Mappa del sito Aiuto



Thrawn, Xizor e Ulic: gli eredi dell’Impero

di Paola Cartoceti e Davide Canavero


     La proliferazione di libri, fumetti e reincarnazioni varie di Guerre Stellari degli anni ’90 richiede un aggiornamento sull'argomento "cattivi". Non prendiamo in considerazione le ultime e penultime uscite — troppo difficile stare dietro a tutti i personaggi di un expanded universe che cresce in maniera cancerosa, a ritmi superiori a quelli con cui un essere umano può leggere libri. Ci limitiamo alle principali produzioni antecedenti l'uscita dei prequel.

     I cattivi archetipici della trilogia classica sono due: Darth Vader e l'Imperatore. Il povero Boba Fett —pace all'anima sua, anche se forse è sopravvissuto— non ha mai avuto abbastanza spazio, né nei film né per esempio in Dark Empire. È stato sviluppato recentemente in alcuni fumetti a lui dedicati dalla Dark Horse, e più ancora la sua figura è stata approfondita dai fan — e in modo spesso molto affascinante (1). Ma di vero approfondimento non si può parlare: Fett ha sempre suscitato un enorme successo proprio in virtù della sua natura fredda e misteriosa, nel senso migliore dell'espressione; peccato che tale sia rimasto in tutte le sue apparizioni ufficiali, cioè freddo e misterioso... in senso deteriore, senza cioè aggiungere nulla di davvero nuovo. Curiosamente, hanno fatto di più per lui le due scene aggiunte nell'Edizione Speciale, quella di A New Hope in cui si guarda attorno dopo l'apparizione di Jabba —solerte, sicuro di sè, disinvoltamente minaccioso— e il buffetto alla ballerina in Return of the Jedi. A proposito di Jabba: sebbene sia un altro dei principali villain di Star Wars è troppo spregevole e disgustoso per essere confrontato con Vader e l'Imperatore; inoltre, non è neppure umano.


Il Gran Moff Tarkin in A New Hope

     Un discorso a parte meriterebbe il Gran Moff Tarkin, figura memorabile sì, ma con poco spazio per esprimersi. Quando appare la sua presenza scenica è impressionante, anche grazie all'interpretazione di Peter Cushing. La sua inquietante malvagità viene approfondita nella letteratura di background, con l'episodio dell'eccidio di Ghorman (2) e la "paternità" del progetto Morte Nera. Tarkin è una sorta di incrocio tra Dracula (forse anche perché l'attore proviene dal cinema horror) e Hitler.
     Peccato solo che il personaggio esca di scena troppo presto, già alla fine di A New Hope, capitolo che comunque ha indubbiamente contribuito ad arricchire di pathos.


     Messi da parte Tarkin, Jabba e Fett, tutti i successori al titolo di "minaccia a Luke & C." apparsi nell'expanded universe devono inevitabilmente confrontarsi con i due grandi Sith, l'Imperatore e Vader. Un confronto davvero arduo.

     Jorus C'baoth (o meglio: Joruus, il clone), nasceva sotto ottimi auspici: un nuovo oscuro padrone della Forza, un Jedi del Lato Chiaro clonato e ritornato in forma perversa. Peccato che Zahn ne ricavi poco più di una caricatura: si avvicina pericolosamente al classico malvagio "sopra le righe", assetato di potere; la sua follia —follia in senso stretto— è l'unico tratto interessante. Più promettente era l'idea iniziale di Zahn: il clone di C'baoth in origine avrebbe dovuto essere un clone di Obi-Wan Kenobi. Ma Lucas pose il proprio veto, perché aveva progetti importanti sul tema della clonazione di Obi-Wan da sviluppare nei prequel, che allora si andavano formando nella sua mente. Peccato: se si fosse trattato di un redivivo Ben Kenobi il plot della trilogia di Zahn sarebbe stato più credibile, più accettabile il fatto che Luke —giovane maestro senza esperienza, ancora bisognoso dell'aiuto del suo padre spirituale— si fidasse ciecamente di lui, anche dinanzi a evidenti deragliamenti verso il Lato Oscuro e a qualche segno di follia (trattandosi in effetti di un clone). Ma se al posto di Ben viene messo un estraneo la storia non funziona più.


Joruus C'baoth come appare nell'adattamento a fumetti di Heir to the Empire, edito dalla Dark Horse


Il Grand'Ammiraglio Thrawn, dalla riduzione a fumetti di Heir to the Empire, della Dark Horse

     Sempre nella trilogia di Zahn, il Grand'Ammiraglio Thrawn (anche lui vagamente somigliante a un vampiro, sarà per la pelle bluastra e gli occhi rossi...) è certamente un buon tentativo di creare un personaggio che possa in qualche modo competere con i "cattivi" classici. Aveva grandissime potenzialità, per giunta suddivise su tre libri, che sono andate sprecate (ancora una volta). È vero: è colto, affascinante e intelligente. Secondo i commenti di alcuni fan egli sarebbe superiore a Vader perché comanda tramite la lealtà e non tramite il terrore, ed è disinteressato al potere personale: il suo unico obiettivo è il ristabilimento dell'ordine nella Galassia e la rinascita di un Impero efficiente. Tutto ciò ne fa un insuperabile condottiero, non c'è dubbio (indipendentemente dagli esiti delle sue imprese, deludenti).

     Ma Thrawn in fin dei conti non ha emozioni al di là delle due fondamentali: a). "Bene, adesso li frego artisticamente." b). "Ci è andata male un'altra volta, ma niente paura: è tutto sotto controllo."; il che sminuisce un po' la sua leggendaria fama di leader efficiente.
     Bisogna ammettere che è protagonista di un paio di scene efficaci, come le due "punizioni degli incompetenti": nella prima, la pigrizia e la scarsa dedizione di un ufficiale di marina sono punite con la morte; nella seconda scena (in The Last Command), speculare alla prima, l'esito è diverso e scopriamo un Thrawn clemente e intelligente, che non uccide come Vader, offuscato dalla furia titanica: Thrawn risparmia il colpevole di un errore perché si accorge che ha fatto del suo meglio. Questo gli guadagna un po' del nostro rispetto. Ma non basta a innalzare più di tanto le sorti di un personaggio che non sembra mai decollare come potrebbe.
     A differenza di Xizor in Shadows of the Empire, Thrawn non ha un background soddisfacente. In un racconto pubblicato su Star Wars Chronicles, Zahn spiega come Thrawn sia stato trovato dall'Impero e arruolato, mettendo in evidenza la sua devozione al proprio popolo. È già qualcosa, in aggiunta al suo essere l'unico non-umano asceso a un ruolo di comando nell'Impero; ma è un peccato che il passato di Thrawn sia stato elaborato da Zahn troppo tardi per inserirlo nei romanzi; probabilmente dopo l'ennesimo commento ricevuto dai lettori sulle potenzialità sprecate del personaggio.
     Troppo freddo, troppo perfetto. Disumano: un robot. Non sorprenderebbe scoprire che Thrawn è in realtà un sofisticato replicante, una intelligenza artificiale.

     Quanto a spessore della caratterizzazione, Xizor lo supera di gran lunga. Il signore del crimine usufruisce di una gamma molto più vasta di interessi e di emozioni rispetto a Thrawn, se non altro perché, come capo della "mafia" galattica, si pone al di fuori della "malvagità ufficiale", quella di marca imperiale, per intenderci. Non è un militare, non ha ruoli politici, ufficialmente è solo un ricchissimo magnate, un armatore, un mix di Onassis e il Padrino. Lavora in proprio e ha emozioni proprie, borghesi, se così possiamo dire: è seccato se un suo piano fallisce (vedi Leia), è in perenne competizione (mai apertamente!) con Darth Vader; ha un rapporto interessante con Guri; sa dominare ogni emozione... ma solo fino a un certo punto. Quando ama, la sua pelle cambia colore; e così fa anche quando si adira.
     Soprattutto Xizor ha un passato: la sua famiglia su Falleen distrutta da Vader per bloccare un virus sfuggito ai laboratori imperiali. Peccato che molti tratti restino solo accennati; Shadows comunque ha suscitato una nutrita serie di prodotti derivati (o spin-off, con termine tecnico), si veda SOTE: Evolution; e c'è ancora la possibilità di approfondimenti.


Il principe Xizor, mentre accoglie Leia nel suo palazzo a Coruscant; dalla versione a fumetti di Shadows of the Empire, della Dark Horse


Un intenso ritratto di Xizor — dal materiale di contorno del "progetto Shadows of the Empire".

     La contorta psicologia di Xizor è esplorata piuttosto bene nel romanzo che lo vede protagonista (scritto da Steve Perry): ne conosciamo le abitudini, i vizi, gli hobby, i capricci, i progetti lucidamente perseguiti, la spregiudicatezza, la doppiezza, i gusti, gli amori, gli umori: è una "persona". Al termine della storia abbiamo l'impressione di conoscere il principe del Sole Nero davvero a fondo. E —nei limiti imposti da una narrativa di consumo— è davvero così: se c'è un personaggio candidato a competere con i due grandi Sith in termini di villainy e di spessore è proprio lui. Del resto, ci spinge in questa direzione la sua macchinazione all'interno della finzione narrativa stessa: dapprima scalzare Vader e poi... chissà...
     Xizor ci appare degno rivale dei due "grandi" anche perché è la storia stessa a proporcelo come tale, e non solo in prospettiva: il signore del crimine è presentato da subito come il terzo uomo più ricco e potente della galassia dopo l'Imperatore e il suo alfiere, Darth Vader.

     Anche Vader, nel solo A New Hope —quindi a parità di “episodi” con Xizor, che si è fermato a una singola storia— non era tanto tridimensionale, se vogliamo rifletterci onestamente; anzi, diciamo pure che Vader all’inizio è un cattivo monolitico, che evolve solo da Empire in poi, fino a culminare nella conversione di ROTJ. Quindi, se da una parte il raffronto Vader / Thrawn (a parità di trilogie) è corretto e valido, ed è doppiamente sfavorevole a Thrawn, che nonostante lo spazio che ha a disposizione resta sempre piattamente uguale a se stesso (il solito difetto di Zahn), il confronto Vader / Xizor è invece ingeneroso —sleale, potremmo dire— perché c’è disparità quantitativa, tre a uno: eppure non è del tutto sfavorevole a Xizor, poiché nonostante abbia a disposizione per l'approfondimento solo un terzo dello spazio di Vader ne è un degno rivale; onore al merito, dunque. Se poi avesse avuto un'ampia trilogia per evolversi... avrebbe potuto tallonare Vader come secondo miglior villain di SW in assoluto.
     Ma, nonostante l'eccellenza del personaggio, anche a Xizor —come a Thrawn, in misura maggiore— manca qualcosa: manca l'imperfezione. Per fortuna ne cogliamo alcuni rari esempi in Xizor: al principe nero capita un paio di volte di perdere il proprio autocontrollo da creatura a sangue freddo, da rettile Falleen; accade sia quando Leia gli sfugge (la prima donna che gli resiste!) e verso la fine, quando si trova a fronteggiare l'inaspettata sconfitta, l'umiliazione da parte del rivale che credeva di aver schiacciato, Vader; e la morte. Ha perduto il suo duello finale con il signore dei Sith. La sua ira si cambia in orgoglio e il suo silenzio riempie i secondi del countdown prima della fine, a bordo del suo molo orbitale a Coruscant. Anche per questo egli, come personaggio, è ben superiore a Thrawn, innaturalmente scevro da imperfezioni; persino nell'asettica (e scialba) morte.
     Il Grand'Ammiraglio è tutto assorto nelle sue tattiche e nella sua arte, non pensa ad altro. È un freddo militare, un freddo calcolatore; un personaggio freddo. A nulla gli vale essere una creatura a sangue caldo, perché in lui non c'è comunque traccia di emozione. Come Xizor è attraente —benché non venga detto esplicitamente— ma non lo si vede mai anche solo remotamente pensare a una donna... un punto per Xizor! ancora una volta; d'altra parte questo capita a tutti nei romanzi di Zahn, Luke in primis.


L'ammiraglio Daala ritratta sulla copertina del romanzo Jedi Search.

     Thrawn non perde mai la calma. È inumano. Essere sempre flemmaticamente padroni della situazione non aiuta i personaggi a raggiungere la perfezione, né aiuta a ispirare grande simpatia nei loro confronti. Per conquistare il nostro rispetto (e magari anche la nostra simpatia) un grande villain non deve essere sconfitto di continuo, uscendone sempre come se nulla fosse e facendo proclami del tipo "questa volta ci avete sconfitti, ma la prossima...", degni dei cartoni animati giapponesi degli anni '70.
     Questo è esattamente ciò che accade all'ammiragliessa Daala, un personaggio che non è esagerato definire ridicolo e stomachevole, tenendo conto dei livelli di comicità involontaria che raggiunge. I tentativi di darle una certa profondità si limitano a cenni di background che risultano bolsi, stiracchiati, assolutamente non convincenti: Daala sarebbe stata l'amante di Tarkin... Meglio stendere un velo.
     A questi livelli Thrawn non scende, sia chiaro. Tuttavia la sua monoliticità è evidente. Potremmo definirlo un personaggio monocorde.


     Dal punto di vista dello stile, dell'impeccabilità, della padronanza di sé, Xizor assomiglia molto al grand'ammiraglio: è un Thrawn versione sexy, con quelle imperfezioni che gli permettono di attestarsi un gradino più in alto della fredda creazione di Zahn.
     Ma c'è un elemento ancora più importante che manca a entrambi —purtroppo anche a Xizor—, fondamentale per dar vita a un grande cattivo: il dubbio.

     E qui arriviamo a Ulic Qel-Droma, protagonista della lunga saga a fumetti Tales of the Jedi. Egli vive nella galassia di Star Wars 4000 anni prima dell'epoca che noi conosciamo. Parte come un promettente jedi, si converte al male spinto dalla propria irruenza, alla fine ritorna... che cosa? Forse "buono" è una parola grossa, certamente si ritrova distrutto dalla coscienza, o comunque talmente azzerato da poter forse ricominciare da capo. Il suo personaggio ha una ben precisa evoluzione che fa pensare molto ad Anakin / Darth Vader, prima e dopo la sua corruzione. Egli è protagonista di vicende altamente drammatiche: nel suo accecamento da týrannos tragico, arriva al punto di uccidere il fratello —e compagno di tirocinio jedi— Cay; quando ciò avviene, l'orrore del delitto dirada le tenebre dell'odio e del furore che annebbiavano la sua mente. Ulic, privato della sensibilità alla Forza da Nomi Sunrider, che ormai lo amava, non si schiera dalla parte del bene in seguito a una scelta consapevole, meditata: è l'orrore di se stesso a deprimerlo, a cancellare in un istante tutto il suo orgoglio, a trasformarlo nell'ombra di se stesso. Mestamente, Ulic conduce i suoi su Yavin IV, quartier generale di Exar Kun, il suo perverso alleato.


Una posa plastica di Ulic Qel-Droma — dai fumetti Tales of the Jedi della Dark Horse.


Exar Kun come appare in The Sith War.

     Exar Kun risulta un degno antenato dell'Imperatore.
     Jedi rinnegato, egli è spinto a conoscere di più sulla Forza dalla propria smisurata ambizione. Su Korriban lo spirito di Freedon Nadd lo costringe a votarsi al Lato Oscuro in modo definitivo quando, sul punto di morire, gli viene offerta la salvezza (o meglio una sorta di risurrezione) a patto che invochi il Lato Oscuro, che vi si abbandoni, che lo desideri con tutto se stesso. Exar ottiene di continuare a vivere ma privandosi della libertà e fissando per sempre la sua scelta: diviene un Signore Oscuro nel senso più radicale. Un'icona del Male indiscutibile e indiscussa. Su Yavin IV scopre antichi templi Sith custoditi dai guerrieri Massassi: con il suo immenso potere egli sottomette quella popolazione primitiva e la costringe a edificare un tempio in suo onore...
     Exar Kun si appresta a sfidare la Repubblica e i Jedi, ai quali strappa l'apprendista più promettente, Ulic-Qel Droma, convertendolo alla sua causa e stabilendo un patto scellerato (ma senza una sottomissione del tipo maestro-allievo). Tra i suoi progetti c'è anche quello di usare un antico macchinario Sith in grado di catalizzare il Lato Oscuro su un individuo trasformandolo in un semidio. Per Exar Kun non è azzardato parlare di "titanismo"!


     Nella battaglia finale (nota come La Guerra Sith) tra le forze della Repubblica e quelle di Kun, il Signore Oscuro non muore. Grazie alla Forza opposta da una nutrita schiera di Jedi alle energie malefiche sprigionate dall'arcano macchinario, il nefasto tentativo di Exar Kun di superare i propri limiti di creatura mortale viene bloccato. Un istante prima di trasformarsi in un essere sovrannaturale dai poteri illimitati, il suo corpo viene distrutto e il suo spirito resta imprigionato nel grande tempio della quarta luna di Yavin.
     Questa battaglia titanica —titanica per la portata storica e per le ambizioni del protagonista— riporta alla mente certe lotte mitologiche. Exar Kun è indubbiamente un superbo villain. Ma, proprio perché è l'icona di un Male assoluto, ha una profondità inferiore a quella di Ulic, l'eroe tragico tormentato.


Kun in Dark Lords of the Sith.

     Così tutto ci riporta a Vader... a lui, bisogna ammetterlo, e non al suo maestro. Perché probabilmente i fan hanno dell'Imperatore l'idea ben delineata che emerge da numerosi racconti amatoriali, ma in Return of the Jedi il povero vecchio ha i limiti sopra accennati: non ha uno spettro di emozioni, non ha una storia, non ha certamente dubbi! Dark Empire non ha fatto molto per lui, da questo punto di vista. Vader è stato grandemente favorito dal suo creatore, e... da Obi-Wan, che lo ha ridotto a un mezzo uomo, alimentando ulteriormente il suo Lato Oscuro. Anakin / Vader è l'unico "cattivo" che risulti tridimensionale già nei film, grazie anche all'abilità mimica di David Prowse e alla voce suggestiva di James Earl Jones, e che tenda a migliorare nelle successive apparizioni (in Shadows of the Empire ha una profondità straordinaria, smisurata, sublime). Non c'è niente da fare: Vader è sempre il migliore. Del resto è il protagonista dell'Esalogia, il nucleo più importante dell'immenso ciclo epico di Star Wars.
     A questo punto la speranza di tutti noi è che Lucas sappia quello che fa, e che il Vader/Anakin della Prima Trilogia, che già abbiamo avuto modo di apprezzare in Episode I nei panni tutt'altro che infantili di Jake Lloyd, si riveli all'altezza del suo unico e solo rivale: se stesso. E che venga resa giustizia anche all'Imperatore. Stando a The Phantom Menace parrebbe proprio di sì: benché non si possa realisticamente sperare di trovare in lui qualche traccia di dubbio, la sua trama oscura che mira —come l'antico tentativo di Exar Kun— a rovesciare la Repubblica ne fa un altro titanico Signore del Male.





     Note:

(1) I vecchi lettori della fanzine di Cloud City ricorderanno un suggestivo fumetto su Boba Fett opera della premiata ditta Garbin-Vimercati.

(2) Una pacifica manifestazione contro le tasse su Ghorman, negli ultimi anni della Repubblica (ormai un Impero di fatto) si trasformò in un eccidio, quando un incrociatore governativo, inviato per raccogliere i tributi, atterrò sui manifestanti uccidendo centinaia di manifestanti. Il comandante della nave era Tarkin il quale, anziché essere punito per l'efferatezza, fu fatto Moff, e in seguito divenne Gran Moff, inaugurando su scala galattica la strategia del Terrore (fonte: The Farlander Papers, materiale di corredo di X-Wing, LucasArts 1993).





Mappa del sito

torna a Expanded Universe

Salva

Aiuto

Cerca