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The Circle is now complete!
GuerreStellari.Net 15 maggio 2005


di Davide G. Canavero

Qui, alla fine di tutte le cose

Fa un certo effetto parlare di Star Wars come di un'esperienza conclusa. Abbiamo trascorso quasi trent'anni in un universo mitico senza il quale oggi il mondo del costume e del cinema non sarebbero gli stessi; e noi per primi non saremmo gli stessi, saremmo meno ricchi nell'animo e meno felici.
Oltre venti di questi trent'anni li abbiamo vissuti coltivando la prospettiva e il sogno di una saga in fieri che avrebbe trovato il proprio compimento in un futuro prossimo ma indefinito, il cui continuo spostamento in avanti ci cullava nella promessa di nuove meraviglie, nuovi estatici rapimenti, nuovi momenti sublimi. Due decenni vissuti nella strana sospensione tra il godimento di un mito glorioso e fin da subito leggendario e l'attesa di un suo auspicato rinnovarsi.
Abbiamo vagheggiato l'utopia di una nuova trilogia che si imprimesse nel nostro cuore lasciando un segno uguale o superiore a quello della Trilogia Classica. Il concetto stesso di "prequel" divenne familiare proprio grazie a quell'attesa, che aveva favorito la diffusione di questo neologismo ricalcato su "sequel": i nuovi film sarebbero stati "la madre di tutti i prequel", perché antefatti della "madre di tutte le trilogie", l'unica indicata con la T maiuscola. Prima di Star Wars raramente si parlava di "trilogie" cinematografiche: dopo, tutti vollero realizzare la loro. Similmente, prima di iniziare a parlare degli episodi I II e III mancanti alla saga indicandoli come "prequel", nessuno chiamava così film ambientati prima di altri; e pochi intraprendevano la stessa operazione di spingersi a ritroso nel tempo per trattare la genesi di una storia preesistente. Star Wars fece scuola nella terminologia e nella prassi cinematografica.
E tutti ne attendevano il ritorno.
Caricata come una molla, quest'attesa si scaricò con violenza sulle spalle di un film che non avrebbe dovuto, da solo, sopportare un simile peso, poiché era il meno adatto a farlo, il meno attrezzato a ereditare la leggenda di Star Wars con buona soddisfazione degli appassionati. Cosí, quasi nessuno fu completamente soddisfatto di Episode I.

I dubbi sulla qualità e poi sull'opportunità stessa di creare una trilogia di prequel iniziarono a insinuarsi nel fandom, aprendo una spaccatura -divenuta oggi incolmabile- tra tradizionalisti idealizzatori del passato ed esagitati prequel-entusiasti; con tutte le sfumature intermedie. Fin da subito fu evidente che sarebbe stata una trilogia discussa, forse troppo, capace tuttavia di innescare nel fandom, nel bene e nel male, una vivacità interna senza precedenti.
L'attesa del secondo prequel si fece particolarmente ansiosa proprio alla luce del primo controverso film. Episodio II avrebbe avuto sulle proprie spalle un nuovo tipo di peso: ovviamente il confronto con la Trilogia Classica, alla quale avrebbe dovuto iniziare ad avvicinarsi per colmare l'abisso stilistico ed estetico con Ep1, ma anche riscattare il presunto insuccesso artistico del predecessore, riportando "sul binario giusto" la saga e tornando "ai fasti del passato", e così via a forza di frasi fatte.
L'Attacco dei cloni sostanzialmente riuscì nell'impresa di essere un film piú maturo e oscuro, ma anche piú divertente, benché i suoi incassi risultassero inferiori e un gruppo minoritario di fan lo considerasse 'addirittura peggiore di Ep1'. Fu salutato come un indubbio passo avanti da pubblico e critica. Ma mancava ancora qualcosa e si iniziò a parlare di Episodio III come dell'ultima chance di ricreare il mito della prima grande Trilogia. Curioso notare come la fiducia nel film fosse forte anche da parte di molti che si dicevano apertamente delusi dai primi due: l'affetto e la speranza prevalevano, la fede nella saga e nelle sue potenzialità era dura a morire.

Una delle maggiori perplessità concerneva l'aspettativa per un numero spropositato di temi, eventi e misteri sui quali far luce che avrebbero dovuto concentrarsi in quest'utimo film: sarebbe riuscito Episodio III a sorprendere, emozionare, riscattare i tonfi o le incertezze dei predecessori e a rispondere a ogni domanda? Senza contare la risposta delle risposte, PERCHE' Anakin passa al Lato Oscuro generando il mito stesso della Trilogia Classica.
La risposta -la mia risposta- è "SI'", assolutamente sì.
Sorprende, perché tratta cose che già dovremmo conoscere in modo meno scontato del previsto.
Emoziona, indiscutbilmente, e ben più di un paio di volte come faceva Ep2.
Riscatta alcune debolezze dei primi due.
Risponde a tutte le domande essenziali e lascia alla libera interpretazione solo alcune cose non immediatamente rilevanti per la trama centrale della saga; la scelta delle cose su cui concentrarsi è stata perfetta.

La fiducia premiata

Sono lieto di non aver mai perso fiducia in Lucas, nonostante alcuni momenti di scoramento, dovuti soprattutto al confronto con le serrate e impietose requisitorie dei piú feroci detrattori - fan che si ritenevano traditi. Non ho perso fiducia e ho voluto aspettare per vedere dove voleva andare a parare la storia. Non ho cercato di giudicare troppo nettamente e subito, ho voluto lasciar parlare Lucas, lasciargli raccontare la sua storia attorno al fuoco, sotto le stelle, senza cercare di sovrastare la sua voce dicendogli come avrebbe dovuto raccontare, o affrettarmi a protestare che la prima parte della storia non mi aveva ancora preso il cuore completamente.
Ora ho raccolto i frutti della mia pazienza e della mia condiscendenza. Mi sono trovato premiato, e ampiamente. Episodio III è un gran bel film - chi non gli riconosce almeno questo statuto è irrimediabilmente prevenuto.
Un'impresa non facile nella quale questo film conclusivo è riuscito, a mio avviso, è quella di far rivalutare i precedenti, mostrando con coerenza le conseguenze ultime delle scelte operate dal regista in Ep1 ed Ep2, scelte a livello di trama spesso contestate. Il bambino del primo film angelico come un putto di un affresco rinascimentale, la sua bontà assoluta, la sua concezione da parte della Forza attraverso i mattoni della vita, i midichlorian, il suo attaccamento alla madre, a Padmé, il desiderio che le cose non cambino mai, la sua solitudine e lo smarrimento una volta privato della madre e del paterno Qui-Gon, la sua paura esistenziale, eppure la sua perdurante bontà e i suoi scrupoli, l'amore e l'attaccamento alla donna che ritrova e di cui si innamora perdutamente, la tenerezza adolescenziale tra i due, la morte della madre che non è riuscito a impedire, il giuramento di non permettere che una cosa simile si ripeta, il proposito di impedire che la gente che ama muoia e quello di diventare il Jedi più potente, la vendetta terribile e il pentimento, con la coscienza di non essere il Jedi che dovrebbe essere. Tutto, tutto trova compimento qui in Episodio III, perfettamente, in un meccanismo a incastro senza sbavature. Tutto fa comprendere che George Lucas, un genio bistrattato non solo da molti critici ma soprattutto dai suoi stessi fan, profeta schiaffeggiato e insultato in patria, aveva in mente in modo dettagliato tutta la trilogia dei Prequel fin dal momento in cui iniziò a scrivere Episodio I, in una visione coerente e compatta. E' andato avanti cercando di stringere i denti e non ascoltare gli insulti spesso gratuiti rivoltigli, che lo ferivano molto profondamente; ed ora ci mostra il frutto del suo lavoro, completo. Un affresco fantastico senza eguali.

Bittersweet symphony

Episodio III è un film dolce e amaro al tempo stesso. La sua dolcezza sta nel dare compimento a ciò che ogni fan di Star Wars ha sempre desiderato di vedere con i propri occhi; ma dopo tanta bellezza il sogno finisce, senza pietà, sul più bello, amaramente.
"E' finita", ecco cosa mi è capitato di mormorare con un groppo in gola davanti ai titoli di coda. Non c'è più niente da aspettare.
Niente da desiderare.
Io ho amato questa saga con tutto me stesso fin da tempi molto, molto lontani. L'ho scoperta in televisione su una rete locale inguardabile agli albori degli anni '80 (altro che proiezione digitale, era già tanto che si vedesse qualcosa), e da allora non ho fatto altro che aspettare. Aspettare disperatamente di rivedere ANH quando qualche emittente avesse avuto la bontà di trasmetterlo, cercandolo con lo stesso amore disperato di chi, dopo un colpo di fulmine, desidera ritrovare la persona amata della quale non possiede numeri o indirizzi, persa nell'oceano del mondo; quando, dove, come avverrà un altro incontro? Avverrà mai? C'è almeno un altro a cui piace o sono il solo?
Anche in seguito tutto continuò a essere un lungo, ininterrotto aspettare; aspettare TESB e ROTJ nel 1987, al loro primo passaggio televisivo come Trilogia unitaria; aspettare i nuovi film fin dal primo annuncio del 1991, in modo spasmodico, e un po' messianico, sì; aspettare l'Edizione Speciale della Trilogia, aspettare Episodio I per saggiare il nuovo stile di Lucas, aspettare Episodio II per veder maturare e decollare la storia, e infine aspettare Episodio III perché tutto si compisse, tutto fosse svelato e il cerchio aperto con le parole di Ben Kenobi nel primo film si chiudesse. Aspettare, aspettare sempre.

Orfani del sogno

Ogni volta che sono entrato in un qualsiasi cinema, fin dai primi anni '80, all'abbassarsi delle luci ho sempre immaginato che stesse per iniziare Star Wars, uno Star Wars nuovo, lo Star Wars più splendido, quello che doveva ancora nascere. Per decenni il "retropensiero" nascosto sulla faccia oscura di ogni film, era "...certo, però quando arriverà Star Wars...!", con il compiacimento di chi rinvia volentieri ciò che sa essere stupendo.
Un sentimento dell'assoluto, uno spleen da Romanticismo ottocentesco. Perché Star Wars non era finito, era il capolavoro del "già e non ancora", già capolavoro ma non ancora completo, ancora fonte di una promessa di bellezza e assoluto. Certo, di questo sentimento fa parte la stessa idealizzazione giovanile che induce altri -non me- a rigettare i primi due prequel. Ad ogni modo, benché in parte idealizzato, quello è stato ed è tuttora indiscutibilmente il Sogno per antonomasia, l'Assoluto impresso a fuoco nell'inconscio. Niente può cancellarlo.
Ma questa volta un evento scuote tutto, la consapevolezza improvvisa che non c'è più nulla da attendere. E ci ritroviamo orfani della saga più bella di tutti i tempi.

Un finale col botto

Insomma, com'è Episodio III? E' come lo avete immaginato, mi verrebbe da dire, anche se sono restio a metterla in questi termini. E se qualcuno lo avesse immaginato in modo molto diverso?
Ho un po' paura a parlare di capolavoro e perciò non lo farò. Stabiliamo per convenzione che non possiamo / dobbiamo definirlo capolavoro, per qualsiasi motivo vogliate: perché ha dei difetti, oppure perché è un prequel e quindi deve essere automaticamente inferiore alla Trilogia Classica, oppure ancora un motivo tutto vostro, spaziando dai pregiudizi alle scaramanzie più varie.
Diciamo semplicemente che è un bellissimo film che cresce in fascino, coinvolgimento, empatia e potenza visiva fino alla fine. E che comunque nella prima parte è già godibilissimo e frizzante, per poi incupirsi a poco a poco in modo difficilmente descrivibile attraverso termini di paragone, che nella saga di Star Wars, per come la conosciamo fino ad oggi, mancano del tutto. Momenti da "pugno nello stomaco" come quelli presenti qui non ci sono negli altri. Inutile cercarli. Quei momenti sono più numerosi e più intensi di tutti quelli visti fino ad oggi nella saga messi insieme, non c'è nessuna proporzione tra le scene drammatiche presenti qui e quelle degli altri film. Sotto questo profilo anche TESB non può reggere il confronto: vantava uno stile più raffinato, una maggiore eleganza grazie al minimalismo di allora? Probabilmente sì. Ma qui c'è TANTO, c'è TUTTO, c'è un delirio vorticoso di elementi; inframmezzato da pause in cui il dialogo è "spesso", possente ed essenziale, irrinunciabile e finalmente soddisfacente: rivela, conclude, sancisce. "Oh, finalmente!" è ciò che vi strapperanno alcuni scambi cruciali.
Per chi ha amato Ep1 ed Ep2 come me, Ep3 è un sabba emozionante e assolutamente magnetico, che stupisce e coinvolge. Il trionfo dei Prequel, e soprattutto la solida e soddisfacente giustificazione del perché siano stati realizzati. Tutto doveva confluire qui, e l'ha fatto.

Prequel style

Chi invece odia a morte lo stile di Lucas del 2000 ovviamente troverà anche qui alcune spie, però... però accidenti, Ep3 è Ep3. Per non riconoscerne almeno, come giudizio onesto minimo, la superiorità sui due predecessori bisogna avere davvero il paraocchi.
Ha difetti? Sì li ha, credo. Fatico a rievocarli dopo una sola visione, ma sicuramente ne ha. Anche stavolta l'appuntamento con la perfezione in terra è saltato. Il bello è che non c'è paragone coi primi due, neanche con il già maturo Ep2, e anche se i difetti ci sono, sono sublimati, perdono talmente di importanza che vi troverete, spero, a ridere delle critiche, liquidandole con un'alzata di spalle.

Anakin ieri oggi e domani

Anakin è il personaggio che mi ha sorpreso di più, quello che ha superato maggiormente le mie aspettative. Me lo immaginavo molto più bidimensionale, non so perché - e dire che non l'ho affatto odiato nei film precedenti. Ciò che mi ha sorpreso di più è stata la quantità di scrupoli che tormentano il suo animo buono, per gran parte del film retto da principi etici ferrei, molto più forti di quelli di tutti gli altri personaggi. Tutti. Sì, la cosa più sorprendente è proprio che Anakin è il personaggio più retto nel film che lo vede trasformarsi in un uomo malvagio. Varie volte Palpatine lo induce a fare cose malvagie, e Anakin rifiuta. In seguito saranno anche i Jedi a cercare più volte di spingerlo a fare qualcosa di sbagliato (per gli spoiler c'è la seconda recensione). E ancora il Prescelto rifiuterà, perché non è così che ci si comporta.
Un altro successo di Lucas è che si percepisce che questo Anakin è lo stesso bambino che in Ep1 voleva che le cose non cambiassero, non voleva staccarsi dai suoi affetti; e al tempo stesso si arriva a percepire, nella parte finale del film, che è lo stesso uomo che sta dietro la maschera del Sith più leggendario. Mi è stato domandato se si vede che Anakin è Darth Vader, se traspare: ho risposto sì, ma anche che si avverte che Darth Vader è Anakin, e questo è non meno importante.
La fusione è avvenuta. Sentire la voce immortale di Massimo Foschi che ci dà prova di non essere solo il Vader che ricordavamo ma anche l'Anakin che abbiamo imparato a conoscere recentemente è stata una delle (tante) emozioni del film, un'emozione straniante e bellissima. Una di quelle che hanno davvero chiuso il cerchio.

Ma alla fine... perché?

Anakin è un'anima pura, retta, ma destabilizzata dall'assenza di affetti autentici, molti dei quali ha perduto, e da un attaccamento morboso a quelli che rimangono. Da una parte cade nel male illudendosi. Ma dall'altra cova ambizione e conosce scatti di furia inquietanti, non c'è dubbio. Al momento buono, quando ha superato il punto di non ritorno, non conosce pietà pur di portare avanti l'idea della quale deve autoconvincersi per non soccombere ai sensi di colpa. Anakin cade perché cerca l'onnipotenza, cerca il controllo sulle cose, sulla vita, sul tempo, sulle persone. Le due lezioni contrapposte di Yoda e di Palpatine mostrano la natura dei Jedi e dei Sith nel loro rapporto col potere e la vita. Anakin infine sceglierà e noi proveremo compassione per il suo errore, capiremo perché abbia fatto quella scelta, anche se saremo ben lungi dal condividerla.

Risa e lacrime

Episodio III è contemporaneamente il film più aderente al modello stilistico che conosciamo e quello che da esso più si allontana. La prima parte è la più "starwarsiana" perché si richiama alla Trilogia Classica in stile, ritmo, ironia, ricchezza di azione. Qualcuno ha detto che ha un inizio degno dei ritmi di Indiana Jones, e devo dire che mi trovo perfettamente d'accordo. La seconda parte, invece, si spinge in territori del tutto nuovi, così oscuri che mai erano stati affrontati dai film precedenti.
Indubbiamente i Prequel hanno conosciuto un'evoluzione dei toni in senso polare. Ep1 non divertiva mai troppo e non colpiva mai troppo nel profondo. Ep2 conteneva al tempo stesso più umorismo e più drammaticità di Ep1, era più accentuato su un polo e sull'altro. Ep3 a sua volta prosegue su questa strada: i suoi momenti brillanti sono molto più brillanti e ironici di quelli di Ep2, per non parlare del dramma, che qui raggiunge i massimi storici per la saga.

L'interpretazione

Sono veramente nauseato dagli affondi gratuiti dei critici sulla qualità della recitazione. E' più che convincente ed è assolutamente in linea coi vecchi film. Sono migliorati tutti. Un caso a parte è quello di Ian McDiarmid.

McDiarmid

L'attore teatrale inglese meriterebbe almeno una nomination come miglior attore non protagonista. Anche se il concetto non è del tutto esatto: per molti versi, Palpatine è davvero l'incontrastato protagonista di questo film, lo domina con la sua figura multiforme. McDiarmid usa tutti i toni, dall'intrigante al mellifluo, dal paterno al seducente, dal duro al supplicante, dal ghignante al demoniaco scatenato. È una furia anche quando sta fermo, forse ancora di più. Sì, forse il protagonista del film è proprio lui.

Christensen

Alcuni lo odiano. Io non so dirvi se la sua interpretazione qui sia in grado di rovesciare un'antipatia consolidata nei suoi confronti. Io l'ho trovato perfetto e credibile in tutti i suoi stati d'animo.

Portman

Il suo ruolo è minore rispetto a Ep2 ma più importante e sentito; meno diluito. Ha dato il suo meglio.

McGregor

La sensazione che mi ha trasmesso -ed era in fondo ciò che ci si doveva attendere da lui- è stata quella di essere... Alec Guinness da giovane: il suo contegno britannico e sornione è perfetto. Recita attraverso tutte le gradazioni del sorriso: da quello più solare a quello più amaro. Al momento culminante sa esprimere il dolore per ciò che il personaggio ha fatto.

Jackson

Mace Windu emerge come personaggio a tutto tondo. Diventa più antipatico e più "cool", più "tosto" che mai. Ci troviamo per la prima volta a tifare per lui, ma quando ormai è troppo tardi.

Grievous

Devo rivederlo e rigiudicarlo ulteriormente: premesso che è un comprimario, come Darth Maul o Jango Fett, mi piace la sua caratterizzazione da corsaro, da Capitan Uncino dello spazio, non un semplice e banale droide che comanda altri droidi ma, grazie al tossire, all'ansimare e alla codardia un vero "personaggio" strutturato.

La guerra dei Quoti finita è

In linea di massima mi è piaciuto moltissimo. Vairano è un ottimo Palpatine, untuoso al punto giusto, e viene da chiedersi se non sia auspicaile un ridoppiaggio dei primi due prequel affidato a lui. Se ci riflettiamo, ci rendiamo conto che né Carlo Reali né Gianni Bonagura (Sidious in Ep1) sarebbero stati in grado di modulare le due voci di Palpatine, quella da Cancelliere dai modi cortesi e urbani e quella da Sith demoniaco e ghignante.
Anche Yoda mi ha convinto, quando sinceramente disperavo del tutto, dopo la morte del deludente Marcello Mandò (pace all'anima sua, ma era deludente, soprattutto in Ep1) e la smentita sul ritorno del classicissimo Silvio Spaccesi di tanti anni fa: Sandro Pellegrini, voce di Bubu di Yogi e Jigen di Lupin III, alla fine è perfettamente all'altezza, il più simile al glorioso Spaccesi! Cupo com'era sovente cupo Spaccesi in TESB. Fateci caso: in certi momenti sembra che imiti il suo collega di tanti anni fa. Il 10 e lode più imprevisto.
L'Anakin di Francesco Pezzulli mi è sembrato perfetto, ma anche in questo caso sono certo che alcuni non saranno d'accordo: c'è una nutrita schiera di fan che lo detesta cordialmente. Il mio giudizio vale quello che vale.
Francesco Bulckaen fa il suo onesto lavoro con Obi-Wan, ma Paolo Buglioni rifulge di più con Mace, che questa volta è chiamato su un terreno nuovo, viste le situazioni drammatiche nelle quali si trova.
Federica De Bortoli ha fatto del suo meglio, per quanto possibile. Con tutto il rispetto per lei e il suo lavoro, rimane la voce più piatta e deludente dei Prequel; ma la sufficienza la strappa ampiamente.
Devo dire che ho solo storto la bocca per l'adattamento di Trentini su "tracagnotto", ma è un peccato veniale, vista la comicità della scena in cui è usato. E poi in un film così si perdona questo e altro.
Lascio per ultimo lui, l'immortale Massimo Foschi, l'unico e inimitabile Darth Vader, pardon, "Fener". Il suo ridoppiaggio della scena dell'ologramma nell'edizione DVD di TESB non era impeccabile: era parso un po' moscio e smarrito, diciamo la verità. La continuità nella voce era preservata, ma il nostro orecchio attento notava la differenza. In Episodio III no: altra piccola sorpresa è il modo in cui suona la sua voce, giovane, aggressiva, grintosa, col classico piglio del Fener che ricordiamo. Sono una manciata di battute, ma sono perfette. Da un lato ci proiettano verso la Trilogia Classica, dall'altro ci sorprendono perché parlano del recente passato: ebbene sì, dentro il costume di Fener c'è sempre stato Anakin, questo Anakin.
Che vi piaccia o no.
Ultima nota sul doppiaggio: l'uso della voce di Foschi e dell'adattamento "Fener" dovrebbe garantirci finalmente -sospiro di sollievo- una grossa, grossa ipoteca sul mantenimento del meraviglioso doppiaggio originale della Vecchia Trilogia anche in futuro: il fatto che sia rimasto nel cofanetto DVD di recente pubblicazione era già un segno confortante, ma l'aggancio con Episodio III dovrebbe ipotecarne la conservazione. Se qualcuno si mettesse in testa di distruggere il doppiaggio della prima Trilogia, dovrebbe ridoppiare anche parte di Episodio III!

Dal momento in cui t'ho incontrata...

Dopo la parte iniziale, improntata all'azione e all'ironia, a diventare protagonisti sono i dialoghi. C'è molta esposizione, circa 20 minuti, o forse più. La differenza rispetto, ad esempio, a Episodio II, è che stavolta i dialoghi soddisfano per la loro solidità e per il modo in cui sono realmente funzionali alla costruzione della trama, non vanno mai a vuoto,per intenderci. Non ci sono battute inutili o sprecate. I pesanti dialoghi di Ep1 ed Ep2 avevano il difetto di non lasciar capire bene la trama, spesso estremamente complessa, e di concentrarsi talvolta su cose superflue o persino stucchevoli, a detta di molti. In Episodio III il doppio complotto incrociato diventa facile da seguire anche per i non appassionati; tutto è spiegato. Non è semplice, ma è chiaro, ed è ciò che conta. E, su questo fronte, le cose nel resto del film migliorano ancora: al momento opportuno, i dialoghi sanno farsi concitati prima e toccanti poi. Alcune frasi vi resteranno nel cuore, le citerete, come di rado accadeva nei primi due prequel.
Purtroppo le parole esatte che vengono pronunciate sono l'elemento che più facilmente si dimentica dopo una sola visione, quindi mi astengo ad altre considerazioni, che sarebbero premature.

Ritmo e montaggio

Episodio III parte in quarta, frena costringendo a seguire i complotti, ma permettendo di capire bene, poi riparte senza fermarsi un attimo, a rotta di collo, fino alla fine, in modo serrato e incalzante. C'è un senso di urgenza che è impossibile non avvertire. Non ci sono più salti indigesti fra allegri rotolamenti nel prato e porte che si aprono e si chiudono su Kamino.

Regia, fotografia ed effetti

La mia competenza tecnica non è sufficiente per affrontare in dettaglio questo capitolo. Inoltre, l'esemplificazione porterebbe pericolosamente in terreno di spoiler. Mi limito a dire che Lucas si concede questa volta alcuni tocchi di classe, licenze, piccole deroghe al suo stile di narrazione registica lineare: qualcosa che vagamente potrebbe fare il paio con la sequenza onirica del duello di Luke e Vader nella caverna su Dagobah, girata comunque da Kershner e non da Lucas. Inoltre, uno scambio di primissimi piani alla Sergio Leone che vi sorprenderanno moltissimo e vi strapperanno un sorriso per la probabile volontà di omaggiare il maestro italiano. Per quanto riguarda la spettacolarità mi trovo quasi in imbarazzo: descrivere a parole le sequenze più strabilianti e spettacolari che si siano mai viste sarebbe insopportabile. Basti dire che il dinamismo della "regia 3D" in questo film surclassa tutto, senza discussione. E' l'esperienza visiva più incredibile di sempre. L'Oscar per i migliori effetti speciali, visto che quello per la regia è impensabile, è d'obbligo, molto più che nel caso del non sempre impeccabile Ep2.
Gollum era realizzato in modo divino, nessuno può metterlo in dubbio. Ma qui ce ne sono dieci di Gollum: il Generale Grievous non sembra assolutamente appartenere al dominio del digitale, bensì al mondo fisico, una creatura digitale semplicemente perfetta. E Yoda ha compiuto un altro balzo in avanti verso il realismo assoluto. Standing ovation.

La carne al fuoco

Ce n'è tanta. Tantissima. Le preoccupazioni erano motivate. Ma io, alzandomi per uscire, non ho sentito dentro di me sollevarsi domande che non avevano trovato risposta. Tutto ciò che doveva essere chiarito è stato chiarito. O quasi. Si potrebbero nutrire delle curiosità ulteriori, volendo addentrarsi nel film con quello spirito analitico che mancava del tutto nell'approccio ai vecchi film: passandoli al setaccio come questi, anch'essi pongono molte domande insolute.
Tuttavia la sensazione di completezza e profondo svelamento è innegabile, l'esplicitazione a parole di tutte le problematiche chiave lascia soddisfatti.

La colonna sonora

La musica è prepotentemente protagonista del film, rivendica il proprio ruolo arrivando ad appropriarsi totalmente di numerose scene. Williams domina e sconfigge in duello Ben Burtt, riuscendo ad avere tutte per sé scene chiave, mute, musicali, grandiose. Star Wars non ha sempre bisogno di parlare con le parole, e qui si vede che è vero.

Tu chiamale se vuoi emozioni

Purtroppo il prezzo che deve pagare chi vuole evitare gli spoiler è perdersi le considerazioni su uno degli elementi fondamentali del film, le emozioni. Tutto può essere perfetto, ma se poi il film risultasse freddo...
Nessun fan può trovare freddo Episodio III. E' pressoché impossibile se si è amato Star Wars almeno un po' fino ad oggi. Ci sarà chi ci riuscirà, non ne dubito, ma la maggioranza uscirà con le lacrime agli occhi, cosa che è stata confessata persino da parte di non-fan e di gente che ha trattato il film con un prevedibile distacco. Eppure... avevano i lacrimoni anche loro.
Questo dovrebbe dirvi qualcosa.
Il sottoscritto ha trascorso quasi tutta la seconda metà del film col groppo in gola. Chi vuole saperne di più trova i dettagli nella recensione gemella di questa.

Il lato oscuro del fandom - astenersi detrattori convinti

Non ho intenzione di illudere nessuno che si tratti di un capolavoro assoluto e incontestabile. Dovrete stabilire da soli se per voi lo sia. Capolavori oggettivi non esistono, del resto.
A chi vuole sapere se questo film ha gravi cadute di tono risponderò no, non ne ha, soprattutto nella seconda parte, di una perfezione cristallina. Ha battute di dialogo indigeste? Forse un paio, ma sovrastate e cancellate da mille altre cose stupende. Andate a vederlo sereni e rilassati, e godetevelo, una buona volta.
Tuttavia bisogna dire le cose come stanno. Non fatevi illusioni, chi ha detestato a morte Ep1 ed Ep2 non è detto che non detesti anche Ep3, presto o tardi, nonostante l'enorme balzo in avanti compiuto: ho verificato personalmente che una persona che ha odiato i primi due era molto colpita dalla Vendetta, e questo è incoraggiante; eppure tanti lo rinnegheranno come Ep2, temo, dopo una prima fase di incerta ammirazione. I difetti veri o presunti -al limite non conta- dello stile del Lucas del Duemila continuano ad esserci (benché solo in parte) e continueranno a essere odiati dalle stesse persone (benché solo in parte).
Non ho certezze in merito, solo sensazioni.
Vedrete che presto la "vulgata" del giudizio sul film sarà grossomodo: "un ulteriore piccolo passo avanti, ma sempre anni luce dietro la Trilogia", non perché sia un giudizio basato su dati reali o ragionevoli, ma perché suona bene. La metà dei giudizi si basa su luoghi comuni, due terzi di quelli negativi su frasi fatte, schemi predigeriti che è comodo applicare senza rimetterli in discussione. Rianalizzare e ripensare tutti i Prequel in modo umile e meticoloso, oltre che senza prevenzioni, è un lavoro che pochi vorranno fare. Si potrebbe aprire una parentesi su quanti parlino male di Ep1 ed Ep2 senza averli rivisti ormai da anni; ma non divaghiamo, perché è un discorso amaro e ci porterebbe lontano.

Due capolavori per due epoche

La mia opinione personale è che Lucas abbia creato due grandi capolavori registici nella sua carriera. Il primo fu A New Hope, film perfetto e leggendario, film assoluto, il film della vita. Della sua e della nostra. Ma ANH è un film molto semplice, diretto, naif. Revenge of the Sith è l'altro capolavoro del regista, ma per ragioni diametralmente opposte: è un film estremamente denso e complesso, profondamente diverso dal capostipite nello stile. E' il film più maturo di Lucas sotto tutti i punti di vista.
Ed è quantomeno l'episodio della saga più bello da TESB ad oggi, su questo non credo si possa obiettare. Be', si fa per dire, naturalmente. Si obietterà su tutto, ci sarà chi lo bollerà come il peggiore di tutti, ovviamente, ma questo supera le mie forze e la mia voglia di discutere. Gli anni dei Prequel sono stati estenuanti, personalmente sono esausto.
Mi dispiace per coloro che ritengono TESB superiore a livello emotivo: temo siano vittima di un pregiudizio in virtu' del quale nessun film puo' superare L'impero, anzi nessun film deve farlo: nonostante alcuni preferiscano pensarlo per non rimettere in discussione le proprie convinzioni, le emozioni che un film come La vendetta suscita non hanno precedenti in nessun film della saga. Se TESB era avventuroso e misterioso, e poi drammatico nelle scene finali, a ben vedere solo due, il congelamento di Han Solo e la rivelazione di Vader a Luke, due scene chiave bellissime, ROTS offre una sequenza di momenti drammatici molto più lunga e articolata; di nuovo, perché il film è estremamente più complesso e denso.

Un voto? Ma sì, perché sottrarsi al gioco del voto. Il mio voto è realisticamente 9 su una scala assoluta; rispetto allo stile del Lucas del 2000 è 10. Oggi, il regista non poteva fare di meglio, forse. ROTS è sicuramente lo stato dell'arte dei Prequel. E qualcuno dirà "lo stato dell'arte della spazzatura, cioè niente più di un film a mala pena guardabile".
Insomma, non pensate di andare a vedere un altro film della Trilogia Classica. Quell'epoca è tramontata. Se credete che possa esistere grandezza e bellezza anche in uno stile completamente diverso, allora bene, la troverete proprio in ROTS. Ma se siete fra coloro che nutrono la convinzione che "la magia si è persa tanto tempo fa in una galassia lontana lontana" (altro cavallo di battaglia letto un milione di volte in un milione di critiche) allora Episodio III per voi ha perso in partenza.
In ogni caso, avrete smesso di soffrire.

Per quanto mi riguarda, ora esistono due Trilogie anziché una sola. E oltre a questi due tesori ce n'è un terzo: una lunga, splendida Esalogia, un'opera unica, senza precedenti, un classico la cui genesi abbiamo avuto la fortuna di vivere in diretta. Non so voi, ma io lo racconterò ai miei nipotini attorno al fuoco, e non credo che a loro importerà molto di tutte le nostre vacue discussioni.






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