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Episodio I: il saccheggio fantasma?

di Davide Canavero


     L'ipotesi di lavoro alla base di questa sezione del sito è che i film di Star Wars sono pieni di citazioni, tanto a livello contenutistico che estetico; e, a monte, sta ovviamente l'idea che la citazione e la tecnica allusiva siano non solo lecite ma addirittura parte essenziale di ogni grande opera.
     Tuttavia, nel caso de La Minaccia Fantasma, ci troviamo di fronte ad alcuni casi in cui più che di citazione sembra si debba parlare di furto. Nulla di scandaloso, sia chiaro; nel mondo antico il concetto di proprietà intellettuale era addirittura sconosciuto. Ma nel nostro tempo le cose vanno diversamente: se ci si impossessa —ad esempio— di un determinato design, riutilizzandolo senza dare credito all'autore originario, si commette quantomeno una scorrettezza; fino ad arrivare talvolta, in presenza di un plagio spudorato, a una vera e propria violazione dei copyright; con ovvie conseguenze sul piano legale.

     Facciamo due esempi di semplici "citazioni", sempre lecite e ben accette. Esse provengono da due modelli che notoriamente fanno parte dell'immaginario di Lucas, modelli ai quali il regista ha raccontato esplicitamente di essersi ispirato e ai quali ha tributato più volte omaggi diretti e indiretti, comunque ben riconoscibili all'interno della saga; si tratta di Flash Gordon e dei film di Akira Kurosawa.
     Cominciamo dal regista giapponese. Questa scena de Il trono di sangue di Kurosawa, 1957 (basato sul Macbeth shakespeariano), è oggetto di una citazione visiva abbastanza evidente, a patto ovviamente di possedere un'adeguata cultura cinefila. La somiglianza tra la disposizione dei samurai a cavallo che escono dalla nebbia e l'analoga situazione dell'esercito gungan in TPM è notevole, specie se quest'ultima scena viene vista in bianco e nero: messe sullo stesso piano le due inquadrature appaiono quasi identiche, confermando che si tratta di una citazione "registica" in piena regola.




     Il secondo esempio di citazione "onesta", cioè da un modello dichiarato (e non importa quanto sia difficile scoprirla), proviene da un vecchio film di Flash Gordon: a essere tolto di peso dall'ingenua sci-fi del passato per essere trapiantato ne La Minaccia Fantasma è un semplice schermo, sul quale compaiono delle immagini con un effetto "liquido" a onde concentriche: nell'Episodio I la scena si svolge sul ponte della nave madre neimoidiana e prelude al dialogo tra il viceré della Federazione Nute Gunray e la regina Amidala. La citazione visiva è innegabile: anche questo è un rapido tributo a un modello caro all'Autore.


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     Ma, come anticipato, ci sono casi in cui più che di una citazione, intesa come esplicito omaggio a un modello dichiarato, si dovrebbe parlare di appropriazione indebita condotta nella speranza di non essere scoperti. Infatti copiare la forma di un'astronave in fase di preproduzione (quando si progetta ogni particolare a mente fredda) è tutt'altra cosa dal "citare" registicamente una scena; e lo è soprattutto nel caso di Star Wars, che non ha mai avuto bisogno di copiare nulla in fatto di design e, anzi, ha fatto scuola con la sua estetica geniale, mostrando sempre "cose mai viste prima", con uno stile che definire originale è davvero poco (si veda la sezione "Stile" dell'Athenaeum). Ma in Episodio I, rincresce dirlo, qualche design è stato effettivamente copiato altrove. È ciò che accade con le navi da sbarco C-9979 della Federazione del Commercio, rubate al cartone animato giapponese "Nausicaa nella valle del vento", come appare evidente da queste foto:





     Altro caso sospetto è quello illustrato dalla foto seguente. I droidi ai box di TPM sarebbero pesantemente ispirati ai robot —che tuttavia sono privi di gambe— di questo non meglio precisato cartone animato (in attesa di ulteriori informazioni):




     Diverso è il caso della probabile fonte d'ispirazione dei droidekas, i droidi distruttori usati dalla Federazione del Commercio: di vero plagio non si può parlare, al massimo di una vaga autocitazione. Il prototipo del droide che si sposta rotolando e che si ferma aprendosi per sparare sarebbe il Ballistic, uno dei robot controllabili nel videogioco Metal Warriors, prodotto da LucasArts e Konami nel 1994 per SNES.





     Ma in compenso c'è un terzo caso di autentico furto ne La Minaccia Fantasma, che ha persino superato i confini della disquisizione tra appassionati, facendo parlare di sé anche su qualche giornale americano: si tratta della scena finale del film, la parata vittoriosa a Theed dopo la liberazione di Naboo, con un corteo di gungan, un preistorico fambaa che transita sotto un arco di trionfo, decorazioni floreali come se piovesse... insomma, la minuziosa trasposizione filmica di una famosa tavola di Dinotopia, serie di libri illustrati ambientati in un fantastico "Mondo Perduto" in cui convivono uomini e dinosauri.




     Anche il concetto di una favolosa città collocata su immani cascate, quale è Theed City, è parso ad alcuni provenire direttamente dalle tavole di Dinotopia, come mostrato qui sotto. Benché si tratti di un'idea molto più generica della precedente (detto per inciso anche il sottoscritto aveva immaginato una città simile, in un racconto scritto da ragazzino!), tenendo conto dell'innegabile dipendenza della scena della parata dal modello in questione, è plausibile indurre che forse anche quest'ardita idea urbanistica è giunta ai grafici di Lucas proprio dalle tavole di Dinotopia piuttosto che dalla loro immaginazione.





     La questione del plagio di Dinotopia fu sollevata da più parti con accenti critici già all'uscita dell'Episodio I; ma non dall'autore delle tavole in questione, James Gurney, il quale si comportò egregiamente, dichiarando di non condividere le accuse di furto rivolte a Lucas, l'opera del quale, anzi, disse di apprezzare sinceramente; e di essere onorato che il regista si fosse ispirato ai suoi lavori, benché senza citarlo. Pare che Lucas abbia telefonato immediatamente a Gurney dicendosi dispiaciuto che la cosa avesse potuto danneggiarlo. Gurney non si pose neppure il problema di passare alle vie legali. La questione si risolse senza incidenti: benché la Lucasfilm non abbia riconosciuto ufficialmente Dinotopia come forte fonte d'ispirazione, James Gurney ha parlato della vicenda con grande serenità all'interno del suo sito ufficiale.

     Ma ci sono citazioni molto più evidenti di quelle elencate finora: veri e propri omaggi resi a celebri film anni '50. Innanzitutto, La minaccia fantasma metabolizza e reinventa nella trama del suo tessuto narrativo, irto come tutti i film di Star Wars di rimandi eterogenei, stralci importanti di Ben Hur, il colossal del 1959.
     Il più evidente e celebrato è la corsa dei pod, figlia della corsa delle bighe in cui duellano Ben Hur e Messalla: il loro confronto ispira la rivalità tra il piccolo Anakin e la sua nemesi Sebulba, il quale, come Messalla, elimina tutti gli avversari ricorrendo a trucchi scorretti.
     Anche la foggia degli stessi pod (sgusci, nella traduzione italiana) richiama apertamente quella di una biga con due cavalli aggiogati, sostituiti con due propulsori jet, e le briglie.




     Si ipotizzano pure debiti più sottili, come l'aver mutuato il discorso dell'Imperatore Palpatine a Luke in ROTJ ("Bene, percepisco la tua ira... Il tuo odio ti ha fatto potente...") da un analogo discorso a favore dell'odio pronunciato da Messalla: "I tuoi occhi sono pieni di odio, è un bene. L'odio mantiene vivo l'uomo, gli dà forza".

     Ma non finisce qui: il personaggio di Watto è stato quasi interamente ricalcato su quello di Sheik Ilderim, l'arabo basso, tarchiato e intrigante che sponsorizza Ben Hur nella corsa, facendolo gareggiare con i suoi pregiati cavalli bianchi —l'equivalente del podracer di Watto— e scommettendo su di lui, in maniera speculare al suo erede toydariano, che alla fine scommette su Sebulba e non su Anakin.

     Ci si è spinti fino a scolpire i tratti del personaggio creato al computer su quelli di Hugh Griffith, l'attore che interpretò la parte di Sheik, e di mutuarne anche la parlata con forte accento levantino (grazie al brillante doppiaggio di Andy Secombe nella versione originale e degli altri doppiatori nelle varie lingue).




     Infine la parata finale a Theed si richiama da vicino alla pompa magna vista proprio in Ben Hur, con tanto di cittadini festanti, bandiere, cesti di fiori e petali che piovono. Ma l'identità è molto forte anche con una scena de La caduta dell'Impero Romano (a sinistra), 1964, di Anthony Mann (dove tra l'altro Alec "Obi-Wan" Guinness interpretava Marco Aurelio (1) ).



     Un altro film dei gloriosi anni '50 pesantemente saccheggiato (si veda lo studio L'attacco dei registi mutanti from outer space su questo sito) è Il pianeta proibito, 1956, pietra miliare dotata ancora oggi del suo fascino originario, assolutamente intatto.
     Il generatore degli hangar di Theed ne La minaccia fantasma, dove di svolge il duello tra Darth Maul, Qui-Gon e Obi-Wan, sembra una rievocazione della inquietante città dell'antichissima razza dei Krell: i ponti sospesi, le piattaforme circolari e i fasci di energia parlano chiaro.

     In un'altra scena un mostro di energia passa attraverso lo spesso metallo di una porta krell fondendolo, proprio come fa Qui-Gon grazie alla spada laser sulla nave della Federazione: si tratta, come nel caso dei Mercanti, di portali sovrapposti che si chiudono in varie direzioni.




     Concludendo questa breve carrellata è d'obbligo precisare un punto fondamentale: per quanti possano essere gli elementi di un film di Star Wars presi in prestito da altre opere —e in genere sono sempre stati molto ridotti e improntanti allo spirito della citazione, dell'omaggio— le creazioni di Lucas restano comunque stupendi scrigni traboccanti di tali e tante idee originali da rendere ridicolo ogni discorso sull'onestà intellettuale del creativo di Modesto.




     Note:

(1) Il film ha ispirato a sua volta il già citato Il Gladiatore di Ridley Scott, chiamato in causa per Ep2 per l'arena di Geonosis (almeno per la carrellata che mostra gli spalti dal punto di vista dei morituri che vi stanno entrando, mentre poi la scena in sé abbiamo detto essere piuttosto un omaggio a Harryhausen), e condivide la sua fonte ispiratrice —il celeberrimo libro del Gibbon La decadenza dell'Impero romano, opera storiografica di fine '700— con Cronache della Galassia, 1945 (pubbl. 1955) di Isaac Asimov, dal ciclo della Fondazione, nel quale si descrive un Impero in decadenza e il suo pianeta-città capitale Trantor, principale fonte ispiratrice della Coruscant di Star Wars, passando per Metropolis e Blade Runner dello stesso Ridley Scott, in un gioco di riscritture, concatenazioni e incastri che sembra non avere fine...





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