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Zahn, l'assassino della Forza

di Davide Canavero


___Punta quella pistola da un'altra parte, Mara Jade: con noi non attacca.

___Devo confessare che il mio incontro con Heir to the Empire avvenne attraverso la sua versione a fumetti. La mia fame di Star Wars era grande e quel volumetto illustrato da Baron, Vatine e Blanchard era semplicemente superbo. Riusciva quasi a rendere bella una storia mediocre. Pareva di assistere davvero a un film della saga.
___Successivamente compresi di non essermi affatto innamorato della storia o dei personaggi, bensì del disegno, dei colori, delle astronavi, degli scenari, dell'abbigliamento, delle suppellettili, dei dettagli grafici. Ciò che in un film sono gli effetti speciali. Era un abbaglio, ovviamente, perché non è certo da quel terreno che può germogliare la passione per un'opera. Heir to the Empire ha un cuore fragile, a differenza di Star Wars, e appena ci si sofferma sulla storia tutte le sue pecche balzano all'occhio. Fino alla noia mortale della pagina scritta. La storia nel fumetto era a tratti oscura, ma scorrevole: il romanzo è spesso noioso. OK, OK, lo so che state giustamente rumoreggiando: "Che senso ha paragonare l’opera del Grandissimo con una qualunque produzione commerciale, anche se inerente a Guerre Stellari?" Nessuno, ovviamente. Ed è proprio questo il primo punto da aver ben presente. In Star Wars (e qui spero di non esacerbare nessuno) l’unico oggetto per cui si può esprimere un giudizio artistico (positivo o negativo a seconda dei gusti) è costituito dai film: questi sì possono considerarsi un’Opera d’Arte (ovviamente partendo dall’assunto che il Cinema possa essere considerato un’espressione artistica, cosa di cui sono convinto). Tutto il resto, purtroppo, è merchandising, o quasi.
___Mi limito a considerare la fiction, ché è il campo in cui "esercito" la mia passione per SW. Dunque, se la Trilogia è un’Opera d’Arte, il caro George deve essere l’Artista. La cosa mi sembra sensata, almeno dal punto di vista delle condizioni al contorno (cioè senza scendere nel merito dei giudizi estetici). Le produzioni caratterizzate dall’elevatissimo rapporto numero di uscite / unità di tempo vanno benissimo al Manager Lucas, ma ovviamente non possono andar bene, per la loro intrinseca scarsa qualità, all’Artista Lucas, che infatti in esse mai si è "sporcato" le mani, se non per porre limiti narrativi a situazioni che potessero intralciare i suoi progetti futuri.
___Quanto tempo ha impiegato il Nostro per realizzare il proprio masterpiece? Be’, è probabile che l’idea gli sia ronzata in testa per anni prima che si decidesse a ipostatizzarla. Ne sono poi passati 6 prima che la trilogia fosse completata, e probabilmente ne sarebbero occorsi di più, se pensiamo alla mala riuscita di Jedi (dove l’Artista non ha saputo difendere la propria autonomia dal Manager). Per attendere un nuovo film abbiamo poi dovuto attendere altri 16 anni, cosa che al sottoscritto fa parecchio ben sperare (un moto di rivalsa dell’Artista, dopo la débâcle dell’83? Speriamo...).
___Qual è il succo del discorso? Se quando parliamo dei film possiamo svolazzare nel nostro empireo splendente, quando giudichiamo le altre produzioni targate SW dobbiamo necessariamente porci in un contesto diverso. Quando leggo un nuovo capitolo della saga, sono arrivato alla conclusione di dovermi porre nello stato d’animo di chi sta per leggere o vedere il nuovo episodio di un serial: potrà essere (o non essere) carino, divertente et similia, ma ben difficilmente potrà essere esaltante, e se lo fosse me ne stupirei.
___Ciò premesso, vediamo perché anche nell’ambito delle produzioni di massa, il nuovo materiale di SW risulta tanto mediocre. A mio parere, un autore di sci-fi, all’atto di narrare una nuova storia, ha due possibilità: opta o per un’epopea o per un’avventura.
___Per vicenda epica intendo una storia di grande respiro, che si sviluppa in un contesto spazio-temporale solitamente ampio, interessando le gesta di una molteplicità di protagonisti, dall’esito delle quali dipende il destino di intere popolazioni o mondi. Un esempio ovvio: la nostra cara Trilogia. L’avventura ha caratteristiche reciproche.
___Ciascuna tipologia narrativa si cala in certi contesti più naturalmente che in altri. I masterpiece sono quasi immancabilmente opere epiche; le storie "ad elevata densità di produzione" sono invece molto spesso avventure. Gli autori di fiction di SW, nel realizzare le proprie opere (che abbiamo già detto dover esser "di massa"), in che categoria si sono posti? I "romanzieri", a parte una significativa eccezione, si sono tutti lanciati in vicende epiche. Fin qui niente di male: nulla vieta che anche romanzi dalla brevissima gestazione possano essere tali. Certo, però, devi essere bravo, se non vuoi copiare pedissequamente il lavoro di qualcun altro (per inciso, qual è, se non questo, il grande problema della fantasy moderna?).
___Ora, gli autori di SW hanno commesso un errore di fondo, che ha attribuito loro un handicap insormontabile: anche qualora fossero stati bravi (e su questo si può discutere), si sono messi nelle condizioni di non poterlo neanche dimostrare. Ma come si fa a pretendere che lo stesso gruppo di protagonisti salvi la galassia un anno sì ed uno no? Luke, Han, Leia, ecc. la loro parte l’hanno già fatta! Non si possono costruire altre storie epiche che li riguardi, a meno di non avere davvero geniali talenti narrativi. Poiché però nessuno degli autori assoldati dalla Bantam è un genio, il risultato è stato che hanno raccontato sempre la stessa storia. Una storia epica conclude, quasi per definizione, il ciclo vitale di un "mondo narrativo": non può ripetersi, nello stesso orizzonte spaziale e temporale, a cadenza annuale. Se volevano continuare a parlare di Luke e compagnia, gli autori dovevano ricorrere all’avventura, magari come arricchimento narrativo della saga esplicitata dai film. Non è un caso che Shadows of the Empire, l’unico romanzo che risponde in pieno a queste caratteristiche, sia anche il migliore. D’altro canto lo stesso Lucas ha confessato: "Avevamo in mente nove episodi, ma era un’illusione. Quasi subito siamo scesi a sei. L’ultima scena di Jedi è anche l’ultima della storia." L’Artista conosce il materiale che ha tra le mani e sa benissimo fin dove può manipolarlo.



Una storia epica conclude, quasi per definizione, il ciclo vitale
di un "mondo narrativo": non può ripetersi, nello stesso
orizzonte spaziale e temporale, a cadenza annuale.



___Nuove epopee richiedono necessariamente un salto temporale (assumendo assegnato lo spazio, dovendo rimanere nell’ambito del mondo di SW). Nel futuro? Certo, anche se questa è la scelta più difficile, nel senso che richiede gli sforzi creativi più grandi. Nel passato? Ancora meglio. E più facile. Il passato è già pieno di appassionanti eventi epici, che aspettano solo di essere enucleati. Il primo tema è ovviamente la "caduta" di Anakin e infatti sarà al centro del prossimo lavoro del Maestro in persona, come tutti sappiamo. Ma l’intera millenaria storia dei Jedi e dei Sith è ricca di misteri e di fascino, di eventi grandiosi. E qui arriviamo ovviamente a Tales of the Jedi.


___Il fumetto è uno strumento naturalmente adatto a raccontare avventure. Infatti, quasi tutte le storie originali di SW apparse sui fumetti sono tali e questo è anche il motivo per cui essi hanno avuto mediamente una migliore riuscita dei romanzi (a mio parere ovviamente). Tales è una notevolissima eccezione. Si tratta, infatti, chiaramente di un’opera di grande respiro. Per raccontarla, da The Beast Wars a Redemption, ci sono voluti 24 fumetti! Coinvolge innumerevoli protagonisti, dai fratelli Qel-Droma a Nomi Sunrider, da Exar Kun a svariati Maestri e Cavalieri Jedi. Le loro imprese avvengono, in un arco temporale esteso, su svariati mondi e determinano il destino della galassia. In altre parole è un’epopea degna di questo nome e personalmente la ritengo quanto di meglio sia stato prodotto al di fuori dei film. Questa storia, sì, meritava di essere romanzata: sono convinto che ne sarebbe risultata una trilogia grandiosa. E non solo su carta...
___Ricordo l’emozione che Fiorenzo manifestava nel descrivere l’ingresso di Exar Kun nella Sala del Senato in un vecchio numero di Cloud City: pensate all’effetto che potrebbe avere... al cinema! Il "passato" di SW è ancora ricco di epos (Sith Empire lo dimostra) e forse in futuro anche i romanzieri si decideranno a sfruttarlo degnamente. E magari non solo loro...






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