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Guida Completa alla Narrativa di Star Wars

di Fiorenzo Delle Rupi


     PARTE I: I ROMANZI DEI FILM

     Com'è tradizione radicata nel mercato cinematografico americano, all'uscita di un film di successo si abbina spesso la pubblicazione di una sua versione "romanzata", nota negli States col termine di "novelization". Il fenomeno pare agli albori negli USA nel '77, quando, come già accade in molti altri settori commerciali, il gigantesco successo ottenuto da Star Wars trasforma anche nel campo dell'editoria quella che era un'usanza sporadica in una prassi che da allora in poi accompagna l'uscita di ogni "blockbuster".


     Star Wars, di George Lucas (Alan Dean Foster), Ballantine, 1977; in Italia: Guerre Stellari, Mondadori, 1977; Sperling & Kupfer, 1997

     Il primo libro in assoluto a vedere le stampe col titolo di Star Wars è appunto la novelization del primo film, firmata da George Lucas stesso, anche se informalmente è noto che fu Alan Dean Foster a fungere da "ghost-writer" per la versione scritta delle avventure di Luke Skywalker e compagni. Il primo romanzo porta la dicitura "Dal Giornale degli Whill", nelle intenzioni di Lucas una sorta di diario cronachistico che avrebbe dovuto essere la nostra finestra su quella galassia lontana lontana, e porta il sottotitolo "Dalle avventure di Luke Skywalker", a riprova che, almeno a quell'epoca, Star Wars era, nelle intenzioni del proprio creatore, destinato a ruotare esclusivamente attorno alla figura del suo protagonista principale. Le pubblicazioni successive avrebbero gradualmente abbandonato entrambe le diciture, man mano che Lucas avrebbe deciso di ampliare la visione dell'universo di Star Wars in una concezione più ampia e di vasto respiro, ma fanno ancora capolino nelle ristampe o in qualche produzione minore.
     Il romanzo di Star Wars è probabilmente il più interessante tra i tre per la mole di materiale inedito, scene tagliate e approfondimenti sui personaggi, le situazioni, gli eventi e le battaglie di A New Hope. Praticamente ogni scena che poi sarebbe caduta sotto la mano dell'editor del film trova invece un suo posto nella novelization: la vita di Luke su Tatooine prima dell'incontro coi droidi, la sua amicizia con il cadetto Biggs Darklighter e la decisione di costui di unirsi alla Ribellione prima di Luke, l'incontro tra Han Solo e Jabba the Hutt (recentemente restaurato nelle Edizioni Speciali) e molte altre piccole scene.


Alan Dean Foster, un volto poco noto anche agli stessi fan di Star Wars ma dal grande peso storico agli albori delle produzioni letterarie.

     Per contro, la lettura del romanzo di A New Hope è a volte sminuita dalla poca consapevolezza dell'autore stesso nei confronti dell'universo che andava allora creando. Alcuni dettagli, come l'uso di alcuni animali tipicamente terrestri ("Cos'è un'anatra?" chiede Luke a Obi-Wan in un dialogo (1); qualche pagina dopo, al momento di lasciare Tatooine, penserà "al cane che aveva avuto da ragazzino"), o la diversa versione di alcuni personaggi non ancora sviluppati (L'Imperatore viene descritto come un burocrate senza spina dorsale, prigioniero dei suoi stessi servitori, che spadroneggiavano nell'Impero a suo nome, e non come il malefico e onnisciente maestro del Lato Oscuro che ci presenta Il Ritorno dello Jedi) potranno sorprendere il lettore più pignolo, ma in ultima analisi il romanzo di Star Wars risulta a tutt'oggi una delle letture più piacevoli nella produzione "stellare".


     L'Impero Colpisce Ancora, di Donald Glut, Ballantine, 1980; in Italia: L'Impero Colpisce Ancora, Mondadori, 1980; Sperling & Kupfer, 1997

     Quasi l'opposto va detto invece per il romanzo del secondo film, L'Impero Colpisce Ancora, commissionato da Lucas, stavolta apertamente, a un altro autore di fantascienza, Donald Glut. Mentre il fascino del primo romanzo consisteva nel rivelare notizie e informazioni aggiuntive a quelle che forniva la pellicola, il secondo si limita a una narrazione pedissequa e quasi letterale dei dialoghi e degli eventi dell'Episodio V, spesso riuscendo anche a sminuire la carica emotiva e l'atmosfera che le stesse frasi emanano sul grande schermo. Un minuscolo dettaglio di "Star Wars lore" che il libro offre, vale a dire un'ombra di spiegazione sulle possibili origini e sulla provenienza di Boba Fett, l'enigmatico cacciatore di taglie assoldato per catturare Han Solo, darà il via inconsapevolmente a un fenomeno di mitizzazione del personaggio che supererà ogni aspettativa e che dura ancora oggi, ma per il resto, il romanzo di Empire risulta essere il più debole e ininfluente della serie.


     Il Ritorno dello Jedi, di James Kahn, Ballantine, 1983; in Italia: Il Ritorno dello Jedi, Mondadori, 1983; Sperling & Kupfer, 1997

     Gran parte della gloria passata viene recuperata al momento di andare in stampa col romanzo del terzo film, Il Ritorno dello Jedi. Lo scrittore di turno arruolato per completare la trilogia letteraria è James Kahn, già autore di altri numerosi adattamenti dal grande schermo come Poltergeist e Krull, e lo stile si vede.
     Kahn, forse per imposizione dello stesso Lucas, non può permettersi di inserire nel suo romanzo una mole di rivelazioni, informazioni e scene aggiuntive pari a quelle del primo romanzo, ma svolge tuttavia un eccellente lavoro di approfondimento psicologico dei personaggi, spesso narrandoci la scena cinematografica dal punto di vista interiore di uno di loro e scavando a fondo nei suoi pensieri e nelle sue motivazioni. Questo offre di momenti di puro virtuosismo, come le scene che vedono a confronto Luke, Vader e l'Imperatore, ma valorizza e conferisce dignità anche a molte delle scene che sullo schermo soffrono di leggerezza o superficialità, come le vicende al villaggio Ewok o alcuni momenti alla Corte di Jabba, al punto che viene spesso da augurarsi che la versione filmata potesse conformarsi a quella romanzata, e non viceversa. Jedi è il film che più risente di problemi di questo tipo, e il tocco di approfondimento in più che Kahn gli conferisce non solo eleva il romanzo, ma riscatta parzialmente anche il film.


     PARTE II: LA PRIMA ONDATA LETTERARIA: 1978-83

     Il primo blocco letterario di romanzi ispirati a Star Wars è composto da una manciata di romanzi usciti sull'onda del successo della trilogia originale, nel periodo in cui i film giravano su ogni cinema d'America. Rispetto alle produzioni più recenti si tratta spesso di opere ingenue, a malapena consapevoli delle direzioni in cui la Saga si stava sviluppando, delle potenzialità dell'universo in cui erano ambientate o degli sviluppi futuri che personaggi ed eventi avrebbero avuto. Tuttavia la passione e l'entusiasmo degli autori partecipanti e la maggior cura con cui la Lucasfilm ne seguiva la creazione ha dato adito ad alcune opere forse meno asettiche e tirate a lucido delle ultime produzioni ma senza dubbio più energiche e più vicine ai film e allo spirito che essi trasmettevano.


     Splinter of the Mind's Eye, di Alan Dean Foster, Ballantine, 1978; in Italia: La Gemma di Kaiburr, Mondadori, Oscar 1022

     Alcuni timidi passi nel mondo dell'editoria vengono mossi subito dopo l'uscita del primo film: tra i molti futuri che delineano per le avventure degli eroi di Star Wars, oltre a nuovi film, improvvisamente si parla di fumetti, telefilm e romanzi. Un progetto in particolare, quello di Splinter of the Mind's Eye, è quello che subisce più trasformazioni. Partendo da alcuni concetti del moltissimo materiale che Lucas non era riuscito a inserire nella sua storia cinematografica, vale a dire la Quest per un potente talismano. Un primo bozzetto di storia, che vedeva Luke e Leia mettersi in cerca della leggendaria gemma di Kaiburr, era inizialmente stato proposto come trama per un film TV. Fallita questa opzione, la storia fu in seguito rimodellata e trasformata in un romanzo, che vide le stampe nel 1978 (ironicamente molti anni dopo la Dark Horse ne avrebbe fatto anche una versione a fumetti, completando così il tragitto di Splinter attraverso tutti "media" starwarsiani!).
     L'autore è ancora Alan Dean Foster, stavolta dichiarato, e la trama si colloca subito dopo gli eventi di Star Wars IV: A New Hope. Tutti i personaggi del film sono presenti, eccettuati Han Solo e Chewbacca, e sono impegnati nella ricerca di un misterioso gioiello che dovrebbe conferire a chi lo impugna il controllo assoluto della Forza. A spingere gli eroi sulla pista della gemma di Kaiburr è una vecchia donna, Halla, che sostanzialmente riprende il ruolo che nel film era stato quello di Obi-Wan Kenobi. A contrastare i loro sforzi compare inizialmente un sordido ufficiale Imperiale, Grammel, e in seguito Darth Vader in persona.
     Nel momento in cui entra in scena Darth Vader l'attenzione del romanzo si sposta dalla ricerca per la pietra allo scontro tra Vader e gli eroi: scontro che avviene nel tempio abbandonato di Pomojema, immortalato da uno splendido dipinto di Ralph Mc Quarrie utilizzato come copertina del romanzo, che per molto tempo a venire diventa uno dei più controversi dell'universo di Star Wars.
     Ancora una volta ignaro dei futuri sviluppi della Saga, l'autore fa del suo meglio per rendere gli eventi stimolanti e accattivanti (in un primo momento è Leia a impugnare una spada laser e a duellare con Darth Vader!) ma nel farlo va a contraddire molti dei futuri sviluppi della Saga: Luke impugna a sua volta la spada laser contro Darth Vader, e non solo si rivela migliore di lui, ma arriva addirittura al punto di tagliargli un braccio e di scaraventarlo in un abisso senza fondo, risoluzione che si concilia assai male con quanto in seguito vedremo ne L'Impero Colpisce Ancora. Ma Foster non può fare di meglio con i dati a sua disposizione: altro errore che le generazioni future non gli perdoneranno è quello di premere con decisione l'acceleratore sul rapporto sentimentale tra Luke e Leia: poco poteva sapere, il poveretto, che i due da lì a qualche anno si sarebbero ritrovati ad essere fratello e sorella! Questi difetti di continuità hanno spinto molti ad accantonare Splinter e a non considerarlo parte della vera cronologia di Star Wars, e la Lucasfilm stessa ha più volte omesso il volume dalle sue liste di produzione. Ma la qualità del racconto rimane buona, lo stile narrativo è piacevole e scorrevole, e i personaggi, salvo le eccezioni sopra riportate, sono abbastanza fedeli ai loro alter-ego cinematografici da saper soddisfare il lettore. Splinter è inoltre assai carico di quella freschezza, quell'entusiasmo e quell'innocenza delle prime produzioni che molti altri romanzi, nel corso degli anni, verranno a perdere. Tornare a considerarlo, per gli autori delle nuove generazioni, potrebbe non essere un errore.


     The Adventures of Han Solo: Han Solo at Stars'End, Han Solo's Revenge, Han Solo and the Lost Legacy, di Brian Daley, Ballantine, 1979-80; in Italia: Han Solo Guerriero Stellare, Mondadori, Urania 819; inediti il secondo e il terzo volume

     La mossa seguente prevede per Lucas l'uscita di alcuni romanzi che si concentrino sui singoli protagonisti della Saga, e il primo a sottoporsi all'esperimento, data la popolarità e il carisma del personaggio, non può che essere il contrabbandiere corelliano interpretato da Harrison Ford. La trilogia di Han Solo, composta dai romanzi Han Solo at Stars' End, Han Solo's Revenge e Han Solo and the Lost Legacy, ha ben poche possibilità di fallire: oltre a fare uso del personaggio più popolare della Saga chiama in causa, come autore, quello che presto diventerà il più osannato degli scrittori cimentatisi nel mondo di Star Wars: Brian Daley.
     Daley si è ricavato un posto speciale nel mondo di Star Wars per il suo impareggiabile lavoro agli adattamenti radiofonici della trilogia (descritti più sotto), ma dà un'ottima prova di sé anche in questa trilogia. Per evitare gli stessi problemi affrontati da Alan Dean Foster, Daley si allontana il più possibile dagli anni, i temi e le situazioni trattate nei film. Le avventure di Han Solo, sempre alla guida del Millennium Falcon e sempre affiancato dal fedele Chewbacca, risalgono a qualche anno prima del suo incontro con Luke e la Ribellione, tanto è vero che nemmeno l'Impero compare, se non molto alla lontana: l'antagonista principale di Solo viene denominata "l'Autorità", vale a dire la forza di sicurezza del Settore Corporativo, una fetta di spazio dove, com'è giusto che sia per il tono delle avventure e del personaggio, sono i soldi, l'economia e gli affari leciti e illeciti a farla da padrone.
     E il tono delle avventure di Han e Chewbacca rispetta esattamente questo stile: evasioni da prigioni di massima sicurezza, scontri con pirati e mercenari, ricerche di tesori leggendari e tutto quanto si può desiderare da una coppia di contrabbandieri spericolati. Il tutto narrato con uno stile che ogni appassionato riconosce ormai essere il più appropriato per il genere di Star Wars: rapido, veloce, entusiasmante e pregno di una buona carica emotiva. Ancora una volta, una lezione che le produzioni future non sempre ricorderanno.


     The Lando Calrissian Adventures: Lando Calrissian and the Mindhard of Sharu, Lando Calrissian and the Flamewind of Oseon, e Lando Calrissian and the Starcave of Thonboka, di L. Neil Smith, Ballantine, 1982-83; inediti in Italia

     Dopo il finale a sorpresa di Empire, e con la momentanea scomparsa di Han Solo, è Lando Calrissian a sostituirsi a lui nella squadra dei Ribelli. Lo stesso accade nella linea editoriale: per Lando viene lanciata una trilogia di avventure simili per struttura e composizione a quelle create da Daley per Han Solo.
     La cornice di base è la stessa: Lando è ancora il proprietario del Millennium Falcon, gli anni sono quelli precedenti alla battaglia di Yavin, e Lando vaga per la galassia in cerca di fortuna e di ingenui da truffare in compagnia della sua controparte del momento, il droide Vuffi-Ra.
     Tuttavia il nuovo autore chiamato a comporre il ciclo di romanzi, L. Neil Smith, si preoccupa di differenziare i due cicli, e quindi i due personaggi, in tutte le maniere possibili. Le imprese eroiche o d'azione di Lando sono pressoché inesistenti, i suoi exploit mettono in risalto l'astuzia, l'abilità nel barare, raggirare e truffare, e lo stesso tono usato per descrivere le sue avventure è insolitamente leggero e infarcito di momenti comici ed umoristici, in maniera sorprendente perfino per un romanzo di Star Wars.


     The Star Wars Radio Dramatizations: Star Wars, The Empire Strike Back e Return of the Jedi, di Brian Daley; National Public Radio & Highbridge Company, Ballantine; 1979, 1980 e 1995; inediti in Italia

     Probabilmente queste opere non andrebbero incluse in questa panoramica, in quanto non si tratta di romanzi veri e propri, bensì di sceneggiature radiofoniche che la National Public Radio americana poi mise in scena con tanto di musiche, effetti speciali e richiamando al microfono buona parte degli attori originali e altri nuovi. Tuttavia sarebbe impossibile compilare un trattato completo sulla letteratura starwarsiana senza i radio dramas di Brian Daley, che ne costituiscono probabilmente il momento più alto e meglio riuscito. Tutto sommato è possibile studiare le sceneggiature dei Radio Drama come un qualsiasi testo letterario teatrale, e per i puristi diremo che tanto è stato il successo dell'opera che l'intera sceneggiatura è stata pubblicata in tre volumi esattamente come se si trattasse di un romanzo.
     I radio show spingono all'estremo il fascino dei romanzi, che offrivano dialoghi, scene aggiuntive, spiegazioni supplementari: in sostanza offrono e rinarrano gli stessi eventi dei film, ma lo fanno con un tale spiegamento di mezzi, novità e dettagli, che per certi versi finiscono per essere l'esperienza definitiva e la versione più completa di quanto capitato nei tre episodi della trilogia classica.
     Basti pensare che il solo Episodio IV, A New Hope, passa dalle due ore di proiezione cinematografica alle sei ore e trenta di programmazione radiofonica. Elencare tutto ciò che viene presentato nel corso dell'opera è impossibile, ma alcuni punti salienti che rendano l'idea di ciò che l'opera di Brian Daley offre sono: la tortura di Leia per mano di Darth Vader, le avventure dei droidi mentre il resto del gruppo è all'interno della Cantina di Mos Eisley, le conseguenze della distruzione di Alderaan e lo scontro che ne segue tra Leia e Tarkin, la vita di Luke su Tatooine con gli zii su Tatooine e con gli amici della stazione Tosche di Anchoread, la nascita del progetto della Morte Nera e la battaglia grazie alla quale i Ribelli riescono a trafugarne i piani, le ultime decisioni di Tarkin durante la battaglia finale, e molto, molto altro.
     Il risultato è una combinazione felicissima di lavoro di squadra quale raramente se ne sono poi visti nelle produzioni a seguire: Lucas segue con attenzione e scrupolo la stesura dei copioni per far sì che nulla di errato venga interpretato dagli attori, ma Daley è libero di dare alle battute e alle scene tutta la carica di cui è capace: ottima interazione tra i personaggi, ottimo ritmo narrativo, vero spirito starwarsiano. Sarebbe interessante commentare a lungo e in dettaglio la realizzazione della produzione e le performance degli attori, il supporto musicale e le scelte di sceneggiatura, ma questo esula dall'analisi letteraria vera e propria. In questa sede basti dire che il copione di Daley fissa uno standard al quale si rifanno e si rifaranno in futuro tutte le molte produzioni Lucasfilm dell'Expanded Universe: dagli audiobooks, agli adattamenti di fumetti e romanzi e così via.
     È inevitabile il ripetersi dell'esperimento al momento dell'uscita di The Empire Strikes Back. L'intero cast in blocco della prima produzione viene richiamato per realizzare la seconda parte dell'epopea radiofonica di Luke Skywalker e soci, e ancora una volta i risultati non deludono: il radio drama di Empire ci offre le fasi critiche della Ribellione nel tentativo di sfuggire alla Flotta Imperiale, la difficoltà di stabilire la base sul pianeta ghiacciato di Hoth, la promozione di Luke a comandante, nuove fasi del suo addestramento Jedi con Yoda, una visione più ravvicinata della vita di Vader al comando della Flotta Imperiale e una versione espansa e da batticuore di tutti gli eventi della fase finale del film a Cloud City.
     Purtroppo per molto tempo l'opera radiofonica resterà incompleta: la National Public Radio, già afflitta da problemi di budget, nonostante l'immenso successo delle due produzioni precedenti, non riesce a realizzare una versione radiofonica di Return of the Jedi, con gran rammarico dei fans che attendevano invece a braccia aperte una versione del film più debole della trilogia rimpolpata e rivitalizzata dalla verve di Daley.
     Dovranno passare molti, molti anni prima che il tassello mancante dei radio drama vada al suo posto. Quando, nel 1995, in piena rifioritura del fenomeno di Star Wars, la Highbridge Audio decide di lanciare sul mercato le versioni su CD dei due radio drama, un contratto viene stipulato per realizzare anche l'episodio mancante, quello di Jedi. In parte viene richiamato il cast delle produzioni precedenti, ma alcune assenze nella produzione spiccano: né Mark Hammill né Billy Dee Williams vorranno riprendere i loro ruoli di Luke e Lando, affidati ad altri interpreti. Ma il radio drama di Jedi ha ben altre pecche: concepito come operazione dichiaratamente commerciale destinata alla vendita e non come spettacolo radiofonico inteso per la pubblica diffusione, soffre innanzi tutto di un tempo assai limitato: ben lontani sono i fasti delle 6 ore e 30 del primo Episodio: Jedi deve snodarsi nell'angusto spazio di tre ore, un arco di poco superiore all'effettiva durata della versione cinematografica, che ovviamente lascia ben poco spazio all'espansione e all'approfondimento delle scene. Con tali limitazioni, nemmeno Daley riesce a muoversi bene nella realizzazione del copione, che si rivela essere poco più che una trascrizione pedissequa dei dialoghi del film, qua e là illuminata da qualche sprazzo degli antichi fasti, ma nel complesso assai sofferto. Daley compone anche la sceneggiatura del radio drama in condizioni assai particolari: è nello stadio terminale di una grave malattia, e, narra leggenda, muore pochi giorni dopo aver completato l'ultima stesura della sceneggiatura: il peso è visibile, e c'è perfino che ha ipotizzato che il mediocre script di Jedi sia in realtà incompleto al momento della scomparsa dell'autore e che altri abbiano tappato in tutta fretta le falle ancora aperte.
     I radio show non sono mai giunti in Italia, anche se il club Cloud City ne ha curato in maniera informale e amatoriale una lunga e dettagliata presentazione in italiano. In lingua inglese invece esistono sia versioni su carta stampata della sceneggiatura che registrazioni degli episodi veri e propri su CD.


     PARTE III: L'ERA BANTAM

     Con la lunga pausa che Lucas prende da Guerre Stellari dal 1984 in poi, l'interesse pubblico per la Saga sembra svanire e per molti anni anche la produzione di nuovi romanzi subirà un arresto. È la casa editrice Bantam a rilevare la licenza di pubblicazione nel 1990, azzardando la pubblicazione di un nuovo romanzo e la possibilità di realizzarne degli altri. Il clamoroso successo che la casa editrice riscuoterà darà il via a una collana di romanzi ricca e variegata, che stavolta terrà conto di tutte le esigenze di continuità e compatibilità in un universo coerente, ma che molto spesso soffrirà di idee poco appropriate, trame deboli e strane e restrizioni troppo asfissianti per poter realizzare prodotti validi fino in fondo. La Bantam continuerà a produrre romanzi fino all'uscita dell'episodio I, nel 1999.


     The Thrawn Trilogy: Heir to the Empire, Dark Force Rising, The Last Command, di Timothy Zahn, Bantam, 1990-92; in Italia: L'Erede dell'Impero, Sfida alla Nuova Repubblica, L'Ultima Missione, Sperling & Kupfer, 1993-94

     È nel 1990 che Star Wars torna nel mondo della carta stampata con un nuovo romanzo, Heir to the Empire, il primo di un ciclo di tre romanzi (la prassi della "trilogia" verrà seguita in quasi tutte le produzioni letterarie della Bantam) scritto da un autore distintosi per molte opere di fantascienza classica: Timothy Zahn.
     Dopo diversi anni di silenzio assoluto la sete del pubblico per qualcosa di nuovo da quella galassia lontana lontana è talmente forte che il libro balza in vetta alle classifiche di vendita e diventa un fenomeno editoriale nel giro di poche settimane. Zahn si ritrova ai vertici delle vendite degli USA, e la Bantam riscuote milioni: si apre un filone che nel corso degli anni a venire genererà più di 30 nuovi romanzi, tuttora in crescita, e che per i fans verrà a costituire uno degli argomenti più discussi dell'intera storia di Star Wars.
     Lucas non pensa a cosa accadrà agli eroi e ai malvagi della galassia di Star Wars dopo gli eventi della trilogia: la sua mente è al momento altrove, e quando tornerà a seguire le vie della Forza si concentrerà sul passato della galassia, come dimostrano i prequels attualmente in uscita. Perciò "regala" al mondo dei fumetti e dei romanzi tutto il territorio che segue la caduta dell'Impero alla battaglia di Endor: la ricostruzione della Nuova Repubblica, la resistenza delle sacche Imperiali ancora esistenti e i destini futuri di Luke, Han e Leia saranno gli strumenti con cui i nuovi autori potranno giocare a loro piacimento.
     A Zahn spetta il compito di aprire per primo una finestra sul futuro della galassia. Cosa è successo agli eroi che abbiamo lasciato a celebrare la vittoria sui tronchi del villaggio ewok sotto un cielo stellato?

     Stando alla visione di Zahn, che si colloca cinque anni dopo quegli eventi, l'Impero è ridotto a un quarto della Galassia e la Repubblica ne controlla il resto. A capo della neonata Nuova Repubblica stanno gli eroi di sempre, mentre a impugnare le redini delle forze Imperiali Zahn mette una sua creazione, il Grand'ammiraglio Thrawn, un alieno geniale e spietato che fa uso del suo innato senso della tattica e del suo intelletto acuto per riconquistare in nome dell'Impero il territorio perduto. Thrawn è la più felice delle creazioni di Zahn, tanto è vero che verrà spesso recuperato e introdotto in altre produzioni del mondo Lucasfilm, specialmente nel campo dei fumetti e dei videogiochi.
     All'insaputa di Zahn, tuttavia, lo scenario galattico da lui immaginato stride e contrasta con uno analogo che sul fronte fumettistico Tom Veitch sta preparando per il suo Dark Empire, ambientato nello stesso lasso di tempo e decisamente più drammatico e interessante. Conciliare le due ambientazioni così diverse nel giro di pochi mesi creerà ai responsabili della Lucasfilm qualche grattacapo e li costringerà a qualche forzatura.
     La lotta per arginare Thrawn e per contrastare i suoi piani di rivincita formano il nucleo principale della trama di Heir e dei suoi due seguiti, Dark Force Rising e The Last Command.


Timothy Zahn

     Accanto agli eroi di sempre Zahn aggiunge molte sue creazioni originali. Oltre al già citato Thrawn fa la sua comparsa Joruus C'Baoth, un Jedi pazzo che si rivelerà essere una creatura artificiale, un clone, Mara Jade, agente segreto al servizio dell'Imperatore col compito di uccidere Luke Skywalker, e Talon Karrde, boss contrabbandiere destinato nelle intenzioni di Zahn a raccogliere lo scettro di Jabba the Hutt, ma tanto corretto e signorile quanto il precedente era torbido e perverso.
     Nel corso della battaglia contro Thrawn anche gli eroi della Saga subiranno qualche cambiamento: Han e Leia, sposati, daranno alla luce due figli, Jacen e Jaina Solo (contemporaneamente, sul fronte dei fumetti, Veitch racconta invece la nascita del terzogenito, Anakin Solo), mentre Luke dovrà dire addio allo spirito guida di Obi-Wan Kenobi e dovrà scontrarsi con un clone di se stesso.
     Le opinioni sull'opera di Zahn sono controverse: c'è chi lo vede come il primo e unico responsabile della rinascita di Star Wars e osanna la sua visione e le sue creazioni, considerandole Star Wars allo stato puro e perfino preferendole a certi momenti cinematografici. Altri invece ribattono che il grande successo ottenuto dal suo ciclo è semplicemente dovuto al fatto di essere stato il primo ad uscire dopo un lungo periodo di silenzio, e che qualunque autore trovatosi nella sua posizione avrebbe riscosso lo stesso successo.
     Retroattivamente, pur concedendo a Zahn diversi punti di forza, la sua opera non mostra poi motivi di vero entusiasmo per il lettore. I pregi dimostrati sono un ottimo senso del realismo e della verosimiglianza nel settore politico, tattico e tecnologico (frutto della formazione fantascientifica "hard" di Zahn), ma a ben poco servono per controbilanciare le molte pecche di cui è afflitta la sua produzione. Zahn è molto a disagio con tutto ciò che è misticismo, epica e soprannaturale, e i suoi tentativi di affrontare tutto ciò che è correlato alla Forza sono sofferti e mal riusciti. Scompare nelle prime pagine del libro lo spirito di Obi-Wan Kenobi, entrano in scena gli Ysalamiri (lucertole verdognole che inibiscono i poteri di un Jedi: l'equivalente della Kryptonite per Superman!). In genere, anche quando la Forza riesce a entrare in ballo, lo fa come uno strumento o un potere da videogioco da usare per qualche effetto mirabolante: è assente ogni sensazione di predestinazione, di misticismo, di scopi superiori.
     Gli eroi tradizionali, salvo qualche sporadico momento, non rendono giustizia ai loro alter ego cinematografici (chi ne soffre di più è Han Solo, stemperato e rabbonito fino all'inverosimile). I nuovi personaggi, infine, paiono piacere tanto all'autore che finiscono per rubare i riflettori ad ogni passo: diventano i veri protagonisti, mettono in ombra gli eroi tradizionali, e finiscono per essere ridondanti e inverosimili (quando, in alcune scene, i vari "villain" sbuffano con sufficienza e nonchalance alle figure di Vader e dell'Imperatore, affermando che in realtà costoro non avevano capito nulla e che loro ora sono invece le vere menti dell'Impero, l'appassionato non può non reprimere un gemito!). Palesemente seccanti, infine, sono le occasioni in cui l'autore viola le basilari leggi della narrazione in nome dell'imprevisto o del colpo di scena a tutti i costi (una sottotrama che si snoda lungo tutta la trilogia, e che vorrebbe essere un'indagine in stile giallo sull'identità di una spia all'interno della Repubblica viene risolta in maniera talmente arbitraria e allucinata che qualunque giallista che si rispetti fremerebbe d'indignazione!).
     Ma tant'è: all'epoca il successo di Heir è tale che Zahn si guadagna un posto d'onore tra gli scrittori cimentatisi col mondo di Star Wars, e che la Bantam dà il via a una lunga serie di romanzi nei quali si avvicenderanno i nomi noti del panorama fantascientifico americano.


     The Jedi Academy Trilogy: Jedi Search, Dark Apprentice e Champions of the Force, di Kevin J. Anderson, Bantam, 1993-94; in Italia: Sulle Orme dei Cavalieri Jedi, Il Discepolo del Lato Oscuro e I Campioni della Forza, Sperling & Kupfer, 1996-97

     Una volta concluso il ciclo di Thrawn la Lucasfilm, vagliate le potenzialità e i rischi che la collana di romanzi offre, incarica del proseguimento delle avventure stampate di Star Wars un autore diametralmente opposto a Zahn sia per stile che per tematiche: Kevin J. Anderson.
     Anderson si avvicina all'universo di Star Wars in maniera del tutto diversa da Zahn. Innanzi tutto non impone una propria visione personale della Galassia a discapito della continuità e delle altre produzioni in corso, ma anzi si preoccupa di tenere in debito calcolo tutto ciò che è successo nell'universo di Star Wars fino ad allora, con riferimenti, apparizioni di personaggi e riepiloghi della situazione globale che sono di non poco aiuto per il lettore confuso che voglia fare il punto della situazione in un universo sempre più complesso. A tale scopo Anderson contatta Veitch, impegnato al momento sul fronte fumettistico col duplice incarico della Saga di Dark Empire e di Tales of the Jedi. La collaborazione tra i due, fin quando dura, è molto proficua e dà adito nei fumetti ai capitoli più riusciti della Saga di Tales of the Jedi, e nel campo dei romanzi alla trilogia dell'Accademia Jedi, legata a doppio filo proprio ai fumetti di Tales.


Kevin J. Anderson

     Laddove Zahn aveva trascurato o glissato gli aspetti dei Jedi e della Forza, Anderson li mette al centro della questione: la trilogia si incentra sugli sforzi di Luke per ricostruire l'ordine dei cavalieri Jedi, e sui discepoli che raduna attorno a se' a tale proposito. L'accademia Jedi di Luke pare procedere bene finché gli studenti non vengono turbati o irretiti dalla presenza di Exar Kun, lo spirito di un signore dei Sith morto tra i templi dell'accademia migliaia di anni prima. In parallelo a questi eventi, il resto degli eroi deve affrontare un'ennesima minaccia Imperiale, stavolta impersonata da Daala, una donna ammiraglio —nientemeno che l'amante del fu Grand Moff Tarkin!— che ha a sua disposizione le armi segrete e la tecnologia di un laboratorio di ricerca nascosto, che comprende anche un prototipo della prima Morte Nera.
     Anderson dimostra una conoscenza e una padronanza dell'universo di Star Wars meticolosa e dettagliata, caratteristica che in futuro gli varrà numerosi incarichi aggiuntivi, in particolar modo quelli a carattere enciclopedico e documentativo: cronologie, linee temporali, enciclopedie, ecc. E questo è proprio uno dei suoi punti di forza maggiori: i lettori amano reincontrare personaggi secondari e minori dai film o dalle altre produzioni, e scoprire le loro storie e i loro ultimi sviluppi. Altri punti a favore dell'autore sono un migliore trattamento delle questioni riguardanti la Forza, uno stile facile, diretto e scorrevole e una maggiore propensione al senso dell'umorismo.
     Non è tuttavia esente da difetti: nell'intento di non voler "rischiare" o azzardare troppo e voler compiacere il maggior numero di lettori, Anderson raramente opta per trame o soluzioni epocali o originali. Anzi, molto spesso le trame avviate e le loro risoluzioni si concretizzano in cliché tradizionali o in risultati affrettati e sbrigativi. Dialoghi e sviluppi banali e prevedibili indeboliscono a volte la struttura narrativa e rendono il risultato finale mediamente apprezzabile: la prima volta il lettore sarà inchiodato per scoprire quello che sta succedendo, ma una volta terminata la prima lettura, raramente tornerà ad aprire le pagine per godersi un brano o un passaggio particolarmente riusciti. Un'altra accusa che i detrattori di Anderson muovono all'autore è il ripetuto ed esagerato utilizzo del tema della "superarma Imperiale" destinata a rovesciare le sorti della guerra: in un universo dove sono stati costruiti devastatori di mondi, disintegratori di soli e cannoni galattici, la riesumazione di un'ennesima Morte Nera (pecca di cui Anderson si macchierà di nuovo in Darksaber) inizia a mostrare segni di cedimento.
     Nel complesso, Anderson si rivela un autore mediamente soddisfacente, ma un eccellente editor e conoscitore dei complessi meccanismi continuativi dell'universo di Star Wars, tanto è vero che i compiti che lo vedono nei panni di editore (le tre antologie di racconti brevi) sono di solito considerate il miglior prodotto dell'autore.


     The Truce at Bakura, di Kathy Tyers, Bantam, 1994; in Italia: La Tregua di Bakura, Sperling & Kupfer, 1996

     Dopo le due trilogie principali, la Lucasfilm dà il via anche a una serie di romanzi singoli, ambientati in varie epoche dell'universo "post-Jedi", ognuno dei quali affronta un tema o una situazione particolare. Questa idea, per quanto accattivante all'inizio, creerà non pochi problemi di comprensione ai lettori, il che in parte comprometterà la godibilità dei romanzi in questione. La pubblicazione dei romanzi infatti non seguirà un ordine cronologico progressivo, ma casuale: è possibile che il romanzo appena uscito sia ambientato otto anni dopo Jedi, ma che quello seguente sia invece ambientato solo pochi mesi dopo la battaglia di Endor. Ad ogni nuova pubblicazione c'è un tentativo di "riscrittura" della storia della Galassia che cambia le carte in tavola e che impedisce agli autori di cimentarsi in una narrazione consapevole e padrona di sé.
     Dopo gli "affondi" nel futuro di Zahn e Anderson, infatti, Truce ci riporta a pochi giorni dopo la morte dell'Imperatore ad Endor, e vede i Ribelli raccogliere un messaggio di soccorso da parte di un pianeta isolato e sperduto, Bakura, ancora sotto il controllo dell'Impero. Accorsi sul posto, i Ribelli scoprono che una forza d'invasione aliena, i Ssi-Ruuk, ha assalito il pianeta e intende usarlo come testa di ponte per un'invasione galattica su larga scala. Per arginare l'invasione, Ribelli e Imperiali sono costretti a lavorare fianco a fianco.
     Pur non potendo sbilanciarsi in nulla di epocale o di eclatante per i problemi sopra riportati, l'autrice, Kathy Tyers, riesce a costruire un piccolo lavoro di tutto rispetto. La Tyers si rivela un fan della Saga di lunga data, e dalle sue pagine traspare una conoscenza e un rispetto per i personaggi e le situazioni del mondo di Star Wars ben più diretto e genuino delle invenzioni costruite a tavolino di Zahn o dell'enciclopedico nozionismo di Anderson. L'avventura risulta semplice, diretta, godibile e uno o due momenti che vedono Luke contrapposto alla patetica figura di Dev Sibwarra, l'umano asservito dai Ssi-Ruuk che funge da tramite tra le due civiltà, sono toccanti e dotati di una carica emotiva di tutto rispetto.


     The Courtship of Princess Leia, di Dave Wolverton, Bantam, 1994; in Italia: Un amore per la Principessa, Sperling & Kupfer, 1995

     Una delle storie che più avevano bisogno di essere raccontate era il procedere della relazione tra Han Solo e Leia Organa e gli eventi che avevano portato alle loro nozze. Per questo compito la Lucasfilm arruola Dave Wolverton, che affronta l'impresa con le intenzioni di mettere in piedi una storia brillante, dai ritmi serrati e dai colpi di scena imprevedibili. L'impresa forse riesce fin troppo: dopo un'ottima partenza e delle eccellenti premesse, il libro si perde in un susseguirsi di scene dall'alto grado di improbabilità che finiscono per far perdere di vista la trama principale del libro e annegano la storia in una girandola di stranezze.
     Questa, in breve, la trama: al fine di favorire l'ingresso nella Nuova Repubblica di un potente consorzio interplanetario, Leia sta seriamente considerando l'offerta di matrimonio del principe del consorzio, Isolder, che sembra essere esattamente l'opposto di Han Solo: colto, raffinato, elegante, ricco e potente. Di fronte alla situazione il contrabbandiere reagisce per le spicce e, rapita Leia dalla capitale, fugge con lei verso un remoto pianeta dove spera di convincerla a ritornare sui suoi passi. Sulle loro tracce si mettono Isolder, furioso, e Luke, che spera di evitare che la situazione peggiori.
     Arrivati sul pianeta in questione, la trama precipita: in un susseguirsi di incontri, scontri e incroci i protagonisti si troveranno ad affrontare Rancor addomesticati, streghe della Forza (sia buone che cattive), la nave-biblioteca di Yoda, precipitata sullo stesso pianeta tempo addietro, e un signore della guerra Imperiale determinato a spazzare via tutti.
     La storia si conclude appena prima del matrimonio nel momento in cui, accasato il principe consorte con una delle streghe planetarie, tutto sembra risolversi per il meglio.
     Un romanzo con delle ottime premesse di partenza ma sviluppato su sentieri improbabili e confusionari, che non viene salvato dallo stile di Wolverton, a tratti divertente, o dal potenziale dei personaggi, ancora una volta sfruttato in minima parte.


     The Crystal Star, di Vonda McIntyre, Bantam, 1994 In Italia: La Stella di Cristallo, Sperling & Kupfer, 1996

     The Crystal Star è considerato quasi all'unanimità uno dei peggiori romanzi di Star Wars mai pubblicati. Ancora più dei suoi predecessori naufraga in situazioni sull'orlo dell'inverosimile e del grottesco, trascinando gli eroi di Star Wars in situazioni al limite della credibilità e della verosimiglianza e usando perfino uno stile macchinoso e tetro nel farlo.
     La trama di base vede l'ennesimo lord Imperiale organizzare e portare a termine con successo il rapimento dei tre figli di Leia, la quale, giustamente, si mette subito al loro inseguimento nel tentativo di salvarli prima che sia troppo tardi. Il resto degli eroi, nel frattempo, sta indagando su uno strano fenomeno che sta inviando perturbazioni nella Forza in tutta la galassia: la comparsa di una stella di cristallo che pare rivelarsi un essere semisenziente e attorno al quale si sta organizzando una sorta di setta religiosa. Le due trame si riuniscono quando veniamo a scoprire che la stella in questione è veramente un essere senziente, proveniente da un altro universo —o un'altra dimensione, che dir si voglia— che fa uso di un campo energetico chiamato "anti-Forza", e che il lord Imperiale intende ricevere potere illimitato da questa creatura fornendogli in pasto i tre bambini di Han e Leia.
     Non solo la storia è ricca di scene e situazioni al margine dell'allucinazione, ma da sola riesce e a infrangere diversi capisaldi dell'universo starwarsiano, tirando in ballo concetti come le altre dimensioni, gli universi paralleli e "l'anti-Forza" (qualunque cosa essa sia) che meglio facevano a rimanere in altre produzioni fantascientifiche di bassa categoria.
     Il "completista" vorrà forse leggere anche questa avventura di Luke e soci, ma il lettore casuale, guardandosi in giro, troverà di sicuro qualcosa di meglio in cui affondare i denti.


     The Callista Trilogy: Children of the Jedi, Darksaber, Planet of Twilight, di Barbara Hambly e Kevin J. Anderson, Bantam, 1995-97; in Italia: La Stirpe dei Cavalieri Jedi, L'Arma Segreta, Sperling & Kupfer, 1998-99; inedito il terzo

     I tre romanzi che seguono non costituiscono una trilogia vera e propria, in quanto sono stati presentati separatamente e sono scritti da autori diversi (quello centrale è di Anderson, il primo e il terzo sono invece di Barbara Hambly). Uno dei fili conduttori che legano marginalmente i tre volumi è proprio la presenza di Callista, uno dei pochi tentativi di apportare un qualche cambiamento significativo nel panorama della Galassia post-Jedi, e cioè dare a Luke un amore duraturo e definitivo.
     Il primo volume, Children of the Jedi, vede Luke impegnarsi nel tentativo di fermare un'ennesima arma imperiale riattivatasi automaticamente dopo molti anni, e intenzionata a distruggere il pianeta Belsavis, possibile rifugio dei discendenti degli antichi cavalieri Jedi. Sul pianeta si trovano Han e Leia, impegnati in altre indagini contro possibili agenti imperiali. Le due trame convergono nel momento in cui traspare che l'arma Imperiale, l'Occhio di Palpatine, è probabilmente stata attivata da Roganda Ismaren, una concubina dell'Imperatore, e da suo figlio Irek, forse generato dal sovrano stesso. Intrappolato a bordo della nave, Luke collabora con Callista, lo spirito di una Jedi defunta a bordo della nave tempo addietro nel tentativo di fermarla. Sventata la minaccia, Callista è in grado di reincarnarsi nel corpo di una discepola di Luke che, sempre per amore, ha scelto il suicidio, e la coppia sembra avviarsi verso una lieta esistenza.
     Proprio come Wolverton, la Hambly persegue idee estreme e contorte, là dove per Star Wars basterebbero trame lineari e dirette supportate da una buona caratterizzazione e da uno stile vivace. A differenza di Wolverton, però, la Hambly non si salva neanche per lo stile: le pagine del romanzo, specialmente quelle che descrivono Luke a bordo della nave automatizzata, sono lunghi e cupi capitoli che descrivono in dettaglio grottesco e inquietante le varie creature che la popolano, a cui è stato fatto il lavaggio del cervello, e la situazione precaria di Luke, ferito e sul punto di morire più volte di quante siamo riusciti a tenere il conto.
     Per il secondo capitolo, Darksaber, viene chiamato in causa Kevin J. Anderson, che della Hambly è il protettore e il garante. In questo capitolo le cose si complicano: al momento della reincarnazione, Callista perde ogni possibilità di usare la Forza, e Luke, nel tentativo di aiutarla, la conduce nei luoghi che hanno visto i tumultuosi eventi della guerra civile galattica: Tatooine, Hoth, Bespin, Endor. Il tutto mentre Han e Leia tentano di fermare gli Hutt, i gangster vermiformi della razza a cui apparteneva Jabba, che si sono impegnati nientemeno che nella costruzione di una loro Morte Nera personale, il progetto Darksaber. Il romanzo di Anderson è, ancora più degli altri, un'enorme e dettagliatissima carrellata sull'universo di Star Wars: luoghi, creature e eventi dei film vengono riproposti in angolazioni e ruoli diversi, quasi tutti i personaggi introdotti nei romanzi precedenti fanno capolino (da Mara Jade a Pellaeon della trilogia di Zahn, alle streghe di Wolverton, a Callista stessa).
     Per quanto Anderson continui a scrivere con uno stile piacevole, il suo voler tenere le fila contemporaneamente di quanto è accaduto, accade e accadrà nella Galassia finisce per privare il romanzo di una qualsiasi unità, stavolta il premere la mano sull'uso della Forza (gli studenti di Luke, usando la Forza, riescono a spostare un'intera Flotta di Star Destroyer!) risulta eccessivo e la costruzione di una nuova Morte Nera a scopi puramente comici sembra fuori luogo. L'unica nota per cui il romanzo si distingue è la morte del Generale Madine nel corso dell'operazione, unico esempio di perdite "conosciute" nel campo Ribelle, sempre uscito asettico e intonso dalle molte battaglie combattute. Ma in conclusione si tratta, ancora una volta, di una lettura mediocre.
     La narrazione procede ancora più stanca e allucinata nel terzo volume Planet of Twilight, in cui torna Barbara Hambly a chiudere tutte le questioni in sospeso. Daala si "riunisce" a un amore perduto tempo addietro uscendo per sempre di scena, e Callista abbandona Luke definitivamente: è imminente infatti il ritorno di Timothy Zahn, e la sua creazione Mara Jade si preannuncia come quella che dovrà avere la meglio nel cuore dell'ultimo Jedi, così viene spazzata via ogni possibile concorrenza. Un romanzo sofferto e svogliato che viene scritto, pubblicato e letto solo per la necessità di farlo e rimettere ordine nel guazzabuglio venutosi a creare.


     Shadows of the Empire, di Steve Perry, Bantam, 1996 In Italia: L'Ombra dell'Impero, Sperling & Kupfer, 1997

     Dopo le ultime produzioni non felicissime, il panorama letterario di Star Wars sta lentamente scivolando via dalle vette da cui era partito. Per correre ai ripari, e per sperimentare un nuovo genere di produzione, la Lucasfilm dà il via, nel 1996, a un ambizioso progetto multimediale chiamato Shadows of the Empire. Le intenzioni sono quelle di chiamare all'appello tutte le ditte produttrici di materiale correlato a Star Wars e coinvolgerle nella produzione di articoli ispirati a una nuova storia, che vadano a creare un nuovo, fittizio "capitolo" della Saga: come se un nuovo film fosse stato prodotto, ma senza che questo venga fatto. Per Shadows of the Empire vengono quindi prodotti giocattoli, cards, pupazzi, poster e perfino una colonna sonora. Ma la storia principale ruota attorno a tre fulcri: il fumetto, il videogioco e il romanzo.
     Per quest'occasione speciale viene dato accesso a un territorio "off-limits": niente più avventure nel remoto futuro della storia della galassia. Si torna invece ai tempi della trilogia classica, e più precisamente tra l'Impero Colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi. Han Solo è nelle mani del cacciatore di taglie Boba Fett che deve consegnarlo a Jabba the Hutt su Tatooine, Luke sta meditando sulla terribile verità appresa da Vader a Bespin, e l'Imperatore sta mettendo a punto la trappola della seconda Morte Nera, con la quale spera di distruggere la Ribellione una volta per tutte.
     È in questo scenario che viene allestita una nuova storia e un nuovo nemico da affrontare: il sindacato del crimine Black Sun e il principe Xizor, suo infido leader. Lucas vuole che la storia sia ispirata alle vere organizzazioni criminali, e vuole che una di queste venga raffigurata come un'entità potente e pericolosa nell'universo di Star Wars. Un grande sforzo e un lavoro di squadra viene impiegato nella costruzione della figura di Xizor, e stavolta il risultato è di ottima qualità: la figura che ne emerge è quella di un cattivo inquietante, raffinato e pericoloso ma anche leggermente ironico e presuntuoso. Xizor ambisce a misurarsi coi pezzi grossi, Vader e l'Imperatore nientemeno, coinvolgendo a tale scopo nella sua rete di intrighi Ribelli e Imperiali indistintamente, con risultati movimentati e inaspettatamente divertenti.
     Molti sono i punti di forza che fanno di Shadows una delle migliori produzioni realizzate nella seconda genesi di Star Wars. Innanzi tutto la scelta di ambientare la storia nel periodo della trilogia classica offre molte opportunità che al resto dei romanzi non sono concesse: tirare in ballo e sfruttare le figure di Vader e dell'Imperatore, narrare gli eventi non solo dal punto di vista degli eroi ma anche dal loro. Ricreare la tradizionale e classica atmosfera della Ribellione priva di mezzi e disperata in lotta contro un Impero ancora potente e dominante, e trattare i personaggi dei film descrivendoli in maniera fedele al grande schermo, senza doversi sentire in dovere di descriverli come versioni distorte, alterate o trasformate dal tempo e dagli eventi.
     In un'atmosfera di grazia come questa, anche i nuovi personaggi creati dall'autore si fondono e interagiscono perfettamente con il cast dei protagonisti: Xizor ingaggia con Vader e l'Imperatore dei duetti impagabili, Dash Rendar, il mercenario che sostituisce Han Solo ibernato nella carbonite, è sufficientemente arrogante e presuntuoso, e perfino Guri, l'umanoide replicante che si interroga sulla sua natura umana o artificiale, porta nell'universo di Star Wars una gradita eco dei temi di Blade Runner.
     Infine, un merito non secondario va riconosciuto all'autore, Steve Perry, proveniente dal mondo delle sceneggiature televisive di serie TV e cartoni animati (Sue sono alcune tra le migliori storie delle serie Gargoyles e del Batman animato): non solo lo stile usato è rapido, ritmato e coinvolgente come si conviene a un romanzo di Star Wars, ma la trama è concepita e studiata in maniera da essere sempre accattivante, in ottimo equilibrio tra originalità e tradizione, e, soprattutto, Perry è l'unico a restituire a tutti i personaggi della Saga una dimensione ironica e divertente. Là dove gli altri autori dipingevano Luke, Han e Leia come dei mostri sacri e intoccabili, perennemente cupi o intagliati nel granito, limitandosi tutt'al più a qualche sporadica battuta per i droidi, Perry coinvolge tutti in qualche sana situazione leggera, restituendo ai personaggi un loro volto che nei film era parte integrante della loro natura, ma che le produzioni seguenti avevano completamente ignorato.


     The Star Wars Anthologies: Tales from the Mos Eisley Cantina, Tales from Jabba's Palace, Tales of the Bounty Hunters, autori vari, a cura di Kevin J. Anderson, Bantam, 1995-96; inediti in Italia

     Man mano che i volumi "mono" incentrati sulle avventure del consueto blocco di personaggi principali comincia a mostrare la corda (quante volte potranno mai salvare la Galassia?), nuove strade vengono tentate per portare linfa fresca e idee originali alle produzioni letterarie di Star Wars. Una delle trovate più felici in questo campo sono le tre antologie di racconti brevi edite da Kevin J. Anderson.
     Mentre ai personaggi principali non è concesso né osare troppo né subire cambiamenti significativi, la miriade di alieni, droidi, comparse e creature che incrociano lo schermo per pochi secondi sono a disposizione per creare storie completamente nuove e interessanti in completa libertà.
     E così una nutrita schiera di autori si avvicenda di volta in volta a narrare piccoli racconti imperniati su Greedo, sui cacciatori di taglie, su Bib Fortuna e gli alieni che popolano il Palazzo di Jabba e così via. Il racconto breve si adatta perfettamente all'universo di Star Wars, essendo una forma di narrazione rapida ed essenziale che non pretende uno sforzo di concentrazione continuato e difficoltoso. Inoltre, essendo antologie a cui partecipano una varietà di autori, gli stili e i soggetti sono così diversificati che quasi sempre si riuscirà a trovare qualcosa di proprio gradimento.
     Ma Anderson, al suo meglio nel ruolo di editor, riesce anche a rendere l'esperienza delle antologie qualcosa in più che una semplice raccolta di storie. Fungendo da tramite attraverso i vari autori coinvolti nel progetto, riesce a creare una "sottostoria" che si dipana in maniera trasversale attraverso tutti i racconti brevi dell'antologia. Essi rimangono apprezzabili e godibilissimi singolarmente, ma a una lettura attenta si rivelano interconnessi tra loro e ciò che accade in uno influenza e cambia ciò che accade in un altro.
     I racconti della Cantina sono, per loro natura, variegati ed esotici, con un'ampia gamma di temi e di stili che varia dal comico al tragico. I racconti del palazzo di Jabba sono invece, ovviamente, tutti basati sull'intrigo e sul torbido (delitti, trame, complotti, rapine) e i racconti dei cacciatori di taglie, dato l'esiguo numero di protagonisti, sono in realtà cinque piccole novelle tra le quali si distinguono quella di Boba Fett, che pare svelare (almeno finché Lucas non mette mano all'episodio II) una volta per tutte ogni mistero dietro alla figura del cacciatore di taglie, e quella di IG-88, che trasforma una figura secondaria e quasi insignificante nel film in una delle menti più diaboliche della galassia.


     The Han Solo Trilogy: The Paradise snare, The Hutt Gambit, Rebel Dawn, di A.C. Crispin, Bantam, 1997-98; inediti in Italia

     Se si eccettuano i romanzi di Brian Daley, che comunque descrivono una parentesi molto limitata nella vita di Han Solo, nulla è mai trapelato sul passato o le origini del contrabbandiere Corelliano. Va a rimediare una nuova trilogia, scritta da A.C. Crispin.
     Fortunatamente, pur essendo la Crispin un nuovo volto nell'universo di Star Wars, l'autrice affronta l'impresa nel modo giusto. Dai frammenti e dagli sprazzi lasciati trapelare nei fumetti e nei romanzi precedenti erano emersi una mole di riferimenti, volti e citazioni dal passato di Han Solo che fornivano una storia confusa e a tratti contraddittoria. La Crispin riesce non solo a riordinarli tutti e a dare loro una spiegazione plausibile ma, e qui sta il grande merito, riesce anche a fondere tutti gli indizi in un'unica storia, scorrevole, appassionante e perfettamente in tono con la figura di Han Solo che tutti abbiamo imparato ad amare.
     Finalmente viene fatta luce sulla sua giovinezza, sul suo passato nell'esercito imperiale, sulle sue prime imprese di contrabbando, sui suoi primi lavori effettuati per gli Hutt. A farcire tutto questo, alcune chicche che col tempo diventeranno leggenda: il suo primo incontro con Lando Calrissian, il suo primo scontro con Boba Fett, la famigerata partita a sabacc che gli frutterà il Millennium Falcon, e le molte pugnalate nella schiena che lo porteranno a prendere la distanza da ogni forma di ideale e a sviluppare un guscio cinico, almeno fino all'incontro con Luke Skywalker e Obi-Wan Kenobi (scena che, tra l'altro, chiude l'intera trilogia).
     Unica, eclatante eccezione: l'incontro con Chewbacca il Wookiee. Questo evento viene volutamente lasciato inspiegato, e la Crispin spiega che le è stato esplicitamente chiesto dalla Lucasfilm, possibile conferma forse che si tratterà di un evento a cui assisteremo nei prossimi episodi cinematografici della Saga o destinato comunque a qualche altro progetto speciale.
     Ma quello che conta è che con questa trilogia la Crispin abbia dimostrato che è possibile scrivere ottimi lavori nell'universo di Star Wars senza dover andare a ricercare l'improbabile, lo stupefacente o l'inverosimile. I personaggi, anche quelli più sfruttati, racchiudono in se' ancora molte potenzialità. Basta sapere come trattarli.


     The Bounty Hunter Wars: Tha Mandalorian Armor, Slave Ship e Hard Merchandise, di K.W. Jeter, Bantam, 1998-99; inediti in Italia

     Nella Saga di Star Wars esistono alcuni personaggi che, nonostante un ruolo e un'importanza pressoché inesistenti, hanno finito per sviluppare, contro ogni previsione logica, un nutritissimo seguito di sostenitori che li hanno resi dei personaggi "cult". Gli esempi più noti sono il pilota Wedge Antilles, l'unico sopravvissuto a tutta la Saga cinematografica di Star Wars oltre agli eroi principali, e, naturalmente, il cacciatore di taglie Boba Fett.
     Wedge si è guadagnato nientemeno che un'intera collana di romanzi (esaminati in seguito), mentre Boba Fett aveva finora dominato e imperversato sulla scena fumettistica, figurando da protagonista in serie, miniserie, speciali e storie a puntate. Era quindi solo questione di tempo prima che anche il cacciatore di taglie più temuto e rispettato si guadagnasse una sua trilogia, cosa che accade con le Bounty Hunters Wars.
     I volumi si snodano in narrazione parallela, alternando alle scene ambientate nel presente una storia accaduta in passato, che naturalmente influenza e spiega quanto sta accadendo nel presente man mano che la storia si dipana. La trama vede Boba Fett inconsapevolmente al centro di un contorto piano delle alte sfere imperiali per eliminare la gilda dei cacciatori di taglie e poter reclamare i servizi di tali sicari prezzolati a suo piacimento e direttamente. A concepire il piano è nientemeno che il Principe Xizor, che torna in scena in un capitolo che funge ottimamente da prologo a Shadows of the Empire, e Fett si trova a dover sopravvivere a una guerra scatenata tra i suoi colleghi e destinata a "selezionare" i più meritevoli e i più atti a servire l'Impero.
     Jeter riesce ottimamente nel trasmettere le atmosfere e i temi del mondo del crimine nel quale Boba Fett si muove, e dimostra anche di saper concepire una trama abbastanza contorta e perversa da frustrare anche il lettore più smaliziato. Trova invece più difficoltà a tratteggiare in maniera esauriente Boba Fett stesso che, ovviamente, taciturno e misterioso, non è il miglior personaggio con cui lavorare e creare un approfondimento, specialmente sulla carta stampata. Tenta inoltre un'operazione analoga a quella effettuata dalla Crispin su Han Solo, vale a dire di mettere in ordine e di citare tutte le traversie e le operazioni passate del cacciatore di taglie. Il gioco non riesce altrettanto bene, non tanto per colpa di Jeter, quanto perché è veramente difficile riconciliare in un insieme plausibile le molte stranezze a cui gli altri autori hanno sottoposto Fett nelle produzioni passate.
     Cionondimeno, la lettura delle Bounty Hunter Wars si rivela piacevole e accattivante: forse avrebbe potuto essere più scorrevole e meno contorta se si fosse limitata a un romanzo invece che a tre volumi (si ha a volte l'impressione che l'autore tiri per le lunghe e eviti di proposito di arrivare al dunque) ma, come tutte le produzioni che tentano vie originali e si staccano dal vetusto schema del consueto gruppo di protagonisti impegnati a salvare la galassia, si rivela piacevole e divertente, forse senza assurgere a cime memorabili, ma neanche infliggendo ulteriori danni a un panorama letterario già discretamente provato.


     The X-Wing Series: Rogue Squadron, Wedge's Gamble, The Krytos Trap, the Bacta War, Wraith Squadron, Iron Fist, Solo Command, Isard's Revenge, Starfighters of Agamar, di Mike Stackpole e Arron Alston, Bantam, 1995-99; inediti in Italia

     Questa collana di romanzi nasce dall'intenzione di creare una serie che si incentrasse principalmente sui combattimenti aerospaziali così tipici di Star Wars, ma che finora raramente avevano visto momenti memorabili all'interno delle produzioni letterarie.
     La serie di X-Wing nasce da tre precise componenti:
     1) L'omonimo simulatore di volo creato dalla LucasArts per PC. I romanzi di Stackpole fanno ampio riferimento ai meccanismi, alle missioni e alle regole che compongono il gioco per PC, e lo prendono come riferimento e come ispiratore per ricreare e simulare al meglio le battaglie all'interno della collana. Ne esce un'ottima resa degli scontri spaziali che risulta apprezzabile per il comune lettore, ma che per gli accaniti piloti del simulatore di volo è una festa per gli occhi e per la mente: ritrovare comandi, situazioni e tattiche sperimentati in prima persona al joystick è stimolante e piacevole.
     2) Wedge Antilles: come Boba Fett, si diceva, anche il comandante di caccia Ribelle ha un suo nutrito seguito di ammiratori. Al momento di dover scegliere un protagonista per la collana, il nome di Wedge era il primo della lista. Wedge assume il ruolo di comandante e addestratore del suo squadrone, e ottiene un intero schieramento di piloti e volti nuovi che vanno a comporre la squadriglia Rogue.
     3) Coruscant: sempre nel tentativo di mettere in ordine la complessa continuità dell'universo post-Jedi, i supervisiori hanno notato che i Ribelli passavano dalla lotta clandestina alla fondazione della Nuova Repubblica senza spiegare come o perché erano riusciti a strappare la capitale della Galassia alle forze dell'Impero. Questa mancanza fornisce alla serie il motore principale di tutta la collana: conquistare Coruscant per la Ribellione. Ad avversare Wedge e il suo squadrone il capo dei servizi segreti Imperiali, la donna ufficiale Ysanne Isard, vale a dire l'ultimo pezzo grosso rimasto in circolazione sul pianeta.
     Stackpole per un breve periodo curerà anche le trame dell'omonima testata a fumetti per la Dark Horse, e tenterà cross-over, riferimenti e citazioni che leghino le due serie l'una all'altra.
     A vantaggio della collana di X-Wing va senz'altro citato un buon livello di cura per le trame, lo stile e il lato tecnico dell'universo starwarsiano. Stackpole riesce a evitare sia le improbabili cadute di tono che le soluzioni troppo ovvie o banali che hanno afflitto gran parte dei suoi predecessori. A discapito della serie va però annoverato un sofferto uso delle caratterizzazioni e delle personalità dei personaggi. Questo potrebbe essere un difetto marginale in altre produzioni, ma in una collana che introduce contemporaneamente uno squadrone di nuovi piloti, riuscire a distinguere e a mettere in risalto individualmente i singoli personaggi e le loro differenze sarebbe fondamentale. Quando, arrivati a tre quarti del romanzo, si fatica ancora a distinguere un pilota dall'altro, è ovvio che c'è qualcosa che non va.
     Una lettura in conclusione che può rivelarsi piacevole e un discreto "palliativo" se si ha molta fame di narrativa Star Wars, ma che altrimenti solo i fanatici dei simulatori di volo o del genere d'azione alla Top Gun troveranno veramente avvincente.


     I, Jedi, di Mike Stackpole, Bantam, 1998; inedito in Italia

     Nell'ennesimo tentativo di diversificare la linea e di sperimentare su nuovi terreni, il romanzo seguente è un primo esperimento in due campi. È innanzi tutto il primo romanzo di Star Wars narrato in prima persona, in cui l'autore/protagonista si abbandona spesso a riflessioni, monologhi interiori e streams of consciousness. È inoltre un romanzo completamente incentrato su un personaggio completamente originale, Corran Horn, membro dello squadrone Rogue che si reca all'Accademia Jedi di Luke per sviluppare il potenziale della Forza che pare possedere.
     Lo sviluppo delle sue potenzialità, sia Jedi che "mondane", in parallelo alla sua ricerca della moglie scomparsa portano Horn a meglio comprendere il suo destino e a fare le scelte giuste per il suo futuro.
     Rivelandosi un romanzo di fattura e lettura assai piacevole, I Jedi offre un'attrattiva in più anche per i lettori più affezionati e pignoli: tutti i capitoli che vedono Corran Horn all'accademia Jedi risultano essere una completa rinarrazione in prima persona degli eventi che è possibile leggere nella trilogia jedi di Kevin J. Anderson. L'autore ne approfitta non solo per riscrivere da zero alcune scene conferendogli un maggior spessore e una maggiore tensione, ma quando può ne approfitta anche per dare nuove spiegazioni e nuove prospettive a quelle situazioni e a quelle soluzioni che Anderson aveva trattato in maniera troppo banale o sbrigativa, come la lotta contro lo spirito di Exar Kun.
     Il romanzo ha qualche punto di cedimento in quei momenti in cui si azzarda in spericolati agganci e affondi mirati a introdurre e a pubblicizzare i personaggi e le situazioni del mondo di Rogue Squadron, difficilmente interessanti, specialmente per chi è interessato al momento a un'altra storia e a un altro genere. Ma si tratta di un difetto minore che toglie poco alla lettura di un romanzo dignitoso, ben concepito e ben realizzato.


     The Black Fleet Crisis Trilogy: Before the Storm, Shield of Lies, Tyrant's Nest, di Michael P.Kube McDowell, Bantam, 1996-7; in Italia: la trilogia de La crisi della flotta nera, Sperling & Kupfer, 1998-99

     Questa nuova trilogia torna ad occuparsi del gruppo di eroi principali e della nuova sfida che devono affrontare nel lungo processo di consolidamento della Nuova Repubblica. La minaccia di turno stavolta è posta da una razza aliena aggressiva e intollerante, gli Yevethan. Soggiogati in passato dall'Impero, ora che le Forze Imperiali sono cadute gli Yevethan alzano di nuovo la cresta e, facendo uso di strutture e navi strappate agli imperiali scomparsi, muovono guerra alla Repubblica stessa.
     In parallelo a questa storia assistiamo all'odissea di Luke, partito per cercare tracce e informazioni sull'identità e sul destino di sua madre, che non ha mai conosciuto. Questa pista, pur rivelandosi futile, lo condurrà alla scoperta di un'ulteriore razza, i Fallanassi, la cui affinità alla Forza si rivelerà fondamentale per risolvere il conflitto con gli Yevethan.
     L'opera di McDowell si può riassumere in breve in una sola parola: innocua, sia nel senso migliore che nel senso deteriore della parola. Assenti sono le clamorose cadute di tono e le trovate improbabili che hanno penalizzato i romanzi precedenti, e lo stile di scrittura è forse un pò ampolloso a tratti ma nel complesso più che dignitoso. Purtroppo, a conti fatti e a vicenda finita si ha la sensazione di aver gettato via tempo e denaro, in quanto la natura dell'avventura è puramente episodica e non cambia né aggiunge nulla al quadro globale della Galassia o alle vicende dei protagonisti. Risulta evidente che ormai è difficile scrivere o inventare qualcosa di significativo sul gruppo di personaggi principali: le restrizioni dei supervisori impediscono di impegnarli in trame o eventi di un qualche calibro, e la certezza che alla fine tutto sarà tornato esattamente come all'inizio traspare fino dalle prime pagine, minando alla base l'interesse del lettore.


     The New Rebellion, di Kristine Kathryn Rusch, bantam, 1996; inedito in Italia

     La scarsa importanza degli eventi narrati nell'ampio contesto della storia della Galassia è anche il problema principale che mina alla base gli sforzi del nuovo romanzo di Kristine Kathryn Rusch, The New Rebellion. L'ambizioso titolo lascia presagire una sfida degna di nota: così come la Ribellione aveva mosso guerra all'Impero, così ora una nuova dissidenza insorge contro la Nuova Repubblica appena istituita. Come arginare questa nuova minaccia senza ricadere negli stessi errori dell'Impero e senza trasformarsi a propria volta in oppressori?
     A questo interessantissimo interrogativo, nel romanzo, non v'è traccia di risposta. La cosiddetta Nuova Ribellione non fa in tempo neanche a nascere: è anzi in realtà un bislacco complotto che prevede l'utilizzo di droidi in cui sono state nascoste delle bombe a tempo disseminati in tutta la Galassia, una trama ordita da Kueller, uno studente di Luke scivolato nel Lato Oscuro della Forza (uno dei molti... dati alla mano, le credenziali di Luke come Maestro Jedi non sono molto confortanti). Tra i lati postivi vanno segnalati un buon stile narrativo, non troppo pesante, e una parte di spicco data ai due droidi R2-D2 e C-3PO, spesso dimenticati dal resto degli autori. Dal lato negativo, un profondo disinteresse per la risoluzione del conflitto che va delineandosi, scolorito dal ripetersi di cliché ormai molto stanchi (un altro discepolo di Luke che si volge al Lato Oscuro, un altro rapimento di Leia, un'altra arma meccanica imperiale intenzionata a seminare morte e distruzione...). Inutile dire che, sventata la minaccia, tutto torna esattamente come era a pagina 1. Frustrante.


     The Corellian Trilogy: Ambush at Corellia, Assault at Selonia, Showdown at Centerpoint, di Roger McBride Allen, Bantam, 1995; inediti in Italia

     Che Han Solo fosse un contrabbandiere corelliano è noto anche ai fans più distratti. Ma dove fosse Corellia o che tipo di pianeta fosse era finora un altro di quei dettagli persi nelle nebbie dell'ignoto che avviluppano gli archivi segreti della Lucasfilm. A dare una risposta giunge McBride Allen, che scrive una lunga e complessa avventura per Han Solo che, assieme alla sua famiglia, fa ritorno al suo pianeta natale per affrontare la grave situazione di crisi che si è venuta a creare laggiù.
     Veniamo così a sapere che nel sistema di Han Solo esistono tre pianeti abitati (Corellia, Selonia e Center Point) e che tra gli abitanti dei sistemi sussiste un fragile e precario stato di non belligeranza dovuto a tensioni razziali e pregiudizi di ogni sorta. Un'entità misteriosa e spregiudicata si sta adoperando per intensificare gli odi interplanetari e scatenare una guerra civile. Tale entità si rivela essere un altro membro della famiglia Solo, il cugino di Han chiamato Thracken Sal-Solo.
     La trilogia corelliana si discosta dagli schemi dei romanzi precedenti quel tanto che basta per renderne la lettura interessante. L'aspetto più affascinante della storia è senz'altro la creazione del sistema di Corellia, della sua storia e delle razze che lo popolano. Un altro elemento degno di nota è il tentativo dell'autore di iniziare a delineare in maniera autonoma i caratteri e le personalità dei bambini della famiglia di Solo, riuscendo a fare un buon lavoro specialmente con Anakin, che dei tre si rivela essere quello più enigmatico e vagamente inquietante.
     Dal lato negativo, il parco già affollato delle Superarmi devastatrici si arricchisce di un nuovo acquisto, lo Starbuster, e la risoluzione di tutto il conflitto, lasciata appunto in mano ai bambini Solo, è ingenua e trita. La stessa figura di Thracken Sal-Solo, poi, cugino perduto e malvagio di Han Solo identico a lui nell'aspetto, è quanto di più feuillettonesco e telenovelistico si possa concepire. Pregi e difetti nella lettura della trilogia si bilanciano, dando come risultato un'opera mediocre, che forse non necessitava di tre volumi e oltre mille pagine per essere scritta.


     The Hand of Thrawn: Spectre of the Past, Vision of the Future, di Timothy Zahn, Bantam, 1998; inediti in Italia

     Tra alti e bassi, il ciclo di romanzi della Bantam si conclude con la chiamata in causa di colui che lo aveva aperto, Timothy Zahn. A tirare le fila di una sarabanda di vicende spesso strane e quanto mai diverse tra loro, Zahn richiama in campo tutte le sue creazioni, da Talon Karrde Mara Jade a Pellaeon, suggerendo un possibile ritorno anche di Thrawn. Com'è tipico dell'autore i suoi personaggi prendono il sopravvento sugli altri e fungono da veri motori della storia, coinvolgendo anche gli eroi tradizionali nella vicenda. Zahn mette in piedi ancora una volta un complicato intrigo politico e d'azione che manda in campo per un'ultima volta i resti dell'Impero contro la Nuova Repubblica. L'autore ama questo genere di scenari, ed effettivamente la lotta che si sviluppa tra le sue fazioni risulta ben studiata e accattivante per gli amanti del genere. Inoltre, a riprova che questa è veramente la chiusura del ciclo di romanzi, Zahn conclude l'opera apportando due modifiche non indifferenti al quadro globale della galassia: la stipulazione della pace definitiva tra le Forze Imperiali e Repubblicane e, udite udite, il matrimonio di Luke Skywalker, che impalma la stessa Mara Jade che molti romanzi addietro era partita con le intenzioni di ucciderlo. L'ipotizzato ritorno di Thrawn si rivela una montatura, e un vago suggerimento riguardo a una possibile minaccia sconosciuta proveniente dal di fuori del panorama galattico lascia aperto uno spiraglio per possibili ulteriori avventure.
     Se questa è una conclusione in sé sufficientemente soddisfacente per l'ampio ciclo di romanzi Bantam, meno gradevole è lo spirito con cui Zahn la affronta e la realizza: gli eventi dei volumi passati sono spesso trascurati o ignorati come se non fossero mai esistiti (forse, in certi casi, con buoni motivi) e solo i personaggi e gli eventi dell'autore tornano a rivelarsi preponderanti e fondamentali per le sorti finali della galassia (Zahn si concede anche una frecciata alquanto feroce nei confronti del collega fumettista e rivale Tom Veitch, memore dell'antico contrasto della vecchia trilogia con la Saga di Dark Empire).
     In ogni caso, con la fine definitiva della guerra contro l'Impero si chiude un'epoca sia nella storia della galassia che nelle vicende editoriali starwarsiane. Con l'avvento dell'Episode I le licenze dei romanzi tornano alla Ballantine, di antica familiarità con le cronache della Forza, e il primo libro, Vector Prime, di un nuovo ciclo intitolato The New Jedi Order, scritto da R.A. Salvatore, che riprenderà gli eventi là dove Zahn li ha abbandonati, è previsto negli USA per il novembre 1999.


     PARTE IV: Star Wars: EPISODE I


     The Phantom Menace, di Terry Brooks, Ballantine, 1999; in Italia: Star Wars Episodio I: La Minaccia Fantasma, Sonzogno, 1999

     Quando, dopo sedici anni, Star Wars torna sul grande schermo, l'attesa è molta anche per la sua versione romanzata. Stavolta, forte di un nome ormai leggendario e di un impero economico di proporzioni galattiche, la Lucasfilm può ambire a grandi nomi per vergare le pagine delle avventure di Qui-Gon Jinn, Anakin Skywalker e del giovane Obi-Wan Kenobi: il prescelto si rivela essere Terry Brooks, scrittore di grido nel mondo del Fantasy e della Fantascienza per aver creato la Saga di Shannara, una collana di romanzi di enorme successo di pubblico e di cassetta, che i più smaliziati trovano forse un pò troppo simile alla trilogia dell'anello di Tolkien).
     Anche se la storia, com'è ovvio, viene dettata da Lucas in persona, a Brooks va il compito di riempire i numerosi aspetti secondari che il pubblico ormai si aspetta dalla novelization: riflessioni interiori e motivazioni dei personaggi, scene inedite e aggiuntive, spiegazioni e dettagli di background, ecc. È un compito che Brooks assolve a tratti eccellentemente e a tratti con grosse difficoltà.
     Ottima è la caratterizzazione dei personaggi e la ricchezza delle loro riflessioni interiori: è noto ormai che gli attori del film, pur se di primo calibro, con un copione quanto mai rigido e una possibilità di aggiungere del proprio pressoché inesistente non siano riusciti a trasmettere più di tanto il lato umano e emotivo dei personaggi che rappresentano. Brooks nel romanzo supplisce ottimamente a questo, dotandoli in maniera assai più forte di sfaccettature, dubbi, debolezze, desideri, paure e speranze.
     Fanno la loro comparsa anche numerose scene tagliate che non hanno raggiunto la fase finale del film. Si tratta tuttavia di momenti molto brevi che aggiungono tuttal più uno o due minuti di scene d'azione o di dialogo, ma di sicuro non costituiscono quell'immensa mole di background sul passato dei personaggi, sulla storia della galassia e sulle origini di molte istituzioni che l'autore prometteva di offrire nel romanzo.
     Anzi, gli esiti, da questo punto di vista, sono assai poco soddisfacenti: un unico paragrafo di background sulla storia e sul passato dell'ordine dei Sith riesce a mandare all'aria da solo almeno una trentina di fumetti di Tales of the Jedi della Dark Horse, e diverse occasioni d'oro per risolvere o spiegare dettagli che nella pellicola rimangono assai nebulosi rimangono inutilizzate (come, ad esempio, il modo in cui Darth Maul riesce a rintracciare i fuggitivi su Tatooine).
     Si tratta, tuttavia, di finezze che noteranno solo i più accaniti o i più pignoli: il volume può comunque contare su una storia estremamente valida, uno stile eccellente e dei personaggi dalle altissime potenzialità, ed è, come i suoi predecessori, un compagno indispensabile per la versione cinematografica.


     PARTE V: PRODUZIONI PER RAGAZZI

     Parallelamente ai romanzi fin qui elencati vengono pubblicate anche diverse serie di racconti per ragazzi organizzati in varie collane. La natura di tali pubblicazioni andrebbe forse al di fuori dell'argomento trattato da questa guida, ma essendo (almeno in teoria) tali pubblicazioni sincronizzate e correlate al resto dei romanzi dai consueti parametri di continuità e coerenza, ne diamo una breve descrizione.


     The Young Adult Series: The Glove of Darth Vader, The Lost City of the Jedi, Zorba The Hutt's Revenge, Mission from Mount Yoda, Queen of the Empire, Prophets of the Dark Side, di Paul e Hollace Davids, Skylark, 1992; inediti in Italia

     Questa serie iniziale, che ha mosso i suoi primi passi ai primordi della resurrezione starwarsiana degli anni '90, mentre Zahn pubblicava il suo Heir e Veitch il suo Dark Empire, è un prodotto assai controverso e sofferto. Mirato ai lettori più giovani, ma facente uso comunque dei personaggi principali della Saga, mette gli eroi della Ribellione al centro di una stranissima e bizzarra lotta contro due fazioni Imperiali, il circolo dei Grand Moff e i Profeti del Lato Oscuro.
     Man mano che la "lotta" si snoda, fanno la loro comparsa creature e situazioni tra le più incredibili che sino state concepite nell'universo di Star Wars: Zorba the Hutt, il babbo barbuto di Jabba, Ken, un principino Jedi cresciuto in una città sotterranea di Yavin IV e nipote dell'Imperatore Palpatine; Trioculus e Triclops, mutanti con tre occhi rispettivamente figlio vero e figlio falso dell'Imperatore. E via dicendo. Avventure tipiche includono il salvataggio di una "balena" negli oceani del pianeta Mon Calamari, Han e Leia in fuga d'amore al Parco dei Divertimenti degli Ologrammi Fantastici, Lando e Zorba the Hutt che si giocano Cloud City a carte, la ricerca per il guanto perduto di Darth Vader e così via.
     Il difetto più imperdonabile di questa serie sta proprio nell'uso e nell'abuso che gli autori fanno della storia della galassia, dei personaggi principali e delle improbabili situazioni in cui si vengono a trovare, tanto è vero che questa collana viene di solito lasciata al di fuori della continuità ufficiale dell'universo starwarsiano e viene rigettata dagli autori per adulti, di fumetti o romanzi che siano. A sua difesa, però, va segnalata uno spirito ingenuo ed entusiasta che in alcuni rari momenti riesce a divertire e intrattenere, anche se nell'accezione più leggera del termine: quelle rare volte in cui lo spirito per bambini a cui è mirato il libro riesce a non scivolare nell'assurdo o nell'indecente, traspare una schiettezza di fondo che manca in molte delle produzioni più sofisticate.
     Una lettura forse mediocre, ma leggera e rapida, che non richiede gli stessi sforzi e le stesse aspettative di molte produzioni "adulte".


     Galaxy of Fear: Eaten Alive, City of the Dead, Planet Plague, The Nightmare Machine, Ghost of the Jedi, Army of Terror, The Brain Spiders, The Swarm, Spore, The Doomsday Ship, Clones, The Hunger, di John Whitman, Bantam, 1997-97; inediti in Italia

     Spopola, in America come in Italia, una serie destinata ai più piccoli che gioca con paure, orrori e mostri assortiti: Goosebumps, o (Piccoli Brividi nell'edizione italiana). Conscia del successo della serie, e desiderosa di offrire al mercato giovanile un prodotto che si differenziasse più possibile dalle stranezze della serie di The Glove of Darth Vader, la Lucasfilm ha varato la sua versione starwarsiana di Piccoli Brividi, una collana dal titolo Galaxy of Fear.
     I risultati sono stati quanto mai inaspettati e piacevoli per questa serie di racconti, che non solo ha evitato di ripetere gli errori dei suoi predecessori, ma ha anzi sfornato una serie di racconti di tutto rispetto che possono essere accattivanti anche per i lettori più grandi dall'occhio più aperto e disponibile.
     La saga, che si snoda stavolta attorno a dei personaggi originali, vede i due orfani Tash e Zak Arranda venire adottati dal misterioso zio alieno Hoole, che li coinvolge in una complicata e sinistra storia, riguardante esperimenti proibiti condotti da uno scienziato pazzo imperiale e i suoi molti progetti sparsi per la Galassia. Sventata la minaccia nei primi sei volumi del ciclo, il gruppo vive poi altre avventure a sé stanti nella seconda metà, ferme restando le situazioni macabre, paurose o da batticuore.
     Una trovata collaterale decisamente divertente consiste nell'affiancare, di volta in volta, ai protagonisti una "guest starring" della Saga principale, che può andare da Darth Vader a Boba Fett a Dash Rendar di Shadows of the Empire: una maniera simpatica di legarsi agli eventi delle atre produzioni senza gravare troppo sulla trama o compromettere i personaggi chiamati in ballo.
     La serie, riuscitissima per i lettori più giovani, è più che godibile anche per gli adulti, specialmente alla luce del fatto che viene tracciata una sottotrama più nascosta e complessa riguardante lo scienziato imperiale che attraversa tutti i primi sei volumi e va a formare una saga completa.
     Gli unici difetti che gli si possono rimproverare è proprio di essere una Saga limitata ai più giovani. Nonostante certe scene mozzafiato particolarmente riuscite risultino di sicuro effetto anche per i più smaliziati, in genere i molti tuffi al cuore che l'autore si diverte a far provare ai protagonisti sono ingenui o di breve durata, e in genere si sa che, muovendosi in un libro per ragazzi, la scena non si spingerà mai più in là di un certo limite. E ci si rammarica, perché il connubio Star Wars / horror sembra essere particolarmente felice. Si conclude la lettura dei volumetti chiedendosi quali potenzialità avrebbe una Saga starwarsiana mirata su esperimenti scientifici, clonazioni, incubi, virus, scambi mentali ecc. destinata a un pubblico adulto e con piena libertà di stupire, spaventare e inorridire. Chissà che in futuro...


     Young Jedi Knights. Heirs to the Force, Shadow Academy, The Lost Ones, Lightsabers, Darkest Knight, Jedi Under Siege, Shards of Alderaan, Diversity Alliance, delusions of Grandeur, Jedi Bounty, The Emperor's Plague, Return to Ord Mantell, Trouble on Cloud City, Crisis at Crystal Reef, di Kevin J. Anderson e Rebecca Moesta, Berkley, 1995-98; in Italia: Eredi della Forza, L'accademia del Lato Oscuro, Senza famiglia, Sperling & Kupfer, 1998-99; inediti gli altri

     Il prolificissimo Kevin J. Anderson non poteva astenersi dal lasciare il suo segno anche nel campo delle produzioni giovanili, oltre che in quello dei romanzi, dei fumetti e dei volumi di consultazione. Lo fa con questa lunga e fortunata serie di piccoli romanzi per ragazzi, che si spinge assai avanti nel futuro della Galassia di Star Wars: i gemelli di Han e Leia, Jacen e Jaina Solo, sono adolescenti e hanno iniziato il loro addestramento presso l'accademia Jedi dello zio Luke. Questa è la cronistoria delle loro avventure mentre muovono i primi passi nella vie della Forza. In un primo ciclo di romanzi i gemelli dovranno affrontare l'ennesima fazione imperiale capitanata da Brakiss, ancora un altro studente di Luke passato al Lato Oscuro della Forza. Nel secondo ciclo invece la minaccia di turno sarà costituita da una coalizione di alieni determinata a muovere guerra agli umani della Galassia, e tra i nemici di turno da affrontare farà la sua comparsa anche il cacciatore di taglie Boba Fett. Il terzo e ultimo ciclo, invece, vedrà i gemelli vivere una lunga avventura a fianco di papà Han Solo mentre ripercorre i luoghi della sua vita passata di contrabbandiere.
     Com'è tipico di Anderson, le sue storie attraversano l'universo di Star Wars in lungo e in largo incorporando e citando a ogni pagina alieni, personaggi, luoghi e eventi già introdotti in altre produzioni. Ancora una volta, la sensazione di trovarsi in un universo "conosciuto", coerente e consistente è piacevole ed è il maggior vantaggio che si può individuare nella serie.
     A suo discapito invece vanno le personalità dei protagonisti e gli sviluppi delle trame, edulcorati e saccarinosi oltre ogni discrezione, e che non azzardano mai a un barlume di complessità, di verosimiglianza o di sana umanità. Anche quando i giovani jedi e i loro amici vengono raffigurati in momenti di crisi o di dubbio risultano ugualmente asettici e intonsi, e la loro perpetua perfezione mina alla base ogni possibilità di tensione o di interesse prolungato. Il fascino di un personaggio sta nella sua evoluzione, e se viene presentato come completo e perfetto fin dall'inizio, le direzioni verso il quale avviarlo sono ben poche.
     I lettori più giovani potranno divertirsi con le avventure di Jacen e Jaina, e quelli più grandi potranno trovare un interesse più consono nei molti scenari, riferimenti e connessioni che Anderson fa al resto della galassia starwarsiana, il che rende la serie degna di rispetto, anche se non offre momenti epocali e degni di essere ricordati in modo particolare.


     Junior Jedi Knights: The Golden Globe, Lyric's World, Promises, Anakin's Quest, Vader's Fortress, Kenobi's Blade, di Nancy Richardson e Rebecca Moesta, Boulevard, 1995-97; inediti in Italia

     Assai analoga per struttura e contenuti è questa serie, mirata a un pubblico ancora più giovane, e che narra le avventure del terzogenito, Anakin, sempre all'Accademia Jedi dello zio Luke. Come richiede la serie, le trame che lo coinvolgono sono ancora più lineari e semplici, e ruotano principalmente attorno all'amicizia tra Anakin e Tahiri, un'altra piccola apprendista Jedi dal passato avvolto nell'ombra. A metà della serie subentrerà al posto della prima autrice, Nancy Richardson, Rebecca Moesta, moglie di Anderson e coautrice degli YJK. Quando questo accadrà, ovviamente, Anakin si avvicinerà al resto del mondo starwarsiano frequentando luoghi e eventi del mondo degli "adulti".


     APPENDICE: STAR WARS IN ITALIA

     Nella guida soprastante sono state indicate le edizioni italiane esistenti al momento di andare in stampa. Probabilmente altre edizioni usciranno nell'immediato futuro, essendo il mercato italiano lento ma intenzionato a seguire le pubblicazioni originali. L'elenco delle edizioni italiane è completo e aggiornato al settembre 1999.
     Va probabilmente fornito qualche cenno sulla colorita storia delle traduzioni alle quali vengono sottoposte tali pubblicazioni. Le edizioni italiane dei prodotti di Star Wars non hanno mai avuto vita facile. Le prime edizioni di romanzi, fumetti e film offrivano adattamenti e traduzioni completamente libere e indipendenti tra loro, offrendo al pubblico italiano memorabili chicche come "la guerra dei quoti" (per the Clone Wars), uno "stellopilota" (star pilot) e un quattropode Imperiale (l'Imperial Walker). Ma se all'epoca si trattava di sviste sporadiche per lo più perdonabili per la novità dell'argomento trattato, al momento della seconda ondata, negli anni novanta, le cose non sono migliorate.
     Pur vantando supervisioni e adattamenti coordinati da parte di intenditori, le edizioni di romanzi italiani continuano a soffrire di scelte infelici e approssimative che, nel migliore dei casi, soffocano e tarpano lo spirito e le intenzioni della versione originale, ma nel peggiore dei casi denunciano grossolane e divertenti sviste difficilmente spiegabili o addirittura comprensibili nell'edizione di casa nostra.
     Prima fra tutti svetta la dicitura "Jabba DE'Hutt" per indicare il vermiforme gangster di Tatooine, rimpiazzando il normalissimo articolo "The" che indica l'appartenenza alla razza con un prefisso nobiliare dei tempi andati. Altre perle comprendono Mara Jedi al posto di Mara Jade, uno "Snowspider" (ragno delle nevi!) al posto di Snowspeeder, un Principe Isolder che da corteggiatore (suitor) diventa nutrice (!) di Leia, e la storica frase di Yoda "Fare o non fare, non c'è provare" è diventata "Fare o non fare: non c'è che provare". Differenza mica da poco! Non perdiamoci poi negli elenchi dei nominativi: Leia, Han e Vader sono tornati alla loro forma originaria, ma R2-D2 e C-3PO rimangono ancora intrappolati nei loro pseudonimi C1-P8 e D-3BO...
     Richieste di maggior cura e di correzioni da parte degli appassionati non sembrano aver sortito effetti migliori. Per l'Episodio I viene promessa la massima qualità, ma l'anacronistica "Federazione dei Mercanti" che ha fatto capolino dalla Trade Federation originale al posto della più naturale Federazione Commerciale lascia presagire ulteriori gustose sorprese...


     Apparso su "Guida completa a Star Wars: da Guerre Stellari a La Minaccia Fantasma", Falsopiano, 1999





     Note:

(1) La curiosa scena sembra ispirarsi a una analoga tra Merlino e "Semola" (cioè il picolo Artù) nel disneyano La spada nella roccia.





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