede ancora alla passione irruenta di Anakin, convinta che la loro relazione sia inconciliabile con le rispettive carriere e i rispettivi doveri, ma di lì a poco le cose cambieranno radicalmente.

     Durante il loro soggiorno a Naboo, Anakin "sente" che la madre è in pericolo e decide di tornare al suo pianeta natale con Padmé, di cui ora è personalmente responsabile, contravvenendo alle disposizioni impartitegli.
     Su Tatooine si consuma una tragedia orribile: dopo la morte della madre in seguito alle torture dei predoni Tusken, Anakin compie il suo primo passo verso il Lato Oscuro della Forza, massacrando l'intera tribù.
     Anakin soffre, e Padmé diventa testimone del dolore del ragazzo e della lotta interiore tra bene e male che lo sta dilaniando (ricordiamoci che le emozioni sono particolarmente pericolose per Anakin, poiché il suo legame con la Forza è tale che il lato oscuro di quest'ultima è un attrattore potentissimo, e facilmente innescabile).
     La vita ha messo Anakin davanti ad un dolore insostenibile: la perdita dell'affetto più caro a causa del suo mancato intervento.
     Un essere con capacità fenomenali, assiste impotente alla morte della madre: l'evento porterà Anakin ad interrogarsi sul reale significato del potere, e su come impiegare le sue facoltà nella preservazione della vita umana.
     "Imparerò a impedire che la gente muoia!": Episodio III rivelerà la reale portata di questa frase (pensate ad un certo respiro "artificiale"…).

     Anakin avrebbe potuto salvare la madre facilmente, ma le regole dei Jedi gli hanno imposto di rompere i legami col suo passato e i suoi affetti, perché convinti che chi non ha nulla da perdere sia immune dalla paura; paradossalmente, è stata proprio la paura insita in queste regole a scatenare la tragedia che porterà Anakin lungo la strada che proprio grazie ad esse avrebbe dovuto evitare.

     Il suo resoconto a Padmé è agghiacciante: Anakin ha ucciso tutti i Tusken, donne e bambini compresi, il suo volto è un miscuglio di dolore, odio e una punta di soddisfazione per non essergliene sfuggito nemmeno uno (molto buona, qui, l'interpretazione di Christiensen, per una delle scene più intense di Episodio II: si vedono infatti i due lati di Anakin che tentano di prevalere l'uno sull'altro).
     La trasformazione del personaggio è innescata: il Lato Oscuro della Forza cresce dentro Anakin.
     Padmé, la presenza rasserenante, la controparte angelica del demone che insidia Anakin, è lì con lui, ultimo appiglio a cui aggrapparsi per non cedere all'odio che, tra l'altro, gli fa dire cose che non pensa veramente:

     "È tutta colpa di Obi-Wan!…è invidioso!… mi tiene bloccato!"

     Dopo la tragedia su Tatooine, la relazione tra i due è consolidata ed irreversibile: la forza di un legame nato dal dolore condiviso insieme, farà si che i due non si lascino più.
     Padmé ha visto i due lati di Anakin, li ha compresi ed accettati entrambi: ora è pronta ad amarlo.
     È questo il punto più importante della narrazione, in cui Padmé realizza il suo amore per Anakin solo dopo che il personaggio ha rivelato tutto se stesso, pregi e difetti compresi: si ama ciò che si conosce pienamente.
     Viene meno, quindi, la banalità insita nei romanzi del genere, dove l'eroe è "senza macchia e senza paura": Anakin ha paura di perdere le persone a lui care (e ci mancherebbe), e di macchie (quelle del sangue dei Tusken), ne è stracolmo.

     È il momento, per Padmé, di confessare il suo amore per Anakin: lo farà dopo la condanna a morte inflitta loro dai Geonosiani, nella scena più bella di Episodio II che li vede baciarsi mentre entrano nell'arena, dove devono essere giustiziati.
     Dopo uno scontro furioso, il famoso "attacco dei cloni" che dà il nome al secondo episodio della Saga, i due si salveranno, ed alla fine del film si sposeranno segretamente su Naboo, in quello che solo apparentemente è un lieto fine: entrambi, infatti, non sfuggiranno al loro destino.
     Anzi, sposandosi ne seguiranno il percorso, perché entrambi hanno capito che non c'è regola o giuramento che possa dividerli, se il loro destino è stare insieme.
     E insieme ne affronteranno le conseguenze.

     Notate il crescendo dell'intera opera: si parte dai contenuti fiabeschi e dai sentimenti teneri di Episodio I, si continua con i sentimenti maturi di Episodio II, fino alla tragedia che vedremo in Episodio III.
     Il legame tra i due protagonisti, la forza dei loro sentimenti o delle loro dichiarazioni, non sembrino subito troppo scontati o inverosimili: ricordiamoci che siamo nell'universo di Star Wars, dove l'istinto, le sensazioni, i sentimenti di tutti i personaggi sono in qualche modo legati al volere della Forza, che in questo universo si identifica col Destino, guidando le vite dei personaggi, ed interagendo direttamente con loro in virtù dei midichlorian presenti (in diversa misura) in ciascuno di essi.
     Il Destino/Forza è il grande protagonista della saga fin dai tempi della Trilogia Classica, ed è quindi naturale che una storia d'amore all'interno di essa, si sviluppi risentendo dell'influenza di questo imprescindibile elemento, che si sposa benissimo con l'ideale cavalleresco di cui sopra, rispolverando una tradizione letteraria che qui ridiventa attuale.
     Anzi, una peculiarità dell'universo starwarsiano è proprio quella di rendere più plausibile l'amore cavalleresco, fornendo una spiegazione logica ad un sentimento altrimenti troppo banale e poco credibile, anche se non sarà mai del tutto chiaro dove finisce di parlare il cuore e dove comincino i midichlorian.
     In effetti, la grandiosità dell'opera è proprio qui, nella presenza dominante del Fato nelle vicende dei protagonisti ("Nulla accade per caso": Qui-Gon è stato estremamente chiaro su questo punto), in una veste che sfiora la banalità senza però mai raggiungerla, e che deve considerarsi una caratteristica voluta dello stile narrativo di Lucas, piuttosto che una sua limitazione come erroneamente si sarebbe portati a credere.

     Oltretutto questa relazione porterà al compimento della profezia del "Prescelto", in quanto il dolore che Anakin proverà in Episodio III sarà in qualche modo collegato ad essa, e sarà l'artefice della dannazione del protagonista, il quale compirà un viaggio nell'abisso del male per poi risalire, redento, ad annientare la fonte stessa del male (l'Imperatore), forte della completezza di spirito che la metamorfosi ciclica luce-tenebra-luce gli conferirà.
     Era, quindi, tutto scritto nella Forza: in ultima analisi, l'amore tra i due protagonisti è il mezzo usato da essa per ristabilire l'equilibrio galattico.
     Ecco l'importanza di questa relazione, il motivo per il quale troviamo una rappresentazione molto più bella, forte e drammatica rispetto alla Trilogia Classica: siamo nel cuore della Saga.
     Ed ecco con quale cura è stata realizzata: la relazione tra Anakin e Padmé sembra essere l'ultima nata di una lunga tradizione romantica, della quale cerca di riproporre le caratteristiche fondamentali, quasi ne volesse essere una sintesi elegante.

     Nulla di nuovo quindi, ma piuttosto un piccolo "classico" che si aggiunge alla lista.
     È l'impressione che si ha guardando le scene più belle su Naboo, che sono state girate in un luogo magico e medioevale: Villa Balbianello, sul lago di Como.
     Volutamente senza tempo, le scene potrebbero appartenere a qualunque racconto o favola del passato.
     Avrete certamente notato, infatti, la totale assenza di tecnologia o di un qualsivoglia elemento futuribile nelle scene a tavola, davanti al camino o sul prato circondato dalle cascate.
     Perfino R2-D2, compagno inseparabile, non si vede mai.
     Il love theme Across the Stars, del sempre grande John Williams, con i suoi arpeggi che rimandano ai classici come Greensleeves, è il giusto complemento musicale per queste scene.
     Anche la struttura narrativa è un classico: l'amata sognata a lungo, i brevi momenti felici trascorsi insieme, il pericolo mortale, il lieto fine (anche se solo apparente).
     Anche la sensazione di "già visto", quindi, non é dovuta ad una pecca dello stile di Lucas, ma piuttosto al suo tentativo di costruire un'atmosfera che rimandi volutamente alla tradizione romantica di cui sopra.

     E se qualcuno ha storto il naso per i dialoghi "scontati" tra Anakin e Padmé, noti la scelta delle parole nella dichiarazione di Anakin:

     "Dal momento che ti ho incontrata, quanti anni sono ormai, non è passato un giorno senza che pensassi a te".
     "E adesso che sono di nuovo con te, soffro da morire".
     "Più sto vicino a te, più mi tormento".
     "Al solo pensiero di stare un attimo senza di te, mi sento soffocare".
     "Sono ossessionato da quel bacio, che non avresti mai dovuto darmi".
     "Ho una ferita nel cuore, e aspetto che un altro bacio la rimargini".
     "Tu mi sei entrata nell'anima, che si tortura per te".

     La poesia e l'efficacia figurativa delle espressioni usate dal personaggio, che avevano esordito con il paragone dell'angelo in Episodio I, qui trovano nuova conferma: Anakin è poetico.
     Nel punto centrale della sua dichiarazione, egli non si riferisce al cuore, come sovente fanno gli innamorati: se la frase fosse stata: "tu mi sei entrata nel cuore", infatti, sarebbe stata di una banalità estrema.
     Il riferimento all'anima, sede di un sentimento più intimo e nobile della semplice passione irruenta, costituisce un modo ben più elegante e profondo di esprimersi, sottolineando nel contempo, come Anakin sia tormentato da questo amore nel suo intero essere, midichlorian compresi (che sono l'anima stessa della sua duplice natura luminoso-oscura).
     Non c'è banalità alcuna quindi, solo una dichiarazione bella e sincera. Il cinema di oggi ci ha disabituato ad un modo così "lirico" (nel senso di composizione poetica), di esprimersi, tipico del teatro antico: Lucas ce lo ripropone in maniera più che dignitosa.

     Padmé non è da meno:

     "Non ho paura di morire…sto morendo un po' ogni giorno da quando sei rientrato nella mia vita"

     La figurazione della lotta intestina tra passione e dovere che affligge Padmé, divisa tra il suo amore per Anakin e la consapevolezza che questo può distruggerne la carriera, è qui di nuovo resa in maniera efficacissima, a conferma della poesia con la quale Lucas guida i suoi personaggi.

     Di nuovo Padmé (dopo la condanna a morte):

     "Le nostre vite stanno per essere distrutte comunque. Io ti amo, perdutamente…prima di morire volevo che lo sapessi"

     Oltre al fatto del doppio riferimento al destino che li attende (l'arena di Geonosis, ma anche la dannazione che attende Anakin al varco), di fronte alla morte, il desiderio di esternare i propri sentimenti alla persona amata, nell'ultimo intenso momento insieme non è "scontato", ma sottolinea l'importanza dei sentimenti provati nei confronti dell'altro: talmente forti da essere l'ultimo pensiero prima della fine.
     Anche qui, un rimando ad un modo di fare cinema che si è perso nel tempo: quello contemporaneo infatti, non ammette più certe "sdolcinature" (a parte il fatto che nell'arena, Padmé saprà badare a sé stessa, dimostrando ancora una volta di saper uscire da quei vecchi cliché che vogliono la bella di turno in balìa dei cattivi).

     Quando un autore scrive, i suoi personaggi prendono vita dalla sua esperienza e dalle sue emozioni. Per stessa ammissione di Lucas, tutto ciò che egli scrive è "la sua vita"; Star Wars è la sua vita.
     Lucas scrive dialoghi solo apparentemente semplici; in realtà, accade spesso che un'analisi più attenta ne riveli uno spessore insospettato.
     E lo fa con passione, raccontandoci inevitabilmente un po' di se stesso, e parlandoci anche un po' di noi, attraverso personaggi così complessi che solo col tempo si possono apprezzare in pieno.
     Amano, lottano, soffrono, in un universo di effetti speciali e tecnologia così mastodontico da sembrare appositamente progettato per inghiottirli, ma dal quale riescono sempre, sorprendentemente, ad emergere, eclissando lo splendore dei mondi in cui vivono con il loro prorompente carisma.

     Tanto più Star Wars si spinge lontano, esplorando mondi incredibili ed affascinanti, tanto più si ha la sensazione di assistere ad un'esplorazione di noi stessi, delle nostre passioni e della nostra condizione umana.
     Perché cos'è Star Wars se non un mito moderno: il tentativo di rinchiudere in un'elegante confezione le nostre domande per ripresentarcele in una veste accattivante ed atta a stimolare la riflessione?
     È sempre stato questo il compito del mito: descrivere, esplorare, farci riflettere sul nostro posto nell'universo, sulla nostra stessa esistenza.

     E la storia d'amore tra Anakin e Padmé non sfugge a questa regola, perché l'amore è sempre stato il tema portante del mito, la sorgente primaria della forza dell'eroe, che lo spinge ad affrontare l'ignoto.

     Che siano gli Dei, il Destino o i midichlorian a guidarlo, l'eroe, attraverso mille avventure nel corso dei secoli, continua a tentare la più ardua delle imprese: farci comprendere chi siamo.







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