C’è qualcosa di profondamente confortante nel suono dei mattoncini che si incastrano. LEGO Star Wars: Rebuild the Galaxy – Pieces of the Past, in arrivo su Disney+ il 19 settembre 2025, riparte proprio da lì: dal piacere del gioco, dal coraggio di mescolare i tasselli e dall’idea che l’universo di Star Wars possa essere serio quando serve e irriverente quando è meglio ridere. È un seguito in quattro parti che non si limita a replicare la formula del 2024, la spinge oltre con più personaggi, più libertà, più rischio creativo.

Una writers’ room che osa, un set vocale che respira
Gli showrunner Benji Samit e Dan Hernandez, con il regista Chris Buckley, hanno impostato la rotta con una regola semplice: ascoltare chi lavora al loro fianco. Si vede. Gaten Matarazzo e Tony Revolori tornano come i fratelli Sig e Dev Greebling e, questa volta, hanno potuto registrare insieme. La differenza si sente nella musicalità dei dialoghi e in quel margine di improvvisazione che rende credibili persino le gag più sopra le righe. È la stessa libertà che permette a Revolori di sporcarsi le mani con Darth Dev, prendendosi qualche rischio in più, e a Matarazzo di spingere Sig verso una maturità narrativa che, onestamente, ci voleva.
Due fratelli, stessa ferita
Sig non è più il ragazzo disorientato che ricordavamo. Porta con sé una spada arancione che non era da copione e che Matarazzo ha voluto con decisione. Non è un vezzo cromatico. È un modo per dirci che Sig appartiene a un territorio liminale, che il suo essere Jedi ha una sfumatura personale. Dall’altra parte c’è Dev, la cui discesa nel lato oscuro continua a interrogare il bisogno di appartenenza. Revolori lo racconta con una chiave che convince: non sta desiderando qualcosa di sbagliato, sbaglia nell’esecuzione. È uno scarto sottile, umano, che fa la differenza.

Camei, nostalgie e quel gusto da “solo con i LEGO puoi”
La serie gioca spudoratamente con i desideri del fandom, ma lo fa con intelligenza. Darth Revan fa il suo ingresso ufficiale nel linguaggio animato di LEGO; Jaxxon riaffiora dal fumetto come un coniglio verde che non chiede permesso e, a essere sinceri, fa bene. C’è anche l’azzardo di riunire gli Skywalker in modi che altrove sarebbero impraticabili. E Padmé Amidala rientra in scena in una trama piratesca che abbraccia con naturalezza l’assurdo, trasformandolo in motore narrativo. Il risultato è quella sensazione rara di “poteva succedere solo qui”.


L’autenticità dei mattoncini: graffi, impronte, memoria
Samit, Hernandez e Buckley pretendono che il mondo LEGO resti fisico, tattile. I mattoncini hanno graffi e impronte. Le costruzioni possibili sono solo quelle che potete creare davvero a casa. È una scelta estetica, ma anche etica: parlare di immaginazione senza perdere contatto con la materia. Accanto alle minifigure compaiono BrickHeadz, statue, modelli display. È lo scaffale di un collezionista che prende vita, e per una volta non è una metafora.

Venticinque anni di mescolanze felici
Il progetto si inserisce in una storia lunga più di vent’anni, dai primi set del 1999 alle serie animate e agli speciali che hanno fatto scuola, fino ai videogiochi che hanno ridefinito l’adattamento videoludico di una saga cinematografica. Rebuild the Galaxy pesca a piene mani da questa tradizione e la restituisce con una leggerezza consapevole: cita senza farsi schiacciare, diverte senza infantilizzare, mantiene quel baricentro emotivo che rende Star Wars riconoscibile a prescindere dal formato.

Perché funziona, davvero
Funziona perché mantiene la promessa. LEGO Star Wars è anarchico quanto basta, ma rimane Star Wars nell’anima. Ci si ritrova a ridere di Darth Jar Jar e, un attimo dopo, a seguire con attenzione una scelta morale che potrebbe appartenere a qualsiasi canon. È il classico momento in cui ti dimentichi di star guardando minifigure e resti solo con la storia, con i personaggi, con la voglia di vedere “ancora un pezzo”.

LEGO Star Wars: Rebuild the Galaxy – Pieces of the Past arriva su Disney+ il 19 settembre 2025. Tornano Sig, Dev, Jedi Bob, Yesi Scala e una manciata di volti che i fan riconosceranno al volo. Io ci sarò dal day-one, con la curiosità di chi non cerca la replica perfetta del passato, ma l’euforia del presente quando i pezzi, finalmente, combaciano.
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