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CLONE WARS:
EPISODIO 25


di Davide G. Canavero

    EPISODIO 25

     Trama:
     Tra le strade di Coruscant la battaglia infuria sempre di più, mentre legioni apparentemente senza fine di droidi di ogni tipo avanzano inarrestabili. Un esercito di cloni li affronta sull'ala destra, mentre sull'ala sinistra... i Jedi. Cioè due Jedi. I due Maestri invincibili.

     Yoda a cavallo di un animale guizza in mezzo ai nemici facendone strage, mentre Mace Windu combatte valorosamente e usa la spada laser per deflettere i colpi e persino rifletterli addosso ai droidi. Appena hanno modo di condividere le loro riflessioni sul combattimento in corso, i due maestri si accorgono di aver notato la stessa cosa: è un attacco strano, su vasta scala, ma senza tentativi di assaltare obiettivi quali il Tempio Jedi. Un diversivo per distogliere l'attenzione dal vero obiettivo: Palpatine! Mace dirotta una cannoniera e la usa per cercare di raggiungere il Cancelliere in pericolo.

     La fuga di Shaak Ti, Foul Moudama e Roron Corobb con Palpatine prosegue a perdifiato per cunicoli e tunnel sotterranei della metropoli planetaria. Giunti a un convoglio sferico che promette di condurre a un bunker di massima sicurezza, Shaak Ti lascia proseguire gli altri e si sacrifica per trattenere gli inseguitori; si congeda tristemente dai compagni Jedi, mentre Palpatine benedice il suo sacrificio come degno di essere ricordato negli annali; il suo sarcasmo è dissimulato alla perfezione. Shaak Ti resta in attesa, nel tunnel, finché vede emergere dal buio un'orda di Magna Guards del Generale Grievous...

     A Nelvaan i guerrieri indigeni alterati e controllati dalla Tecno Unione minacciano Anakin, che inizialmente deve difendersi. Uno di loro però, non totalmente trasformato, si libera e lo aiuta a liberare anche gli altri dalle protesi e dagli impianti bionici che li soggiogavano nel fisico e nella mente per fare di loro cyborg da usare in guerra. Poi indica ad Anakin la fonte di energia usata per gli esperimenti: è un cristallo, che dovrà essere distrutto. Solo lui, l'atteso eroe dalla "mano fantasma", potrà riuscirci, liberando i nelvaan dal male che afflige loro e la loro terra.

     Mentre il convoglio diretto al bunker segreto percorre a vertiginosa velocità il lunghissimo tunnel, Palpatine siede in tutta calma, senza tradire le proprie intenzioni alla presenza dei Jedi alieni che lo assistono. Intanto Shaak Ti è impegnata in un duello all'ultimo sangue con decine di Magna Guards, che per un po' riescono anche a privarla della sua spada laser. Mentre combatte senza un istante di respiro tenta di percorrere il tunnel e guadagnare terreno. È una lotta disperata, nella quale la Jedi si distingue ancora una volta per il suo straordinario eroismo - e la sua altrettanto sorprendente destrezza.

     Nell'impianto della Tecno Unione su Nelvaan, Anakin si arrampica fino al reattore che sfrutta l'energia del cristallo: è inglobato in un potente campo d'energia sferico che la spada laser del Jedi non riesce a penetrare. Skywalker è costretto a raggiungere il cristallo con il proprio braccio bionico, a prezzo però di un dolore lancinante e del danneggiamento della protesi. Il cristallo è alla fine frantumato, ma il braccio artificiale rimane distrutto. L'intero complesso inizia ad andare in pezzi.

     I guerrieri nelvaan, liberi dalla schiavitù ma ormai deformati, fanno piazza pulita di droidi, mentre sotto terra gli impianti esplodono. Anakin, colmo di rabbia, stermina uno ad uno tutti gli skakoani della Tecno Unione responsabili degli orribili esperimenti. L'ultimo viene sollevato da terra e strozzato con la Forza. Con il Lato Oscuro, per la precisione. I guerrieri nelvaan rimangono atterriti dalla furia omicida del loro salvatore, poi lo acclamano, inneggiando, nel loro idioma, alla "mano fantasma"; si liberano dalle protesi bioniche che hanno sostituito i loro arti naturali, con singolare analogia a quanto accaduto al loro atteso e mistico salvatore Jedi.

     Tutti insieme fanno ritorno al villaggio, dove però le donne e i bambini non sono pronti ad affrontare la realtà: i loro mariti e padri sono diventati irriconoscibili, sfigurati, sovradimensionati, mutilati e sconvolti nella mente. Sono mostri. Tocca ai bambini, con la loro innocenza, rompere il ghiaccio e ristabilire un legame. Con difficoltà, quel popolo ferito tornerà alla normalità. Una delle cicatrici profonde che la Guerra dei Cloni ha fatto, con il suo uso disumano e perverso della tecnologia ai danni della natura, lentamente si rimarginerà. Anakin però è rabbuiato.

     Obi-Wan gli chiede della sua esperienza nella grotta, e il giovane accenna alla visione che ha avuto, senza svelarne i dettagli. Ma chiede a Kenobi se secondo lui i nelvaan riusciranno a ritornare alla loro vecchia esistenza: Obi-Wan ritiene di sì, nella misura in cui ognuno di loro saprà accettare se stesso.

     Nel sottosuolo di Coruscant il velocissimo convoglio si ferma. Palpatine è aiutato da Foul Moudama e Roron Corobb a passare i pesanti portali che proteggono il super bunker per mettersi definitivamente al sicuro. Purtroppo ad attenderli all'interno, nell'oscurità, c'è il Generale Grievous. I due Jedi ingaggiano un duello disperato col mostruoso cyborg, mentre Palpatine si mette in un angolo, a osservare con attenzione quanto accade, non troppo turbato dagli eventi.
     Nel tunnel Shaak Ti vede le Magna Guards ritirarsi all'improvviso e capisce cosa sta accadendo: la sua fuga per raggiungere il bunker, resa fulminea dalla Forza, è inutile: i suoi due compagni stanno soccombendo. Quando Grievous sdoppia le proprie braccia e utilizza quattro spade laser (trofei di altri Jedi uccisi) tutto ciò che Moudama e Corobb vedono è un turbinare di luce contro il quale non c'è più nulla da fare. Uno dopo l'altro i due generosi e coraggiosi maestri cadono.

     Grievous afferra senza troppi complimenti il Cancelliere Palpatine, che ostenta sicurezza di sé, ma sa bene che il Generale non è al corrente di tutte le trame oscure che si celano dietro ciò che sta accadendo. Shaak Ti sopraggiunge ma è impotente: Grievous la afferra per la gola e la sbeffeggia con sarcasmo, sottraendole la spada laser e mettendola... letteralmente alle corde.

     Il Generale conduce il Cancelliere sul proprio shuttle quando sopraggiunge la cannoniera dirottata da Mace Windu per accorrere in soccorso: il mezzo è abbattuto ma il Maestro atterra e affronta Grievous, che sguaina all'istante tutte le spade laser che ha per coprire la sua fuga. Non c'è lotta: Windu riesce solamente, con la Forza, a far accartocciare la cassa toracica del cyborg, riuscendo per la prima volta a infliggergli dei danni fisici, ferendo la parte organica dell'essere, che tossisce accusando il colpo e che si porterà dietro questa menomazione da lì in poi.
     Mentre lo shuttle prende quota, Mace tenta un ultimo disperato assalto con un balzo prodigioso, difendendosi dal fuoco contro di lui; ma non serve a nulla, il Cancelliere è ormai a tutti gli effetti un prigioniero di guerra, il più illustre ed eclatante che i Separatisti potessero fare.
     Nel bunker Mace può solo prendere atto della morte dei due Jedi, ma trova Shaak Ti viva, prigioniera di lacci d'energia e conscia del proprio -incolpevole- fallimento.

     Di ritorno dalla missione a Nelvaan, Anakin e Obi-Wan sono a bordo di una nave della loro flotta. Skywalker ha rimpiazzato il braccio bionico perduto con una nuova protesi artificiale dal look più minaccioso della precedente.
     Obi-Wan ammonisce il suo ex padawan che la prova più difficile che un Jedi possa affrontare è guardare in se stesso: può capitare di vedere cose che non piacciono, ma questi aspetti non sono scolpiti nella pietra; sono le scelte a dare forma al futuro di ognuno.
     Non c'è tempo per la filosofia, la Storia incombe: Mace comunica ai due eroi Jedi cosa sta accadendo a Coruscant, l'assedio alla capitale galattica e la clamorosa cattura del Cancelliere Palpatine. Anakin e Obi-Wan si lanciano allora nella missione più grande, il contrattacco che dovrà impedire alla flotta separatista assediante di fuggire portandosi via il Cancelliere.
È tempo della vendetta, è tempo di Episode III.



     Commento:
     L'episodio conclusivo della serie animata porta a compimento i filoni narrativi aperti nelle puntate precedenti e prepara splendidamente il terreno a Episode III: Revenge of the Sith, conducendoci di fatto ai fotogrammi inziali del film.
Al di là degli spettacolari combattimenti, che occupano un posto importante e sanno avvincere, il tema che segna questo 25° e ultimo episodio è quello del recupero di sé e della propria identità perduta. Nel caso del protagonista della saga si tratta di un investimento per il futuro, poiché Anakin non tornerà al proprio vero io se non dopo lunghi anni e molte travagliate vicende. Eppure è già qui, fin da ora, che egli avverte che qualcosa sta cambiando dentro di sé: Anakin è turbato dalla visione avuta nella grotta e capisce che sta precipitando in una spirale, simile ai segni labirintici che si è fatto tatuare dai nelvaan. Prima Dooku, ora la missione per salvare gli indigeni: qualcosa di sé gli è strappato ed egli perde pezzi della propria umanità, morale ma anche fisica, ricevendo in cambio potere, sempre maggior potere; e collera. Le spire del Lato Oscuro lo stanno avvolgendo davvero, come il male tentacolare della visione.

     A un certo punto Anakin sembra disperare di poter recuperare la sua vecchia esistenza, e chiede a Obi-Wan proprio questo: se è possibile che chi, come i guerrieri nelvaan, si è trasformato in un mostro, possa tornare indietro ed essere ancora amato; e parla di sé, ormai. Il tema è profondo e riveste un'importanza assolutamente centrale nella saga: in Return of the Jedi lo stesso Obi-Wan, ormai spirito, dispererà di poter redimere Anakin / Darth Vader, con la scusa che è più una macchina che un uomo, e che è contorto. Ma sarà lo stesso Anakin a credere di poter tornare quello che fu, per amore del figlio. Sia Padmé ora che Luke un giorno sapranno amare Anakin / Vader pur scorgendo in lui il mostro: proprio come i bambini della tribù nelvaan coi loro padri, essi sapranno vedere che "c'è del buono in lui". "Non posso ucciderlo / è mio padre!".

     Lungi dall'essere una vicenda a sé stante e bislacca, quella della "redenzione" dei disumanizzati indigeni nelvaan è una "favola a incastro" nel tessuto narrativo della saga, che ne simboleggia in piccolo uno dei temi portanti: il ritorno dal male, il recupero dell'umanità perduta.




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